Imec, Porto Trieste strategico per rete delle “Vie del cotone”

Amirante: «l’infrastruttura giuliana ha tutti i requisiti per candidarsi ad essere uno degli approdi europei».

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imec porto di trieste panorama aereo 1

Il convegno “Il progetto IMEC (Corridoio economico India-Medioriente-Europa): l’Italia protagonista di rotte indo-mediterranee che decidono il futuro”, organizzato dal dipartimento Esteri di Forza Italia, alla Camera dei Deputati, ha offerto l’occasione per fare il punto sulle potenzialità dell’Italia di costituire il punto terminale del corridoio della “Via del cotone”.

«Il Porto di Trieste, insieme al sistema logistico integrato di retroporto del Friuli Venezia Giulia, ha tutte le caratteristiche per candidarsi come uno degli approdi europei del sistema di corridoi Imec, la nuova “Via del cotone” tra India, Medio Oriente ed Europa, inserendosi in una rete infrastrutturale di valore strategico internazionale» ha detto l’assessore regionale alle Infrastrutture e Territorio, Cristina Amirante.

«Il progetto Imec – ha sottolineato Amirante – si configura come una grande infrastruttura logistica e commerciale che valorizza anche i tracciati esistenti, come il Canale di Suez, e mira a rafforzare la connettività tra le sponde dell’oceano Indiano e l’Europa. In questo scenario, Trieste rappresenta un nodo naturale di approdo europeo, grazie alla sua posizione geografica, al ruolo di primo porto dell’Adriatico e agli importanti investimenti infrastrutturali in corso».  

«Credo che l’India, nei prossimi anni, giocherà un ruolo sempre più centrale nello scacchiere geopolitico mondiale e specificatamente nell’area indo-pacifica – ha detto Matteo Perego di Cremnago, sottosegretario di Stato alla Difesa -. Le opportunità di crescita in un rapporto bilaterale tra Italia e India sono significative, anche in ottica complementare al Piano Mattei per l’Africa».

Per Perego di Cremnago «l’aspetto della difesa e sicurezza è oggi predominante, in particolare per la tutela delle rotte marittime che coprono oltre il 90% dei traffici commerciali. L’Italia è presente nelle aree strategiche, come lo Stretto di Bab el-Mandeb, al largo delle coste dello Yemen, dove vediamo gli effetti di un conflitto ibrido che sta colpendo anche le nostre economie. Negli ultimi anni, diverse navi mercantili sono state attaccate, costringendo le compagnie a circumnavigare l’Africa con conseguenti ripercussioni in termini di costi e ritardi. L’Italia è in prima linea, avendo avuto anche il comando a rotazione della missioneAspides”, insieme alla Grecia, per la tutela dei traffici marittimi».

Il contesto geopolitico è evidente: «il centro di gravità del mondo si sta spostando tra il Medio Oriente e l’IndoPacifico. Basti pensare che oggi i negoziati di pace non avvengono più a Vienna o Ginevra, ma a Doha, Jeddah o Abu Dhabi. È un cambiamento profondo e l’Italia in questo contesto ha un ruolo centrale – prosegue Perego di Cremnago -. Con Trieste – che può essere un hub strategico per l’accesso ai mercati del Nord Europa – possiamo giocare un ruolo da protagonisti. Se vogliamo davvero proteggere le nostre economie, dobbiamo puntare su partenariati strategici e sul consolidamento di questi corridoi commerciali vitali. Investire in sicurezza e difesa oggi non significa solo rafforzare la nostra capacità di deterrenza, ma anche proteggere le nostre economie in un contesto di conflitto sempre più ibrido».

Per Andrea Caroppo, vicepresidente della Commissione trasporti della Camera e responsabile del Dipartimento trasporti di Forza Italia, «il Corridoio Imec, è molto più di un progetto infrastrutturale: è una nuova architettura della connettività globale, che unisce porti, ferrovie, reti digitali ed energetiche in un unico spazio logistico b. L’Italia – ha proseguito – è uno snodo naturale di questo disegno, e può candidarsi a essere il terminale europeo del corridoio, con un sistema portuale e ferroviario capace di intercettare e rilanciare traffici verso il cuore del continente. In questo schema, Trieste potrebbe assumere un ruolo di primo piano: è il primo porto ferroviario italiano, dotato di porto franco internazionale, integrato nella rete Ten-T e con connessioni consolidate verso l’Europa centrale e balcanica. Le sue caratteristiche infrastrutturali ne farebbero un candidato naturale a terminale Nord del corridoio, ma le scelte finali dipenderanno anche dalla capacità dell’Italia di dotarsi di una visione strategica unitaria. Ma se Trieste è, potenzialmente, il terminale settentrionale, il punto di ingresso del corridoio in Europa sarà il Sud Italia, e in particolare i porti della Puglia: Taranto, Brindisi e Bari, per posizione geografica e potenzialità infrastrutturale, possono rappresentare snodi strategici nelle nuove rotte indo-mediterranee e contribuire in modo significativo alla costruzione di un sistema logistico nazionale più competitivo ed equilibrato. L’intera dorsale adriatica, dalla Puglia, passando dai porti di Ortona, Ancona e Ravenna, fino a Trieste, può diventare un “corridoio nel corridoio”, capace di distribuire merci e valore lungo tutta la penisola».

Uno scenario altamente innovativo che, secondo Caroppo, «è fondamentale completare la rete Ten-T, valutando anche l’opportunità di anticipare lo sviluppo della dorsale adriatica, che solo due anni fa è entrata nei corridoi europei. In vista della prossima revisione del regolamento Ue, si dovrebbe considerare l’upgrading da reteextended core” – da realizzare entro il 2040 – a rete core, con scadenza al 2030. Altresì, è essenziale realizzare tutti gli interventi previsti dal Pnrr per l’integrazione dei nodi di trasporto: interporti, hub intermodali, collegamenti ferroviari con gli aeroporti lungo tutto l’Adriatico. Non possiamo permettere che ritardi burocratici mettano a rischio queste opere o ne causino la perdita dei fondi. Se non sarà possibile completarle con il Pnrr, si proceda con strumenti ordinari: ciò che è strategico va fatto, con o senza l’etichetta del Piano. Imec è un’occasione concreta per rilanciare il ruolo dell’Italia nel Mediterraneo, e per fare del Mezzogiorno il primo terminale strategico della nuova globalizzazione».  

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