Terzo Mandato, il governo Meloni impugna la legge trentina scatenando la Lega

Fugatti schiuma rabbia: «atto istituzionale molto pesante». In Friuli Venezia Giulia è quasi crisi politica. Grimoldi: «Salvini raccoglie il falso autonomismo che ha seminato».

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terzo mandatoGiunta Fugatti
Il presidente della provincia di Trento, il leghista Maurizio Fugatti.

La decisione a maggioranza del Consiglio dei ministri con il voto contrario dei ministri salviniani di impugnare alla Corte costituzionale la legge elettorale del Trentino che consente il terzo mandato per il presidente ha scatenato una bufera politica che vede la Lega organizzarsi per quello che sembrerebbe una sorta di Aventino politico nei confronti della stessa coalizione di cui fa parte, facendo emergere ancora una volta di più le tensioni esistenti specie con Fratelli d’Italia, intenzionata a realizzare quel riequilibrio di rapporti di forza scaturiti a ripetizione in tutte le ultime elezioni, specie in quel Nord Italia dove oggi i meloniani valgono elettoralmente dalle due alle tre volte tanto dei salviniani.

Per il presidente salviniano del Trentino, Maurizio Fugatti, l’impugnazione da parte del Consiglio dei ministri della legge trentina sul terzo mandato è «un atto istituzionale molto pesante contro le prerogative dell’Autonomia trentina, con una chiara valenza politica, nel senso che le autonomie speciali, come la Corte costituzionale ha anche detto tra le righe nella sentenza sulla Campania, hanno potere legislativo oltreché esclusivo su questa materia. Riteniamo questo un atto contro il Trentino e contro l’Autonomia del Trentino. Nei prossimi giorni valuteremo il da farsi».  

Secondo Fugatti «i ministri della Lega hanno votato contro l’impugnazione della legge elettorale del Trentino. Hanno cercato di difendere le prerogative dell’Autonomia del nostro territorio». Sul fatto che questo possa aprire una crisi nel Governo, Fugatti ha aggiunto «non mi occupo di tematiche nazionali», mentre Matteo Salvini, sbollita l’arrabbiatura iniziale, ha subito derubricato la vicenda ad una «questione locale». Ma non si escludono nei prossimi giorni reazioni a livello degli assetti del governo trentino, visto che nel Consiglio provinciale di Trento è pronta una mozione di sfiducia a firma di un altro ex FdI, Claudio Cia, verso il vicepresidente della giunta provinciale, la FdI Francesca Gerosa, “colpevole” agli occhi dei salviniani di avere votato contro la legge del terzo mandato.

«Sono convinto che se ci fosse un’impugnativa da parte del Governo per quanto riguarda Maurizio Fugatti, penso che la Corte costituzionale avrebbe non poche difficoltà a dare ragione al Governo – ha detto il presidente uscente della Regione Veneto, Luca Zaia -. Io tifo per Massimiliano Fedriga, tifo per Maurizio Fugatti, ma non semplicemente perché siano degli amici, dei colleghi governatori, ma perché difendono un principio che è quello della libertà. Poi, se tu sei Regione a statuto autonomo, se sei addirittura Provincia autonoma, è giusto che quelle prerogative vengano tutelate fino in fondo».

Non sembra pensarla allo stesso modo dei salviniani il costituzionalista Stefano Ceccanti: «credo ci siano altissime probabilità che la Corte Costituzionale possa accogliere il ricorso del governo contro la legge della provincia autonoma di Trento, che ha portato da due a tre il limite dei mandati consecutivi per il presidente della Provincia. Del resto la Consulta si era già pronunciata in merito all’autonomia dei comuni sardi, con il suo “no” ai tre mandati consecutivi per i sindaci nei territori sopra i 15.000 abitanti, stabilendo che sui diritti politici fondamentali deve esserci un rispetto omogeneo».

Per Ceccanti «il governo ha giustamente e doverosamente impugnato la legge trentina sul terzo mandato, anche perché la vicenda è analoga a quella della Campania, già impugnata dall’Esecutivo con accoglimento del ricorso. Anche se in merito al ricorso contro la Campania la Corte si era pronunciata sulle Regioni a statuto ordinario, quando ha scritto la sentenza, nel ripercorrere la giurisprudenza in materia ha anche richiamato la sentenza sui Comuni sardi».

Dal fronte delle opposizioni arriva il commento del senatore del Pd, Dario Parrini. «Mercoledì scorso in Senato – quando sui forti dubbi di incostituzionalità che a nostro avviso viziano la “salva Fugatti”, la legge ad personam fatta in Trentino per consentire la terza candidatura consecutiva al presidente leghista in carica, presentammo l’interrogazione a mia prima firma nella commissione Affari costituzionali – la risposta imbarazzatissima del ministro Calderoli lasciava presagire lo scontro di potere in atto tra Fratelli d’Italia e Lega per la guida della provincia autonoma di Trento, del Friuli Venezia Giulia e anche del Veneto. Uno scontro di bassissimo livello, tutto di poltrone, che è esploso oggi nel Consiglio dei ministri con la decisione del governoineccepibile sul piano giuridico – di impugnare la legge trentina. La Lega ha votato contro, nonostante sia ben conscia che la sua posizione è insostenibile. Ma, di fronte a questioni percepite come esistenziali, si sa che Salvini non conosce scrupoli. Ne vedremo delle belle, in questa maggioranza sempre più divisa e sgangherata».

Sulla vicenda del terzo mandato arriva il comento del leader di “Patto per il Nord”, l’ex deputato Lega Nord Paolo Grimoldi: «questa difesa a prescindere della legge del Trentino è una sorta di nemesi per il partito di Matteo Salvini che troppo frettolosamente si è dimenticato dell’Autonomia e della difesa degli interessi del Nord. Ricordo che sono ormai oltre 7 anni che i referendum per la richiesta di maggiore autonomia di Veneto e Lombardia riconosciuta dalla Costituzione per le regioni ordinarie sono ancora lettera morta e anche l’approvazione nel Consiglio dei ministri della proposta sui Lea fatta dal ministro Calderoli è di fatto una scatola vuota. Stiamo osservando gli effetti di un autonomismo parolaio, effimero, sempre evocato a parole, ma mai praticato. Salvini è sempre più un segretario politicamente all’angolo complice il suo consenso al ribasso, pure in quelle regioni che ne hanno allevato il suo successo personale, ma che non è stato accompagnato dai fatti. Con la conseguenza – chiosa Grimoldi – che ormai pure gli elettori hanno cambiato cavallo elettorale, lasciando libero quello spazio autonomista e federalista che ora “Patto per il Nordsta iniziando a recuperare giorno dopo giorno, con un consenso crescente, pure tra le fila di molti salviniani. Non vorrei che Salvini allestisse un Papeete Bis per uscire dall’angolo in cui si è cacciato».

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