Burocrazia nemica delle rinnovabili

Aumentano quelle attive del 13%, ma l’operatività o ostacolata dalle lungaggini autorizzatorie nazionali e locali.

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Le imprese attive nel settore delle energie rinnovabili prosperano e si moltiplicano in Italia, con una crescita nel 2023 del 13%, nonostante la burocrazia nemica e soffocante, le norme inadeguate, i lacci e lacciuoli di regioni e Soprintendenze, le protestenimby” che bloccano impianti eolici e fotovoltaici.

Secondo l’Enea, l’ente pubblico di ricerca su energia e ambiente, nel 2023 le emissioni di anidride carbonica in Italia hanno subito un forte calo, dell’8%, e anche i consumi di energia primaria sono scesi, del 2,5%.

Secondo l’analisiGeografia produttiva delle rinnovabili in Italia” realizzato della Fondazione Symbola, le imprese italiane delle energie rinnovabili nel 2023 sono aumentate del 13,2% rispetto all’anno precedente, da 33.257 a 37.655. Spiccano le imprese di installazione e manutenzione (39,2%), quelle impegnate nella produzione di energia (13,8%), il commercio (12,3%), la manifattura (9,6%), l’affitto e la gestione immobiliare (6,4%), e le attività di consulenza, collaudo e monitoraggio (6,1%).

La Lombardia domina con 6.035 imprese, il 16,0% del totale nazionale, seguita dal Lazio con 4.084 imprese (10,8%). La Campania è al terzo posto con 3.490 imprese (9,3%), seguita dalla Sicilia con 3.018 (8,0%) e dal Veneto con 2.981 (7,9%). Queste cinque regioni raccolgono insieme oltre la metà del totale delle imprese censite nella filiera (52,1%).

Il rapportoScacco matto alle rinnovabili” di Legambiente indaga invece i problemi del settore in Italia spesso causati da una burocrazia nemica: ritardi, lungaggini autorizzative, contenziosi e una normativa troppo vecchia e inadeguata, ferma al 2010, elencando 63 casi simbolo di blocchi alle rinnovabili, 20 solo nell’ultimo anno.

Ci sono anche le note positive. Le commissioni autorizzative del ministero dell’Ambiente, la Via-Vas e la Pnrr-Pniec, nel 2023 hanno lavorato a pieno regime, esaminando 221 richieste, per opere del valore complessivo di 13,5 miliardi e una potenza di 10,5 Gigawatt. E le regioni Campania e Calabria si sono distinte per sblocchi di progetti e semplificazioni procedurali.

«Ad oggi sono soprattutto le regioni e le Soprintendenze che continuano a frenare la transizione ecologica – denuncia il presidente di Legambiente, Stefano Ciafani -. Serve un Testo Unico che semplifichi gli iter autorizzativi degli impianti, definisca in modo univoco ruoli e competenze dei vari organi dello Stato, dia tempi certi alle procedure».

Il presidente di Anev, l’associazione delle imprese dell’eolico, Simone Togni, ha bocciato la bozza di decreto del Mase sulle aree idonee per le rinnovabili: «non consente la realizzazione di impianti. Viene introdotta una fascia di rispetto da 3 a 7 km dai terreni soggetti a vincoli paesaggistici. Ma così non si riesce a trovare nessuna area sul territorio che risponda a quei criteri». Togni giudica anche «illegittima» la moratoria degli impianti eolici annunciata dal presidente eletto della Sardegna, Alessandra Todde.

Il presidente di Anie Confindustria (l’associazione delle imprese elettrotecniche ed elettroniche), Filippo Girardi, ha rivelato che «solo il 5,2% dei progetti di nuove rinnovabili sottoposti a Via al ministero dell’Ambiente alla metà del 2023 è arrivato a conclusione».

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