Sulla proposta contenuta nell’assestamento di bilancio 2025 della provincia di Trento da oltre 800 milioni che prevede l’erogazione di un assegno di 400 euro mensili come contributo alla natalità per le famiglie che hanno il terzo figlio, il coordinatore regionale di Fratelli d’Italia imbraccia lo slogan elettorale della stessa Lega Salvini, quel “Prima i Trentini”, per ritorcerlo proprio verso i loro autori, visto che così come è congegnato finirebbe per favorire le famiglie numerose, quasi sempre quelle immigrate, mentre per quelle “autoctone” è già un miracolo se mettono al mondo il primo figlio e, forse, il secondo.
«Il tema è semplice: se il contributo alla natalità per il terzo figlio si trasformerà in una misura assistenzialista destinata a premiare principalmente famiglie di immigrati si rischierebbe di tradire uno degli impegni principali della maggioranza e Fratelli d’Italia per questo ha chiesto cautela e la conclusione della indagine scientifica richiesta è promossa dall’assessore Gerosa per sapere a chi dare i soldi – attacca il coordinatore regionale di Fratelli D’Italia del Trentino Alto Adige, il senatore Alessandro Urzì -. A livello di partito non possiamo non restare perplessi dalla mancanza di confronto preventivo in maggioranza su una proposta da 37 milioni di euro carente anche di confronti con le associazioni familiari, che avrebbero dovuto essere le interlocutrici principali. L’assessore Gerosa insieme al capogruppo Biada hanno ragione da vendere nel chiedere cautela nell’introduzione di questa misura. Perché non è un mistero che le famiglie con più figli siano generalmente quelle immigrate».
«La maternità della proposta del bonus per le famiglie soprattutto di immigrati è stata rivendicata dalla leghista Stefania Segnana e dalla Lega tutta. Noi di Fratelli d’Italia, pur rispettando come sempre le ragioni di tutti, ci sentiamo in dovere di dissentire», prosegue Urzì.
Scontato che a FdI non vada bene il «si fa così e basta» con cui il presidente della provincia, il leghista Maurizio Fugatti, ha voluto stoppare l’ennesimo conflitto all’interno della sua maggioranza sempre più fragile. «Perché il prezzo da pagare per i Trentini, quelli che fanno uno o due figli al massimo, sarebbe estremamente pesante, 37 milioni fumati a favore soprattutto di famiglie di immigrati. Non solo ovviamente ma soprattutto. Cosa costa quindi accantonare le risorse come richiesto da Gerosa e dal capogruppo Biada? – si domanda retoricamente Urzì – I soldi FdI vuole darli ai Trentini. Alla fine deciderà la maggioranza, o forse addirittura si deciderà a maggioranza, però ci teniamo a precisare fin d’ora che a Fratelli D’Italia non sarà mai imputata una azione assistenzialista terzomondista».
Viste le dinamiche demografiche locali dove la natalità è sempre più bassa e dove a malapena le donne mettono al mondo un figlio unico e raramente vanno al secondo, meglio sarebbe destinare le risorse pubbliche non tanto all’erogazione di un contributo alla natalità per il terzo figlio ed oltre, ma ad erogare diffusamente servizi alle famiglie e all’infanzia, spingendo maggiormente sull’istituto delle “tagesmutter” che favorirebbe anche l’auto occupazione femminile di quelle madri che decidono di assistere anche qualche bambino aggiuntivo oltre al proprio in cambio del costo del servizio, rivedere il calendario scolastico che durante la pausa delle vacanze – di qualsiasi tipo esse siano – impongono ai genitori entrambi lavoratori di fare i salti mortali per trovare un’occupazione e un controllo ai figli in carenza della presenza di nonni o altri parenti. Potrebbe essere una scelta più funzionale, flessibile e anche meno costosa per le casse pubbliche.
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