I magistrati contabili negano il via libera contenente con l’ulteriore proroga nonostante l’approvazione del Cipess.
Per la Brebemi arriva lo stop della Corte dei conti al suo piano economico finanziario (Pef) che non ha approvato la proposta del prolungamento della concessione al 2046 per coprire l’aumento dei costi d’investimento.
Per l’autostrada che collega Brescia, Bergamo e Milano su una tratta bassa rispetto a quella dell’A4 la sentenza dei magistrati contabili è pesante perché il Pef non risponde ai principi di equilibrio tariffario e quindi va bocciato nonostante fosse stato precedentemente approvato dal Cipess del ministero delle Infrastrutture e trasporti guidato dai leghisti Matteo Salvini ed Edoardo Rixi, rispettivamente ministro e viceministro protempore.
Nella sentenza del 25 marzo scorso, gli estensori Granella e Mirabella ripercorrono la vicenda che ha portato alla realizzazione dell’autostrada tramite la finanza di progetto e del suo piano economico e finanziario e dei relativi aggiornamenti che hanno portato la scadenza della concessione dall’iniziale 2033 al 2040 e, infine, al 2046.
L’ulteriore proroga di 7 anni della concessione è stata bocciata in linea con quanto già espresso dall’Autorità di regolazione dei trasporti (Art) che aveva obiettato circa la determinazione del valore di subentro e alla proroga di durata della concessione e ai suoi indicatori di sostenibilità.
Il concessionario successivamente comunicava al ministero delle Infrastrutture l’impossibilità di negoziare nuove modifiche anche se il Cipess lo ha approvato a novembre 2024 con delibera 62/2024, sottolineando la necessità di procedere con un dialogo con la Commissione europea relativamente all’ulteriore proroga della concessione che, anche per la Corte dei conti, va «oltre la scadenza massima prevista espressamente nel bando di gara» e che non costituisce «una possibilità generalizzata ed indiscriminata di riequilibrio della convenzione».
Secondo i giudici contabili l’argomentazione non regge visto che «nelle affermazioni del concedente non si rinviene alcun riferimento alle cause che hanno determinato l’esigenza di riequilibrio», perché la proroga della concessione secondo i giudici sarebbe contraria alla «giurisprudenza europea che si è pronunciata più volte in senso contrario alla proroga delle concessioni».
La bocciatura della Corte dei conti riprende le argomentazioni dell’Art in tema degli aumenti tariffari e al valore del subentro, rilevando come l’operazione inizialmente assimilabile a un project financing poggiava anche – come spesso capita in questo genere di operazioni: Superstrada Pedemontana Veneta docet – su previsioni di traffico «lontane dalla realtà sin dall’entrata in esercizio dell’arteria autostradale». Con la conseguenza che «la non adeguata quantificazione dei flussi di traffico operata in origine, sostanzialmente confermata nel corso del rapporto, ha compromesso l’equilibrio economico del rapporto contrattuale e ha suggerito le richieste di incremento tariffario».
Con la bocciatura del Pef di Brebemi da parte della Corte dei conti, ora tutto torna in alto, altissimo mare, praticamente dovendo partire da zero. E quella di Brebemi probabilmente non sarà l’unico progetto relativo alle concessioni autostradali ad essere sotto rischio di bocciatura: c’è anche la gara per il rinnovo della concessione ben cinquantennale – a fronte del massimo di 15 anni previsto dall’Art – di Autostrada del Brennero, su cui aleggiano gli appetiti di protagonisti italiani ed esteri che vogliono soffiare la gallina dalle uova d’oro all’attuale concessionario scaduto da ben 10 anni.
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