L’edizione 2025 di “Progetto Opera” di Rovereto vede protagonista l’opera buffa di Gioacchino Rossini, quel “Il Barbiere di Siviglia” che nel tempo continua ad intrigare esecutori e spettatori per la sua trama e la bellezza delle sue partiture, con alcuni passaggi di assoluto virtuosismo.
L’associazione Euritmus porta in scena al Teatro Zandonai “Il Barbiere di Siviglia” in due rappresentazioni, con la “prima” venerdì 9 maggio (ore 20.45) e replica domenica 11 maggio (ore 17.00) nell’allestimento curato dal Conservatorio “Bomporti” di Trento e con l’Orchestra sinfonica delle Alpi che accompagneranno gli spettatori nei due atti dell’opera che Rossini concepì nel 1816, opera ancora oggi che «non cessa di sorprendere – come scrive il registra Danile Coppola nel libretto della serata – per la sua forza intramontabile nella definizione dei personaggi che presentano caratteri estremamente attuali, quasi un teatro delle maschere in cui la finzione diviene realtà e la realtà è retta da un intreccio elaborato di finzioni. Mezzo imprescindibile per il procedere della vicenda è la presenza di una rete di comunicazioni non verbali, dalla lettera d’amore al contratto del notaio, agli interessi personali ed economici di Don Basilio. La carta come elemento costruttivo della narrazione».
«Questi concetti principali mi hanno portato all’ideazione di una regia di carta – prosegue Coppola -, dai tratti fumettistici, sia architettonicamente (gli elementi presenti in scena sono realizzati proprio pensando a render tridimensionali dei disegni su un foglio) sia nell’utilizzo della carta come materiale onnipresente, dalla creazione di un fondale per l’appunto di carta che si trasforma in lettera, in partitura musicale, in contratto, alla attrezzeria formata da fogli di carta. La carta si interpone fra i personaggi sia come elemento mediatico, sia come elemento di disturbo, rappresentando interessi diversi e finzione».
La direzione dell’orchestra è affidata al giovanissimo Alfredo Stillo che punta a valorizzare «la comicità dell’opera buffa che si basa su tempo e dinamica, come saper modulare bene la voce in velocità e intensità mentre si racconta efficacemente una barzelletta, facendo attenzione a non rivelare in nessun modo il proseguo e dunque coltivando la curiosità e poi scatenare la sorpresa. Rileggendo quindi la partitura da questa prospettiva tutto diviene evidente ed anche ben delineato: fare teatro utilizzando la musica. Dal punto di vista stilistico, il taglio che ho inteso dare è di stampo prettamente tradizionale sull’orchestra, mentre mi sono riservato qualche piccola licenza, soprattutto nei fraseggi, per le voci; come da prassi ho deciso di dare molto spazio a variazioni anche poco conosciute, enfatizzando la maniera espressiva e stilistica dell’epoca. Questo in particolar modo nel ruolo di Rosina, che come giovane fanciulla innamorata, si presta molto bene a fioriture anche molto complesse».
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