L’economia del Trentino nel corso del 2024 ha proseguito la sua fase espansiva registrando una crescita del Pil Trentino intorno allo 0,8% in termini reali (+3% in nominale), una stima sostanzialmente in linea con la crescita italiana e con la crescita ristimata da ISPAT per il Trentino per l’anno 2023 (+0,7%).
Rispetto allo scenario tracciato da Istat per le diverse ripartizioni territoriali, la stima anticipata per il Trentino è superiore di sei decimi di punto alla stima per il NordEst (+0,2%) e si posiziona immediatamente alle spalle della crescita stimata per le regioni del Centro, del NordOvest e del Mezzogiorno (+0,9%), territorio che fruisce del forte supporto del Pnrr.
In termini di livello, il Pil Trentino dovrebbe sfiorare i 26 miliardi di euro, quasi 5 miliardi di euro in più̀ rispetto al 2019. La crescita è stata sostenuta in larga misura dai consumi delle famiglie, soprattutto di parte turistica, e dalla spesa della pubblica amministrazione, e solo in minima parte dal contributo della domanda esterna. Un apporto marginale è venuto anche dagli investimenti, soprattutto nella componente dei beni strumentali, che ha sofferto dei ritardi nell’avvio della misura governativa legata al Piano Transizione 5.0.
Le componenti più̀ dinamiche dell’economia trentina nel corso del 2024 sono stati i consumi delle famiglie, grazie soprattutto alla vivacità̀ dei consumi turistici che hanno compensato la debolezza della domanda delle famiglie residenti, su cui hanno pesato gli effetti prolungati dell’inflazione. La spesa per consumi delle famiglie residenti ha continuato infatti a crescere moderatamente in ragione del peggioramento delle aspettative sul quadro economico e della percezione di un rincaro significativo dei prezzi, fattori che hanno plausibilmente frenato le scelte di consumo.
Nel 2024 la spesa delle famiglie trentine è stimata in aumento dello 0,6%. Stando alle indicazioni ricavate dalle statistiche nazionali, sarebbero cresciuti ancora in maniera sostenuta gli acquisti di beni durevoli, sospinti dall’espansione marcata del credito al consumo (+5% in Trentino e +5,3% in Italia). In aumento anche la spesa per i beni non durevoli, nonostante l’ulteriore riduzione dei consumi alimentari penalizzati dai rialzi dei prezzi. Gli acquisti dei beni semidurevoli si sarebbero invece nuovamente contratti, soprattutto quelli di vestiario e calzature, mentre la spesa per servizi ha continuato a espandersi, in particolare nei comparti dell’alloggio e della ristorazione.
La propensione al risparmio è tornata a crescere (+3% i depositi delle famiglie trentine, che fa seguito alla flessione del 2,8% del 2023), assestando il livello dei depositi su valori più̀ alti rispetto a quelli precedenti la pandemia. Vi hanno contribuito i livelli storicamente elevati dei tassi di interesse reali e il peggioramento delle aspettative sulla condizione economica generale che potrebbe aver indotto le famiglie ad accrescere il risparmio per motivi precauzionali.
Sul fronte dei consumi turistici il bilancio finale per il Trentino è molto positivo. Nel 2024 nelle strutture alberghiere ed extralberghiere è stato registrato il valore di pernottamenti più̀ elevato di sempre (oltre 19,6 milioni), con una prevalenza di turisti italiani (il 56,1%). La crescita rispetto al 2023 è stata del 2,3% per gli arrivi e del 2,6% per le presenze. A questi numeri si aggiungono i pernottamenti negli alloggi turistici e le presenze nelle seconde case.
