Imu: mentre i proprietari di “prima casa” per il momento brindano, piangono gli imprenditori

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casa euro soldi 1Con il taglio della tassazione sulle abitazioni risparmio medio di 220 euro. Opposta la situazione sugli immobili produttivi, che quest’anno accrescono il loro livello di tassazione

Con l’abolizione dell’Imu sulla “prima casa” appena deliberata dal governo Letta, i maggiori benefici ricadranno sulle tasche delle famiglie laziali: a seguito di un gettito complessivo sulla “prima casa” che nel 2012 ha portato nelle casse dei Comuni laziali 753,2 milioni di euro, con il mancato pagamento dell’Imu le famiglie risparmieranno nell’arco dell’anno ben 457 euro. A ruota seguono quelle della Liguria: con un gettito complessivo annuo che nel 2012 è stato di 170,1 milioni di euro, pari ad una media per famiglia di 295 euro all’anno.

Al terzo posto di questa speciale graduatoria si piazzano le famiglie piemontesi: dopo aver pagato l’anno scorso ben 379,5 milioni di euro, il vantaggio su base annua sarà di 274 euro. Sono alcuni effetti economici segnalati dalla Cgia di Mestre che ha misurato i vantaggi economici che le famiglie italiane “godranno” dall’ abolizione dell’Imu sulla “prima casa” decisa dal Governo Letta, per una media di circa 220 euro a famiglia da Capo passero alla Vetta d’Italia.  

Se per i proprietari di case la decisione del governo è positiva, ben diversa è quella per gli immobili produttivi. “Capannone mio per piccino che tu sia, per lo Stato, resti una badia”. Rievoca un noto ritornello della tradizione veneta Giuseppe Sbalchiero, presidente di Confartigianato Imprese Veneto per evidenziare l’assurdità di un Governo che paragona i capannoni, i laboratori e le botteghe artigiane alle case di lusso, deluso per il mancato alleggerimento della tassazione sugli immobili aziendali. “Siamo delusi – afferma Sbalchiero -. Il Governo non ha ritenuto di alleggerire l’Imu alle imprese. I capannoni, i laboratori, i negozi, le botteghe per quest’anno rimangono equiparati alle abitazioni di lusso e continueranno a pagare fino all’ultimo euro e non si tratta di spiccioli. Gli imprenditori italiani hanno contribuito per 9,3 miliardi, somma pari al 39,1% del totale dei 23,7 miliardi di gettito Imu dello scorso anno. Ma da gennaio 2013 l’imposta municipale sui capannoni delle imprese è anche più costosa: infatti l’aumento automatico da 60 a 65 del moltiplicatore da applicare alle rendite catastali per gli immobili produttivi, scattato da inizio anno, ha fatto lievitare il prelievo Imu dell’8,3%, pari a 491,2 milioni di euro di maggiori tasse per le aziende italiane”.

Secondo l’organizzazione artigiana “i laboratori vanno esentati dall’imposta perché non sono beni strumentali esattamente come i terreni agricoli che hanno ottenuto la giusta esclusione. La preoccupazione maggiore è che questo nuovo aggravio sulle spalle di coloro che ancora hanno il coraggio di produrre e dare lavoro in questo Paese, rischia di essere un colpo mortale. Nei primi 6 medi del 2013 in regione Veneto, hanno chiuso 40 imprese artigiane al giorno. Temo si prospetti un autunno molto pesante anche per chi ci governa”.