Il consiglio di amministrazione di Autostrada del Brennero ha deciso all’unanimità il deposito del ricorso relativo al diritto di prelazione così come definito nel bando di gara inerente la concessione autostradale di A22.
«Si tratta di un ricorso circoscritto a questo unico punto, di natura tecnica, depositato cautelativamente in attesa delle risposte ai quesiti già avanzati dalla società, che potrà essere ritirato in qualsiasi momento e che si è reso in particolar modo necessario dopo il deposito del ricorso di terzi, teso non solo a cancellare il diritto di prelazione, ma anche a mettere in discussione l’intero modello di nuova mobilità lungo l’asse del Brennero definito nel bando di gara – afferma la nota di Autobrennero -. L’obiettivo che si prefigge il ricorso di Autostrada del Brennero non è in alcun modo quello di mettere in discussione il bando pubblicato dal Mit, né tanto meno pregiudicarne l’esito, dato che questo bando rappresenta la decisione più rilevante adottata in relazione alla concessione autostradale di A22 negli ultimi anni. Una decisione, va sottolineato, che ha certificato la pubblica utilità del piano di investimenti di Autostrada del Brennero».
Intanto, tra i soci di Autobrennero cresce la paura di perdere il loro giocattolo dai pingui dividendi, visto che alla gara il cui termine di partecipazione termina il 28 febbraio, parteciperà anche Aspi, la maggiore concessionaria d’Italia che è partecipata dal ministero dell’Economia e da due fondi d’investimento internazionali, che può mettere sul piatto della gara tutte e di più le disponibilità finanziarie richieste dal bando. Risorse che ad Autobrennero mancano e che deve ricorrere ad alchimie finanziare e ad alleanze con altri soci per avere i sufficienti avalli per partecipare.
E se lo scenario dovesse pendere verso Aspi o un altro concorrente, per Autobrennero si porrebbe seriamente il problema di avere gestito la questione del rinnovo della concessione scaduta da ben 10 anni come dei principianti, visto che si poteva ottenere il risultato semplicemente alleandosi con la regione Veneto per entrare nella compagine di Cav – dove Anas è azionista di maggioranza – per creare un polo autostradale di primaria importanza, specie se nel 2026 dovesse andare in porto il subentro alla concessione della Brescia–Padova.
La spocchia degli amministratori pubblici del Trentino Alto Adige – azionisti di maggioranza – di considerare la concessione A22 come “cosa loro” senza riflettere su scenari alternativi e, soprattutto, nominare amministratori all’altezza della situazione, potrebbe giocare uno sgradito scherzetto.
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