Manifattura Emilia Romagna: 2021 senza precedenti

Secondo l'analisi congiunturale di Unioncamere la produzione ha trainato la crescita del Pil regionale a +7%. Zambianchi: «se non ci fosse la crisi dell’energia e delle materie prime, il 2022 sarebbe ancora migliore». 

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manifattura Emilia Romagna

Nel settore della manifattura Emilia Romagna, «se non ci fossero state due cose veramente eccezionali, noi avremmo potuto utilizzare aggettivi encomiastici perché un anno buono come il 2021 non si vedeva da gran tempo con una crescita del Pil di 6,5 punti per l’Italia intera e di 7 punti per l’Emilia Romagna – afferma il presidente di Unioncamere Emilia Romagna, Alberto Zambianchi -. Tuttavia già verso la fine del 2021 abbiamo iniziato a preoccuparci per due fenomeni anomali: uno legato al rarefarsi dell’offerta di materie prime e uno legato all’innalzamento vertiginoso dei costi di tutto ciò che èenergetico».

Zambianchi, intervenuto alla conferenza stampa di presentazione dell’indagine congiunturale sull’industria manifatturiera regionale e delle previsioni per i prossimi mesi, realizzata in collaborazione tra Unioncamere Emilia Romagna, Confindustria Emilia Romagna e Intesa Sanpaolo, afferma che «i numeri del 2021 raccontano di un sistema economico in salute e in forte ripresa, un incremento del Pil senza precedenti con previsioni di una robusta crescita anche per l’anno in corso. L’aumento dei costi di produzione legati all’approvvigionamento di energia e delle materie prime aveva già fatto intravvedere nubi all’orizzonte. Ora l’invasione russa dell’Ucraina apre a uno scenario completamente nuovo e pieno di incognite».

Si tratta, ha aggiunto Zambianchi, di «una guerra guerreggiata, un fatto gravissimo con sullo sfondo tutta una serie di sanzioni che tocca pesantemente l’Italia che ha un export sulla Russia di 7,7 miliardi di euro e noi in Emilia Romagna con l’export che arrivava a 1,2 miliardi e 400-500 milioni sull’Ucraina. Il moderato ottimismo di una uscita dalla crisi pandemica sfuma ed evapora, sovrastato dalla preoccupazione di una guerra dalla durata e dai confini incerti».

Quindi, ha evidenziato Zambianchi, «non ci resta che adoperarci nel tenere accesi i motori della manifattura Emilia Romagna. Questo significa dare supporto alle imprese maggiormente colpite dai riflessi della guerra, partecipare proattivamente alla definizione e attuazione delle azioni necessarie per dare forma e sostanza al Pnrr, accompagnare imprese e territori nelle transizioni che ci attendono, digitale, demografica, ambientale ed energetica».

Secondo l’indagine congiunturale, resta stabile, rispetto al livello raggiunto nell’anno precedente, il volume dei prestiti erogatidalle banche alle imprese emiliano romagnole nel 2021 secondo cui i crediti all’industria risultano ancora leggermente in crescita e consistenza ai massimi dal 2012 mentre resta sostenuta la dinamica dei depositi.

Il 2021 «è stato caratterizzato da una forte ripresa a “V” dell’attività economica, con un rimbalzo della produzionedell’11,5% rispetto all’anno precedente, un incremento del fatturato del 13,2% con una dinamica simile per il mercato interno ed estero (+13,5%)» afferma lo studio congiunturale.

Tutti i settori considerati dall’indagine sulla manifattura Emilia Romagna hanno messo a segno un recupero, lo scorso anno, rispetto al 2020: nel dettaglio l’industria alimentare ha registrato una crescita del 4,8%; le aziende della moda del 5,8%; le piccole industrie del legno e del mobile del 13,2%, l’industria della metallurgia e delle lavorazioni metalliche del 14,8%; le industrie meccaniche, elettrichee dei mezzi di trasporto del 13,8% mentre il gruppo delle cosiddette “altre industrie” del 10,3%. Guardando alla dimensione d’impresa, quelle minori hanno riportato un incremento della produzione dell’8,1%; le piccole imprese dell’11,7% le imprese medio-grandi del 12,5%. Sulla base dei dati del Registro delle imprese, quelle attive nel campo dell’industria in senso stretto a fine anno risultavano essere 43.558 (-0,2%), pari al 10,9% delle imprese attive della regione.

Per il presidente di Confindustria Emilia Romagna, Piero Ferrari, «il sistema manifatturiero regionale ha performatomeglio rispetto alle altre regioni. Il clima di fiducia resta ancora positivo, un imprenditore su tre si aspetta un aumento della produzione nella prima metà del 2022. Il saldo tra ottimisti e pessimisti è ancora un saldo positivo, ma è calato a +34 punti percentuali da un +46 punti percentuali alla metà del 2021».

Lo scorso anno, ha puntualizzato Ferrari, «abbiamo avuto aumenti medi di produzione intorno al 10% e addirittura le vendite intorno al 20%. Abbiamo registrato un aumento sugli ordini totali, abbiamo registrato sempre dei valori molto positivi con un Pil regionale che è cresciuto circa del 7% un dato lontano anni luce da quegli 0,4%, 0,5%, 0,6%, 0,7% che ci ricordavamo nel 2019. L’Emilia Romagna resta leader per le esportazioni pro-capite: nei primi nove mesi 53 miliardi di beni e servizi, 8,3 miliardi in più rispetto al 2020 per un quadro complessivo al 31 dicembre 2021 di grande rilievo. Non lo prendiamo e lo buttiamo via dalla finestra – ha concluso Ferrari -: questa è una base che ci permette di potere ragionare ancora positivamente per il 2022».

Quanto al problema del caro energia, Ferrari afferma che «il tema è rilevante assieme a quello delle materie prime prima ancora degli effetti generati dal conflitto tra Russia e Ucraina. Un Paese come l’Italia, che sul tema dell’energia ha avuto da sempre delle gravi debolezze, deve ripristinare un sistema di forniture un po’ più diffuso. Non possiamo dipendere da un fornitore unico neanche fossero gli Stati Uniti d’America: qualunque azienda ha bisogno di avere più clienti e più fornitori, il mono-fornitore andava bene fino agli Anni 60. Oggi abbiamo questa esigenza e a livello continentale ci sarà la necessità assoluta di un sistema energetico».

Per Ferrari, il costo dell’energia per il sistema manifatturiero regionale è passato da una bolletta di circa 700 milioni del 2019 ai 5,5 miliardi stimati per il 2022.

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