Queste variazioni positive scaturiscono da tendenze opposte da parte delle due componenti di viaggiatori: se le presenze degli italiani sono rimaste quasi invariate nel settore alberghiero e in lieve calo nell’extralberghiero (-0,1%), molto positivo è stato invece l’andamento degli stranieri in entrambi i settori, evidenziando una crescita del 6,3%. Questa tendenza alla crescita dei viaggiatori dall’estero emerge anche a livello nazionale, dove le presenze degli stranieri hanno segnato un +6,8% per chi arriva dall’estero rispetto al -7,6% per i turisti “domestici”. Anche i dati relativi all’ultima stagione invernale 2024/2025 confermano il buono stato di salute del turismo trentino: se i pernottamenti nel complesso crescono dello 0,9%, sono ancora le presenze straniere a registrare un segno ampiamente positivo (+6,0%), compensando la flessione degli italiani (-3,3%)
Dal lato dell’offerta si sono rilevate dinamiche settoriali differenziate. Il settore dell’industria in senso stretto nella media del 2024 ha confermato le difficoltà del settore manifatturiero, segnando ancora una decrescita del valore aggiunto (-0,3% nel 2024 e -3% nel 2023). Tuttavia verso la fine dell’anno gli indicatori tendenziali relativi al fatturato e alla produzione sono tornati a crescere e gli ordinativi hanno interrotto una spirale negativa che durava da molti trimestri. Buono è stato il recupero nei comparti della fornitura di energia e dell’industria cartaria, così come la performance dei settori alimentare, tessile e legno; più̀ in difficoltà, anche a causa della maggiore esposizione verso l’estero, sono risultate tutte le produzioni del metalmeccanico e la metallurgia.
A condizionare la debolezza del comparto manifatturiero ha influito anche la dinamica sottotono della microimpresa (1-9 addetti) che, sia sul mercato interno, sia soprattutto sul mercato nazionale, ha registrato una flessione del fatturato e dei valori produttivi come conseguenza della debolezza della domanda.
Gli indicatori correlati alla produzione nelle costruzioni indicano una sostanziale tenuta dei livelli di attività̀, con un numero di ore lavorate in linea rispetto ai numeri eccezionali fatti registrare nel 2023. Il fatturato risulta rallentato (-6,4% in media annua) ma, anche grazie alla stabilizzazione dei costi intermedi e alla spinta delle opere pubbliche, il valore aggiunto del settore è stimato in crescita dell’1%.
Molto espansiva si mantiene la domanda nei servizi, che hanno espresso durante tutto l’anno una crescita consistente (+1,1%). Tra i diversi comparti, aumenti marcati sul 2023 si sono avuti nelle attività̀ amministrative e di supporto alle imprese, nei trasporti e nei servizi di alloggio e di ristorazione, seppure in rallentamento rispetto agli anni precedenti. Più debole l’attività̀ dei servizi professionali, scientifici e tecnici; in generale stagnazione il commercio, condizionato dalla frenata del comparto all’ingrosso e dal rallentamento della spesa delle famiglie. Cresce anche il valore aggiunto dei servizi non di mercato grazie all’impulso positivo degli adeguamenti contrattuali nell’amministrazione locale (+0,6%). Un contributo negativo alla crescita reale del valore aggiunto provinciale nel 2024 arriva invece dall’agricoltura, in ragione di una flessione della produzione che si traduce in un calo del 6,8% del valore aggiunto (era stazionario intorno allo 0% nel 2023).
«Il Trentino prosegue nella fase di crescita della propria economia e conferma come stia dando risultati concreti la strada intrapresa a livello territoriale, fatta di misure di incentivo allo sviluppo e di un impegno condiviso tra istituzioni, imprese e mondo del lavoro. Il nostro obiettivo – afferma il vicepresidente e assessore allo sviluppo economico, lavoro, famiglia, università e ricerca Achille Spinelli – è ora quello di proseguire su questo percorso, che ha permesso al territorio di ottenere risultati positivi anche in un contesto internazionale di tensioni e incertezze, senza dimenticare le criticità e i margini di possibile miglioramento. Siamo convinti che le misure di stimolo all’economia, confermate anche nella manovra di assestamento che mobilita risorse per quasi 900 milioni di euro nel 2025, potranno offrire nuove opportunità da cogliere, favorendo maggiore competitività e innovazione».
Se il Trentino fa leggermente meglio della media italiana e decisamente di più di quella del NordEst, viceversa guardando ai fronti dell’Autonomia, la crescita del Trentino è surclassata da quella dell’Alto Adige che viaggia al 1,1%, complice una migliore politica relativa agli investimenti strategici e al supporto dello sviluppo dell’impresa che mostra valori migliori di quella del Trentino, riflessi anche dall’andamento del bilancio dell’Autonomia speciale alimentato dal gettito tributario locale. Dati che evidenziano una maggiore dinamicità dell’economia altoatesina rispetto a quella trentina, a parità di Autonomia speciale, con l’Alto Adige che registra un andamento maggiormente espansivo rispetto ad un Trentino che tende al galleggiamento e alla stagnazione.
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