Rudolf Buchbinder solista al pianoforte per il IV concerto della stagione Sinfonica del “Verdi”

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teatro verdi trieste francesco lanzillotta 1Sotto la direzione del M° Francesco Lanzillotta, musiche del triestino Visnoviz e Brahms

Quarto appuntamento con la stagione sinfonica del Teatro Lirico “G. Verdi” di Trieste: la prima esecuzione è ospite al Teatro Comunale “Giuseppe Verdi” di Pordenone giovedì 4 ottobre, mentre il pubblico a Trieste potrà assistere al concerto al “Verdi” venerdì 5 ottobre (ore 20.30) con replica pomeridiana sabato 6 ottobre (ore 18). Protagonista, l’Orchestra del Teatro Verdi diretta dal M° Francesco Lanzillotta, giovane direttore romano che ritorna dopo la calorosa accoglienza dell’anno scorso per dirigere un originale programma dedicato, nella prima parte, ad un compositore e pianista triestino, Eugenio Visnoviz, scomparso nel 1931 a soli venticinque anni. Il concerto si apre con la Gavotta e Musette per orchestra, in prima esecuzione moderna e Hochzeitsmusik 1931 per archi.

Cresciuto come compositore accanto ad Antonio Illersberg, il giovane Visnoviz ha lasciato alcune pagine da cui emerge una variegata cultura musicale che riflette le aspirazioni, gli umori e i colori dell’immaginario raffinato della Hausmusik mitteleuropea. Nato nel solco di quella koiné che vide come punti di riferimento Bach, Beethoven, Schubert, Mendelssohn, Schumann e Brahms, Visnoviz si presenta come un protagonista di quella grande stagione formatasi attorno alle figure di Mahler, Strauss e Busoni, che include anche i grandi compositori dell’Est europeo. Autore dotato, il giovane musicista sviluppò un personale disegno compositivo all’insegna di Brahms, da interpretarsi forse, come una fuga dalla realtà per una ricerca di sicurezza in un passato florido, mitteleuropeo, autenticamente triestino.

Fu considerato “una luminosa meteora musicale” da tutti i suoi contemporanei, unanimi nel riconoscergli soprattutto superlative qualità strumentali, non solo di solista. L’archivio quasi segreto del giovane talento è un lascito di composizioni, ricchissimo per quantità e varietà, che oltre ai brani dedicati al pianoforte, copre anche un camerismo raffinato, rimasto quasi del tutto inedito fino ad oggi. Da sottolineare a questo proposito che la partitura dell’ultimo brano proposto in questo concerto, l’Ouverture sinfonica in la minore, che completa l’omaggio all’artista triestino, affidata tramite il Maestro Luigi Toffolo, dal fratello di Visnoviz, Ermanno, al Teatro Verdi nel 1968, è stata ritrovata solo nel 1997 e viene proposta in prima esecuzione mondiale.

La seconda parte del programma propone invece un capolavoro già noto al grande pubblico amante del repertorio sinfonico: il Primo Concerto in re minore per pianoforte op. 15 di Johannes Brahms, la prima partitura orchestrale di Brahms che presenta un’attenzione all’orchestra e un senso così poderoso della costruzione che denunciano intenzioni abbastanza diverse da quelle che presiedono abitualmente, nella tradizione classico-romantica, al concerto per strumento solista e orchestra. Questo Concerto è l’espressione di quell’impegno sinfonico avvertito lungo tutta la vita da Brahms come sforzo tanto arduo quanto ineludibile: la composizione, prima di prendere la forma di un concerto, avrebbe dovuto essere una sinfonia a cui aveva cominciato ad attendervi fino dal 1854, su esortazione di Schumann. Ma intimidito dal compito troppo ambizioso, la trasformò in concerto terminato solo nel 1858 ed eseguito prima privatamente con l’autore come solista e poi pubblicamente ad Hannover il 22 gennaio 1859.

Il pianoforte in questa composizione non si pone in isolamento virtuosistico come un monologo, ma si inserisce in un rapporto profondamente dialettico con l’orchestra, coerentemente con il carattere drammatico e forte di alcuni aspetti stilistici, creando un insieme di grande originalità e compattezza espressiva. Al clima intenso e drammatico del movimento iniziale Maestoso, con la sua inquietudine ritmica, i trilli aspri dell’orchestra e del pianoforte, si contrappone il clima intenso e meditativo dell’ Adagio con il canto quasi processionale dell’orchestra e le filigrane irreali del pianoforte fino al finale, un Rondò (Allegro non troppo) pieno di energia e brio che recupera una dimensione più positiva ed estroversa scatenando il pianoforte solista in un dialogo serrato e brillante con una vivacissima orchestra.

Presente in precedenza sul palco del “Verdi” due uniche volte nel lontano 1988 e più recentemente nel 2006 con l’esecuzione del Concerto n. 21 in do magg per pianoforte e orchestra di Mozart, Rudolf Buchbinder è uno dei più importanti pianisti sulla scena internazionale, con un vasto repertorio che include anche numerose opere del XX Secolo. Altrettanto vasta è la sua discografia – più di 100 dischi.