Terzo mandato, la reazione di pancia di Fugatti finisce sconfitta da Salvini

Tutta Fratelli d’Italia unita nel rispedire al mittente l’attacco del leghista che ora gli si potrebbe ritorcere contro nei rapporti tra l’Autonomia speciale e il governo.

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terzo mandato
Sul terzo mandato Matteo Salvini ha scaricato il suo presidente del Trentino, Maurizio Fugatti.

I quattro giorni del Festival dell’Economia di Trento , prossimi a diventare cinque nell’edizione 2026, sono stati politicamente monopolizzati dall’impegno corale dei rappresentanti istituzionali di Fratelli d’Italia nel rispedire al mandante Maurizio Fugatti l’attacco di pancia ricevuto dal proprio vicepresidente della provincia, Francesca Gerosa, rea agli occhi del leghista di avere votato contro la legge sul terzo mandato, norma poi impugnata con voto a maggioranza dal Consiglio dei ministri presso la Corte costituzionale.

Se quella di Fugatti voleva essere un primo segnale di reazione alla sua lesa maestà, probabilmente ha fatto male i conti, visto che Fratelli d’Italia è intervenuta in blocco con i propri maggiorenti a rintuzzare nel campo leghista l’attacco ricevuto. Anzi, per Fugatti c’è il concreto rischio che la sua intemerata di demansionare politicamente la figura di Gerosa nel governo provinciale finisca per ritorcersi contro, visto che da più ministri intervenuti al Festival dell’Economia, dopo avere trattato il tema istituzionale loro spettante, non hanno trascurato di legnare letteralmente il leghista per avere disatteso gli accordi elettorali sottoscritti che ne hanno consentito la sua rielezione al secondo mandato.

Tra i più netti e duri a mazzolare il Fugatti il ministro per i rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, già finito all’attenzione dei leghisti per le critiche in Friuli Venezia Giulia per la gestione della sanità regionale. «E’ tutto molto chiaro – ha detto Ciriani -: c’era un accordo elettorale che prevedeva la vice presidenza per Fratelli d’Italia. Il terzo mandato non mi pare fosse nel programma essenziale del centro destra, è stata un’impuntatura del presidente Fugatti, che non capisco nemmeno dal punto di vista pratico, perché sarebbe bastato aspettare la sentenza della Consulta. Si è voluto arrivare a questa frattura, ma chi rompe paga e le conseguenze sono tutte sue. Non possiamo prendere schiaffi e non fare nulla. Mi dispiace perché avrei preferito continuare sulla strada del confronto e della collaborazione come faccio con tutti i ministri della Lega in Parlamento con il massimo della serenità».

Non solo: Ciriani ha messo il carico da novanta sul futuro politico di Fugatti: «si è messo contro il Governo, contro Fratelli d’Italia. Non staremo a guardare e vedremo cosa fare. Se uno ti prende a schiaffi, di guance ne abbiamo solamente due. Diciamo che abbiamo finito le guance. Non è una politica contro questo o quel governatore, c’è il rischio che la legge possa essere impugnata da qualche cittadino e questo creerebbe gravissimi problemi. La Consulta si è già espressa sulle regioni ordinarie, si esprimerà anche su quella a statuto speciale, basta attendere. Non si capisce questa accelerazione. Mi dispiace che questo problema del terzo mandato sia stato interpretato dal presidente Fugatti in maniera completamente distorta. Gli ha dato il pretesto per una vendetta personale e politica che noi non possiamo naturalmente accettare, di cui si assume interamente la responsabilità».

E subito dopo Ciriani è toccato al leader della Lega Matteo Salvini prendere le distanze finali dall’operato di Fugatti, affermando che la «questione è solo locale” e mettere la pietra tombale sul terzo mandato «visto che mi sembra sia solo la Lega a volerlo e non il resto delle forze politiche».

In attesa che la Corte costituzionale metta il punto definitivo sulle aspirazioni di “fine mandato mai” per i presidenti di regione eletti direttamente dai cittadini, tocca al gruppo del Partito democratico del Consiglio provinciale di Trento delineare quali potrebbero essere i prossimi scenari. In una nota diffusa dal gruppo, l’incipit riferito al Fugatti è «scaricato! Brutalmente scaricato! Solo così – e volendo essere molto generosi – può essere definito l’incredibile abbandono al suo destino del presidente Fugatti, sancito dal “suosegretario nazionale Salvini che, in pochi secondi ed ancor meno battute, ha liquidato definitivamente ogni sogno di terzo mandato per il presidente della Provincia».

«Dopo aver registrato la frattura nella sua maggioranza e l’impugnazione della leggesalva Fugatti” da parte del Governo, il presidente del Trentino ha reagito con l’istinto di chi ha subito un affronto nell’onore – continua la nota degli esponenti Pd -. Confidando nell’esposizione mediatica del Festival dell’Economia per seppellire le polemiche locali sotto una coltre di notizie ed ospiti, Fugatti ha invece offerto su di un vassoio d’argento una vetrina nazionale allo scontro con Fratelli d’Italia. Nel volgere di poche ore, ha ottenuto così l’effetto esattamente inverso a quello auspicato, con una deflagrazione di polemiche, accuse e promesse ritorsioni che, non solo hanno certificato la solitudine totale del presidente e delle sue politiche, ma anche un rischio evidente per il Trentino di dover pagare un conto salatissimo a Roma».

E così il Festival di Trento, «già fin troppo vetrina di politici, è diventato il palco delle polemiche dell’ormai ex vice presidente, di certo a detrimento dell’immagine dello stesso. Un capolavoro – commentano gli esponenti Dem -. Al di là della rapidità con la quale è stato politicamente scaricato da Salvini, salvo poi ribadire una “totale fiducia” che appare più verbale che sostanziale, ciò che preoccupa è soprattutto il rischio di un trasferimento del conflitto personale sul piano nazionale e quindi nei rapporti con lo Stato su temi pesanti ed importanti, come il rinnovo dell’A22, le concessioni idroelettriche, la cosiddetta riforma dello Statuto e quant’altro è sottoposto all’interlocuzione con il Governo».

«Perseguendo, ancora una volta, la prevalenza degli interessi personali su quelli generali, Fugatti e la sua maggioranza di pretoriani hanno dimostrato un disprezzo istituzionale gravissimo ed una incompetenza comunicativa che non ha pari nella storia della nostra Autonomia. L’auspicio, davanti a questo disastro – conclude la nota -, è che le ricadute sul Trentino non riportino indietro l’orologio della storia e le prospettive minime di sviluppo, che oggi appaiono esposte al pericolo di arenarsi sulle secche di uno scontro politico tutto interno alla maggioranza attuale».

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