
La gestione della “Trentino Music Arena”, la “balera” fortissimamente voluta dal presidente della provincia di Trento, il leghista Maurizio Fugatti, realizzata su una spianata di fertile campagna resa sterile dai riporti dello smarino della realizzazione di alcune gallerie per realizzarvi quella che avrebbe dovuto essere la nuova cittadella militare della città poi abortita, continua a fare discutere per le modalità con cui la maggioranza di centro destra – ma che sarebbe meglio restringere al solo volere del Fugatti – continua a spendere milioni di euro pubblici in iniziative dal ritorno scarso in termini di presenze e, soprattutto, di ritorno economico dalla vendita di biglietti.
Una situazione su cui interviene il Partito democratico con un’interrogazione a firma del consigliere provinciale Lucia Maestri che rivolge alla giunta provinciale una serie di domande per tentare di chiarire alcuni aspetti della gestione appaltata dalla Provincia al suo ente funzionale, il Centro servizi culturali “S. Chiara”, che ha avuto fortissime difficoltà di bilancio per via delle coperture della Provincia arrivate in ritardo ad impegni già sottoscritti, con buona pace della correttezza contabile di gestione di un ente pubblico che dovrebbe far precedere la disponibilità delle coperture finanziarie prima del loro impegno e spesa.
Secondo Maestri «la chiusura del bilancio 2024 del Centro servizi culturali “S. Chiara” ha messo in luce finalmente le reali dimensioni dell’incompetenza e della cocciutaggine della Giunta provinciale, attraverso il disastro finanziario del fallimentare programma di eventi della scorsa estate, realizzati nella “Trentino Music Arena”. Ad uno sguardo anche superficiale delle cifre di quel bilancio si evince, senza molti approfondimenti tecnici, come più che l’“International Voice and Baby Talent Festival”, si sia trattato del “Festival dell’irresponsabilità e dello sperpero”, posto che, ad esempio, il costo dei servizi tecnici dei concerti è risultato superiore al doppio della spesa per i cachet di gran parte degli artisti – o loro simili – che si sono esibiti davanti a pubblici sempre più esigui».
A prescindere dal Centro “S. Chiara”, «vittima sacrificale dell’ostinazione del governo provinciale – afferma Maestri -, qui si tratta, in tutta evidenza, di una spesa pubblica sfuggita ad ogni controllo anche della Provincia e che si somma ad altre simili “avventure finanziarie”, iniziate con il ben noto concerto inaugurale di Vasco Rossi. Al netto di ogni considerazione, i costi, sostenuti dalle casse pubbliche e quindi dai trentini stessi, sono incredibili. Se infatti il “Vasco” è costato la bellezza di oltre 10 milioni di euro, il seguito d’uso della “Trentino Music Arena” supera i 2,5 milioni di euro, per un totale “spannometrico” di quasi 13 milioni di euro, a fronte dei quali i proventi sono misere briciole».
«Ora, in assenza di qualsiasi propria responsabilità riconosciuta dalla politica, le colpe di questa immane dilapidazione di risorse pubbliche, che forse potevano trovare anche altra e migliore destinazione, su chi ricade? – si chiede Maestri – Non è pensabile infatti che la Giunta provinciale, luogo dell’ideazione e della realizzazione di questo “crack” finanziario, non solo rifiuti le proprie responsabilità, ma addirittura si spinga sul piano della reiterazione del progetto, affidandolo ad un soggetto terzo e disponendo ulteriori e non definite spese per l’imminente estate. Nessuno insomma risponde per questo disastro? E’ questo il modo di governare la cosa pubblica “avendo sempre e prima di tutto per obiettivo, il bene dei trentini”? Ma di quali trentini stiamo parlando? Forse degli operatori del settore, dei fornitori di servizi, ma sicuramente non della comunità che vede questo fiume di denaro dissolversi dentro orizzonti di pressapochismo e di faciloneria amministrativa di preoccupanti dimensioni».
Mancano poche settimane all’inizio di un’altra stagione di concerti alla “Trentino Music Arena” «e degli stessi, a tutt’oggi, si conosce ancora poco, soprattutto in termini di quelle prevendite dei biglietti d’ingresso, peraltro non proprio alla portata di tutte le tasche, che danno il polso del gradimento della proposta e dell’attenzione del pubblico – continua Maestri -. Certamente, la vicenda è in mano ai privati, ovvero una agenzia di spettacolo di rilievo nazionale per volere della Giunta provinciale e della “Trentino Marketing” alla quale il governo locale ha affidato l’incarico, sperando che anche “Trentino Marketing” non faccia la stessa fine del Centro “S. Chiara”, trovandosi sulle spalle gli oneri di un eventuale ulteriore fallimento. In questa confusione organizzativa, fondata sul principio dello “scarica barile”, non si conoscono nemmeno i termini della pubblicizzazione degli eventi, sia in rete come sugli altri canali comunicativi, né, tanto meno, il piano finanziario per tali manifestazioni dell’estate 2025».
Da qui una serie di domande rivolte alla giunta provinciale per sapere tutti i costi sopportati dalle casse pubbliche dalla realizzazione della “Trentino Music Arena” fino ad oggi, comprensivo dell’elenco delle ditte che hanno in qualsiasi modo partecipato alla sua realizzazione iniziale e alla manutenzione ordinaria e alla fornitura di servizi logistici, a partire dai generatori elettrici e della sicurezza del pubblico, oltre ad avere il calendario dettagliato degli eventi in programma e l’andamento delle prevendite dei biglietti.
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