Il virtuoso del pianoforte Lukáš Vondráček alla Società Filarmonica di Trento

Recital del giovane artista ceco che a 32 anni può vantare oltre 1.000 concerti eseguiti nel mondo. 

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Lukáš Vondráček

Un giovane pianista è il protagonista del concerto del 4 dicembre prossimo (ore 20.30) della Società Filarmonica di Trento che vede sul palco della sala dei concerti alla tastiera dello Steinway gran coda un interprete dotato di un talento straordinario e precocissimo, Lukáš Vondráček -nato a Opava (Repubblica Ceca) nel 1986 – si è formato alla Hochschule di Vienna e all’Accademia di Musica di Katowice per completare il suo ciclo di studi al New England Conservatory di Boston, dopo il trasferimento in America nel 2009.

A venticinque anni Lukaš poteva contare già 900 concerti tenuti in 25 paesi diversi. Una carriera lanciata dall’affermazione in concorsi prestigiosi, ultimo dei quali, nel 2016, l’autorevolissimo Regina Elisabeth di Bruxelles giunto subito dopo la vittoria nel Concorso Repubblica di San Marino: una competizione, quest’ultima, istituita solo nel 2004, ma oggi tra le più prestigiose in assoluto, soprattutto dopo aver laureato artisti quali Beatrice Rana, Alexei Melnikov, Daniil Trifonov e, per l’appunto, Lukaš Vondraček.

Questo 2018, anno del suo arrivo a Trento, è assolutamente importante per il pianista ceco, che debutta con l’Orchestra di Tokyo alla Suntory Hall, con l’Orchestra Sinfonica di Stato di Mosca nella Grande Sala del Conservatorio di Mosca e con la Netherlands Philharmonic Orchestra al Concertgebouw di Amsterdam. Il suo arrivo a Trento susciterà un sicuro interesse perché il suo modo di suonare non è scontato, dettato da una personalità decisamente peculiare. Lukas Vondraček non cerca sonorità contemplative, ma si immerge totalmente nella partitura dando l’impressione anche fisica di voler entrare nel pianoforte. A rapire gli ascoltatori saranno i suoi improvvisi scatti di energia distribuiti con passione nelle scritture sempre analizzate nei loro minimi particolari.

Lukáš Vondráček propone un programma basato su alcune “ultime” opere pianistiche, pagine che sull’onda dell’ideale autoriale romantico, storiograficamente sono state considerate come momenti decisivi per il progresso dell’arte musicale. La Sonata D 960 di Schubert fu terminata il 26 settembre 1828, a meno di due mesi dalla sua morte avvenuta a soli trentuno anni. Robert Schumann, che ne fu il dedicatario postumo, fu il primo a enfatizzarne il mito del “canto del cigno”, come scrisse nella sua Neue Zeitschrift für Musik: “Non sono riuscito a sapere se [la sonata] sia stata composta nel suo letto di morte o meno: dalla musica stessa sembra di poter concludere per la prima ipotesi, perché con la triste parola ‘ultimissima’ la fantasia s’accende dall’idea della vicina dipartita”. Schumann non manco di sottolinearne lo slancio creativo, che pare riflettersi nelle lunghe linee melodiche schubertiane: “c’è uno sviluppo di certe idee rispetto all’intreccio di frase in frase. Come se tutto ciò non potesse aver mai fine, come se non fosse mai in imbarazzo di proseguire”.

Anche la Sonata op. 109 (1821) di Beethoven appartiene all’ultimo periodo di creatività del compositore e fu concepita parallelamente alla stesura di opere monumentali quali la Missa Solemnis e la Nona Sinfonia. Ai due movimenti veloci segue un Andante molto cantabile ed espressivo che dà vita a sei variazioni, una forma che come noto fu il maggiore centro d’interesse dell’ultimo Beethoven. Il genere della polacca, di cui oggi ascoltiamo l’ultimo numero in catalogo, fu invece uno dei laboratori di sperimentazione pianistica prediletti di Chopin. Durante la composizione della sua Polonaise-Fantasie op. 61 (1845), egli scrisse alla sua famiglia che stava lavorando su “qualcosa che ancora non so come intitolare”. Era difficile trovare un termine per cristallizzare la varietà delle ambiguità formali di quest’opera, considerata da molti come espressione più alta dell’audacia e del pensiero musicale del compositore.

 

Programma

 

F. Chopin (1810 – 1849)

Polonaise-Fantasie in La bem. magg. op. 61

 

L. v. Beethoven (1770 – 1827)

Sonata per pianoforte n. 30 in Mi magg. op. 109

Vivace ma non troppo; Prestissimo; Andante molto cantabile ed espressivo

 

F. Schubert (1797 – 1828)

Sonata n. 23 in Si bem. magg. D 960

Molto moderato; Andante sostenuto; Scherzo. Allegro vivace con delicatezza; Allegretto ma non troppo

 

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