Mazziotti: «la Camera non può rideliberare sulla norma già votata. I cambiamenti dovranno essere fatti al Senato». Divina: «faremo di tutto per difendere il diritto delle forze politiche della Regione ad essere rappresentate in Parlamento»
L’emendamento Bianciofiore alla nuova legge elettorale nazionale che solo un mese fa ha mandato in fibrillazione la maggioranza che regge il Governo Gentiloni, cancellando i collegi uninominali vigenti solo sul territorio del Trentino Alto Adige, non può esser nuovamente modificato alla Camera, ma dovrà essere emendato, sempre che lo sia, al Senato.
Secondo Andrea Mazziotti, presidente della Commissione Affari costituzionali della Camera, dove mercoledì prossimo riprenderà la discussione sulla legge elettorale, è netto: «per modificare l’articolo scaturito dall’approvazione dell’emendamento Biancofiore, serve un accordo forte tra i Partiti sul percorso parlamentare della legge elettorale, che riguardi anche il passaggio in Senato».
L’emendamento proposto dalla deputata azzurra altoatesina Michaela Biancofiore ha eliminato i collegi uninominali del Trentino Alto Adige, sostituiti dal proporzionale, adeguando il sistema elettorale locale a quello del resto del Paese. «La norma sul Trentino Alto Adige – ha sottolineato Mazziotti – non è più modificabile qui alla Camera né dalla Commissione né dall’Aula», in base al principio del “ne bis in idem”, cioè che la Camera non può modificare una norma da lei stessa votata. «Tuttavia quello del Trentino Alto Adige – sottolinea Mazziotti – è un tema politico forte per il Pd e per la Svp. Al Senato le norme sul Trentino possono essere modificate», per essere confermate dalla Camera in terza lettura.
Secondo il senatore leghista Sergio Divina «il ragionamento di Mazziotti è perfetto a norma di Regolamento. Toccherà a Senato decidere in merito all’emendamento Biancofiore, dove il centro sinistra ha una maggioranza più risicata che alla Camera. Per quanto mi riguarda, io farò tutto il possibile perché l’emendamento Biancofiore venga confermato anche al Senato. Ciò per ragioni di equità e di giustizia: cancellare il regalo politico che Renzi ha fatto a PD, SVP e PATT per incassare i loro voti aboliva di fatto la rappresentatività parlamentare di tutte quelle forze politiche esterne all’asse di centro sinistra autonomista». Secondo Divina «non è possibile assistere ad una palese sovra rappresentazione del centro sinistra a danno di tutte le altre forze politiche. Senza l’emendamento Biancofiore, Lega Nord, Forza Italia, M5S e formazioni minori avrebbero potuto avere solo un eletto in Trentino Alto Adige contro i dieci del centro sinistra autonomista, perdendo anche i 2/3 della quota di rappresentanza proporzionale. Un “cappotto” antidemocratico tipicamente renziano che è giusto e doveroso cancellare».
Una situazione che alzerà ulteriormente la fibrillazione esistente soprattutto in provincia di Trento in vista delle elezioni locali dell’autunno 2018, dove il Patt è alle prese con la tiepidezza dei partiti di centro sinistra dinanzi alla sua richiesta di confermare la presidenza autonomista della Provincia anche per la prossima tornata elettorale, presidenza conquistata più grazie alle beghe interne in casa PD che per i meriti degli autonomisti.