Produzione industriale italiana ancora in calo a novembre

Preoccupazione delle categorie economiche per il continuo andamento negativo della manifattura nazionale. A rischio le previsioni di crescita del Pil nazionale per il 2024.

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A novembre, l’indice della produzione industriale ha registrato un’ulteriore flessione (-1,5% rispetto a ottobre) più consistente di quella del mese precedente (-0,2%) secondo la nota mensile sull’andamento dell’economia emessa dall’Istat.

Il calo è stato diffuso a tutti i principali raggruppamenti di industrie: la produzione dei beni energetici ha segnato la diminuzione più marcata (-4,0%) seguita da quella dei beni consumo e dei beni intermedi (-1,8%). Il calo del settore dei beni strumentali (-0,2% la variazione rispetto a ottobre) è stato più contenuto.

A livello trimestrale, la componente dei beni strumentali ha mostrato, comunque, un aumento nel periodo agosto-novembre (+0,3% rispetto ai tre mesi precedenti), a differenza di quella dei beni intermedi e di consumo che sono diminuiti (rispettivamente -0,9% e -2,3%). Nello stesso trimestre, l’indice generale ha registrato una flessione congiunturale (-0,8%).

A ottobre, l’indice di produzione nel settore delle costruzioni ha segnato il terzo aumento consecutivo (+0,6% in termini congiunturali), con una crescita congiunturale ancora più marcata nella media del trimestre agosto-ottobre (+2,0%). Tuttavia, nel confronto con i primi dieci mesi del 2023, l’indice corretto per gli effetti di calendario è ancora in calo dell’1,5%.

Il mercato immobiliare tra luglio e settembre ha mostrato in media una certa stabilità: i prezzi delle abitazioni in termini congiunturali sono rimasti stazionari a sintesi di variazioni di segno opposto tra i prezzi delle abitazioni nuove (+1,6%) e di quelli delle abitazioni esistenti (-0,4%) in un contesto di riduzione dei volumi di compravendita la cui variazione tendenziale nello stesso periodo è stata pari a -10,4%.

Nel terzo trimestre, gli investimenti fissi lordi delle società non finanziarie hanno segnato un ulteriore calo congiunturale (-1,1%) simile a quanto registrato nei tre mesi precedenti (-1,3%). Il tasso di investimento è diminuito per la quarta volta consecutiva (-0,4 punti percentuali), attestandosi al 22,2% a seguito dell’aumento del valore aggiunto (+0,7%). Nello stesso trimestre, la quota di profitto ha mostrato la terza flessione consecutiva anche se di minore intensità rispetto alle precedenti.

Secondo la Cna «i dati sulla produzione industriale italiana aggiornati al novembre scorso ribadiscono alcune tendenze già registrate. In particolare, il trend positivo dei beni strumentali su base annua dimostra che nel complesso le imprese stanno facendo la loro parte, continuando a investire, nonostante la riduzione dei prestiti bancari e il costo del denaro sempre elevato. A confermarsi invece anello debole del sistema Italia sono i consumi. I redditi da lavoro sembrano risentire della carenza di produttività che questioni annose – dalla scarsa concorrenza all’asfissiante burocrazia passando per infrastrutture molto al di sotto della sufficienza – tengono bassa e meno competitiva rispetto alla concorrenza internazionale».

Per l’Ufficio studi di Confcommercio «il deciso calo della produzione industriale evoca, ancora una volta, come l’obiettivo di una crescita superiore all’1% nel 2024 non sarà facile da raggiungere. La flessione della produzione è un fenomeno sostanzialmente diffuso con preoccupanti dati negativi per la produzione dei beni di consumo, a conferma del permanere di elementi di fragilità della domanda delle famiglie, confermata dai recenti dati sul turismo di novembre che, se da un lato testimoniano la formidabile attrattività del nostro Paese, col turismo straniero sopra i livelli del 2019, dall’altro cristallizzano segni di regresso della domanda interna».

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