Reati informatici ad aziende venete: in 4 anni reati saliti del 63,7%

L’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese ha calcolato che il 15,8% delle imprese ha subito incidenti di natura informatica. Nell’arco dell’ultimo quadriennio i reati informatici, saliti del 45,5% in media nazionale, con aumenti sopra la media in Veneto.

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Reati informatici Cybercrime sicurezza digitale

I reati informatici in quattro anni (2019-2023) sono aumentati del +45,5% a fronte del +10,0% dei delitti che colpiscono l’attività d’impresa con aumenti sopra la media per Toscana (+88,3%), Veneto (+63,7%), Marche (+56,0%), Puglia (+54,7%), Lazio (+53,2%), Emilia Romagna (+53,0%) e Piemonte (+47,0%).

L’elaborazione è dell’Ufficio Studi di Confartigianato che ha calcolato che il 15,8% delle imprese ha subito incidenti di natura informatica che hanno portato come conseguenze negative l’indisponibilità dei servizi ICT, distruzione o danneggiamento dei dati e/o divulgazione di dati riservati.

L’Italia (dati Eurostat) nel 2022 era al sesto posto tra 24 paesi UE monitorati per incidenza dei delitti informatici che è pari a 55 reati ogni 100.000 abitanti, 22 in più rispetto al 33 della media europea e superiore ai 24 delitti informatici ogni 100.000 abitanti della Francia, ai 20 della Germania e ai 15 della Spagna.

Resta critica la questione delle competenze: il 22,8% delle imprese segnala difficoltà nel reperire figure specializzate in cybersecurity, il valore più alto tra i principali Paesi europei. Le aziende incontrano ostacoli nell’assumere quasi due terzi (63,7%) dei profili tecnici come progettisti e amministratori di sistemi.

La vitalità della digitalizzazione stimola però anche la crescita dell’economia digitale: tra il 2019 e il 2024, i settori ICT hanno registrato un incremento del valore aggiunto del +21,5%, contro il +6,2% della media dell’economia. Le imprese digitali – attive in settori come e-commerce, software e web services – a fine 2024 sono 156.859, di cui 12.454 artigiane. Quest’ultime crescono sia rispetto all’anno precedente che rispetto al 2019, a fronte di una flessione generale dell’imprenditoria.

Sempre secondo l’Ufficio studi di Confartigianato, negli ultimi cinque anni è cresciuta in modo deciso la platea di utenti dei servizi finanziari digitali: tra il 2019 e il 2024 gli accessi a home e corporate banking sono aumentati del +25,8%. Nello stesso periodo, il valore dei pagamenti tramite POS è quasi raddoppiato, passando dall’8,3% al 15,7% del valore aggiunto.

In questo contesto, la cybersicurezza contro i reati informatici si conferma un asset strategico per sostenere l’innovazione e tutelare i processi economici. Se l’83,1% delle imprese italiane la considera prioritaria, tuttavia, solo il 32,2% adotta almeno 7 delle 11 misure di sicurezza monitorate da Istat, un valore ancora sotto la media europea (38,5%), ma in crescita rispetto al 28% del 2022.

«In un momento storico in cui l’economia digitale è un motore di crescita per le imprese artigiane, la cybersicurezza diventa un asset imprescindibile. In Veneto vediamo quotidianamente come l’adozione di sistemi di home e corporate banking, insieme all’utilizzo intensivo dei POS, stia trasformando le modalità operative – afferma Fabio Cerisara, presidente regionale Federazione Comunicazione Confartigianato Imprese Veneto -. Tuttavia, senza un’adeguata protezione – tecnologica, organizzativa e formativa – rischiamo di compromettere la fiducia acquisita e le opportunità di innovazione. Come comunità ICT di Confartigianato, riteniamo fondamentale accelerare sugli investimenti in sicurezza, investire sulle competenze digitali e promuovere strumenti di incentivazione per sostenere le imprese in questo percorso. Solo così potremo costruire una digitalizzazione sicura, inclusiva e duratura».

«Le piccole e medie Imprese nella maggior parte dei casi hanno effettuato investimenti tecnologici per tentare di mitigare il rischio di cyber incidenti, ma questo non basta. E’ necessario informare e sensibilizzare il personale rispetto alle minacce che possono incontrare – sottolinea Cristian Veller, vice presidente di Confartigianato Imprese Vicenza e presidente del Sistema Imprese per la Trasformazione Digitale -. La tecnologia tanto progredisce velocemente nel favorire sviluppo e crescita tanto consegna ai malintenzionati nuovi modi per azioni illegali. Ciò nonostante sono soprattutto le tecniche di manipolazione psicologica online ad essere l’elemento critico nei reati informatici ed è per questo che occorre investire nell’educazione digitale. A Vicenza, provincia in cui risiede la società cui un’organizzazione criminale ha estorto con l’inganno 150.000 euro, le imprese possono trovare un valido supporto dal Digital Innovation Hub che offre percorsi formativi-informativi oltre che consulenze di alto profilo in un’ottica di una cultura della sicurezza anch’essa in evoluzione».  

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