Le associazioni dell’autotrasporto FAI Veneto, CNA Fita Veneto e Confartigianato Trasporti Veneto lanciano un appello forte e chiaro: i disservizi nella gestione dei container nel porto di Venezia è arrivata a un punto di rottura per gli autotrasportatori. Le aziende del settore sono strette in una morsa sempre più soffocante tra costi amministrativi e operativi in continuo aumento e una gestione logistica che manca di efficienza e coordinamento.
Ogni giorno, le imprese sono costrette a subire disservizi nella gestione dei container con tempi d’attesa estenuanti per le operazioni di carico e scarico, spesso incompatibili con i ritmi di lavoro sostenibili e con le regole fondamentali della sicurezza. A queste problematiche strutturali si sommano danni economici rilevanti e condizioni di lavoro inaccettabili, con mezzi fermi per ore, personale sottoposto a forte stress e una cronica assenza di servizi di base per gli autisti.
Le aziende non possono continuare ad assorbire costi e disservizi che non dipendono dalla loro volontà, né essere le uniche a pagare il prezzo di un sistema che penalizza l’intera filiera logistica e produttiva.
Per i disservizi nella gestione dei container, a partire dal 3 giugno 2025, verrà introdotta una “Port Fee” o extracosto per il settore container, un contributo che sarà applicato dagli autotrasportatori ai servizi svolti presso lo scalo portuale veneziano. Questa misura ha l’obiettivo di compensare almeno in parte i costi aggiuntivi derivanti da inefficienze non imputabili agli operatori dell’autotrasporto, in linea con quanto già avviene in altri porti nazionali come Genova e La Spezia ecc.
«Non si tratta di una scelta ideologica o polemica – spiega Michele Varotto, presidente di Confartigianato Trasporti Veneto – ma di un provvedimento resosi indispensabile. Le imprese non possono più sostenere da sole l’impatto economico di un sistema disfunzionale. La Port Fee è una presa di posizione necessaria, ma anche un invito alle istituzioni e agli operatori portuali ad aprire finalmente un confronto serio per trovare soluzioni condivise».
«Le aziende che operano nel settore container stanno vivendo una situazione veramente complicata per la gestione dell’introduzione o ritiro del container sia sotto l’aspetto amministrativo sia sotto l’aspetto operativo – dichiara Gianluigi Satini, presidente Fai Veneto -. C’è la necessità di conseguenza di un intervento economico per evitare che un servizio che viene effettuato nell’interesse di tutta la filiera non subisca le conseguenze delle difficoltà sopra elencate. Siamo altresì preoccupati per l’ordinanza che il Comune di Venezia sta per emanare che prevede il divieto di accesso in Via Fratelli Bandiera a causa del cantiere in Via dell’Elettricità, tutti i veicoli, così, dovranno per forza dirigersi verso la tangenziale di Mestre».
«Il porto di Venezia ha bisogno di un cambio di passo nella gestione – conferma anche il presidente della FIT Paolo Fantinato -. La crescita del traffico portuale deve accompagnarsi a un miglioramento delle condizioni operative per chi lavora. Con questa misura diamo un segnale chiaro: servono regole nuove e rispetto per il lavoro degli autotrasportatori. Le imprese di autotrasporto vogliono solo essere messe nelle condizioni di lavorare. È giusto che il Porto di Venezia cresca, ma devono migliorare anche le condizioni lavorative di chi sostiene quotidianamente questa crescita».
Le tre associazioni rivolgono quindi un appello alle autorità portuali, agli operatori terminalistici e a tutti gli attori della filiera logistica: è tempo di assumersi le proprie responsabilità e di intervenire concretamente per superare le criticità che stanno mettendo in ginocchio il settore.
«Il mondo dell’autotrasporto è pronto al dialogo, ma non accetterà più di essere trattato come l’ultima ruota del carro. Cna, Fai e Confartigianato insieme intendono far sentire la loro voce, è in gioco la sopravvivenza economica delle imprese e la sicurezza di chi ogni giorno garantisce la movimentazione delle merci».
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