Il Fondo Comuni Confinanti finanzia la sicurezza nel Bellunese

Stanziati 600.000 euro. Bond: «la provincia si pone all’avanguardia a livello nazionale e non solo». De Carlo: «sicurezza tema fondamentale per territorio, economia e cittadini».

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Fondo Comuni Confinanti

Presentato nella sede della provincia di Belluno a Palazzo Piloni il progettomateriali innovativi per il controllo del territorio”, che mette a disposizione di Carabinieri, Questura, Guardia di Finanza e Polizia provinciale della provincia Bellunese mezzi e strumentazioni all’avanguardia grazie ad un finanziamento di 600.000 euro erogato dal Fondo Comuni Confinanti presieduto da Dario Bond e alimentato dai contributi delle province di Trento e di Bolzano con 80 milioni di euro all’anno.

Entro il mese di settembre tutti i materiali verranno consegnati ai destinatari: quad, motoslitte, droni, sistemi di comunicazione radio che permetteranno alle diverse forze di garantire la sicurezza e di poter operare nei più vari ambiti, dalle Olimpiadi invernali 2026 alla gestione ambientale e faunistica fino al controllo del territorio e al soccorso in montagna.

«Con questo progetto – ha sottolineato il presidente del Comitato di Gestione del Fondo Comuni Confinanti, Dario Bond – la nostra provincia si pone all’avanguardia a livello nazionale e non solo; l’iniziativa prevede infatti anche la formazione degli operatori (già in atto), in modo da rendere le nuove dotazioni strumentali immediatamente utilizzabili una volta consegnate. C’è di più – ha aggiunto Bond -: sto già lavorando per ampliare il progetto in chiave sanitaria (in particolare per quanto riguarda il possibile uso di droni e altre apparecchiature per accorciare i tempi di consegna in ambiente montano: ne parlerò prossimamente con i vertici dell’Azienda sanitaria Bellunese». 

Il progetto ha l’obiettivo di implementare la capacità operativa nel campo della sicurezza e del soccorso delle forze dell’ordine nelle aree interne del nostro territorio, ma potrebbe avere diversi utilizzi quali quelli legati ad esempio, in caso di necessità, alle operazioni di protezione civile.

Unanime l’apprezzamento al progetto da parte degli esponenti delle Forze dell’Ordine intervenuti, oltre che quello del Prefetto di Belluno, Antonello Roccoberton: «siamo di fronte a una forma di sicurezza integrata; un progetto per il quale esprimiamo gratitudine al Fondo Comuni Confinanti e al suo presidente Bond in un’ottica che travalica l’appuntamento olimpico e che consentirà di mettere a sistema sul nostro territorio un impianto di safety e security d’avanguardia».

Per la provincia di Belluno, la vicepresidente Silvia Calligaro ha sottolineato il ruolo del Corpo di polizia provinciale, soprattutto in ambito extraurbano: «è un fiore all’occhiello della nostra comunità provinciale; il ruolo di soggetto attuatore in questo progetto del Fondo Comuni Confinanti ci rende protagonisti e responsabili, anche rispetto all’attuazione dello stesso che, nell’arco di 12 mesi dalla sua genesi, diverrà operativo nei prossimi mesi di settembre/ottobre». 

Alla presentazione dell’iniziativa ha partecipato anche il senatore bellunese di Fratelli d’Italia Luca De Carlo, presidente della IX Commissione Senato – Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare, che ha rimarcato come la sicurezza sia «requisito essenziale per svolgere qualsiasi attività: imprenditoriale, sociale, ludica. In un territorio come il nostro, è fondamentale garantire alle forze dell’ordine quelle strumentazioni che possano permettere loro di continuare a svolgere al meglio il loro lavoro».

«Quello della sicurezza – continua il senatore De Carlo, possibile candidato alla presidenza del Veneto alle prossime Regionali – è un tema caro non solo al mio partito o a questo Governo, ma a tutti i cittadini che hanno sostenuto con convinzione, ad esempio, il recente Decreto Sicurezza. La sicurezza è quindi in cima anche alle agende degli italiani; quello bellunese è un ottimo esempio da esportare anche a livello nazionale, e sarà mio impegno far sì che questo esperimento possa essere replicato in tutto l’arco alpino».

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