Concessione A22 “in house”, tra i soci cresce la voglia di gara europea

Troppi vincoli nel bando proposto dallo stato, tra cui l’esproprio degli utili degli ultimi quattro anni di gestione a concessione scaduta. All’assemblea del 14 dicembre la decisione definitiva. 

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concessione A22 autobrennero

Si fa più ingarbugliata la vicenda del rinnovo trentennale della concessione A22, che dovrebbe vedere il passaggio dall’attuale Autostrada del Brennero Spa alla nuova concessionaria “in house” BrennerCorridor Spa.

Oltre all’eccessiva ingerenza dello Stato nel comitato di gestione su nomine, progetti e strategie, sul piatto dei soci dell’assemblea del prossimo 14 dicembre ci sono anche altre due temi, forse più pesanti della stessa questione gestionale. Secondo la delibera approvata dal Cipe che i soci si preparano ad impugnare, c’è l’inaspettato esproprio degli utili generati da Autobrennero negli ultimi 4 anni, dalla data di scadenza della concessione ad oggi: 72,7 milioni nel 2014, 76,4 nel 2015, 71,7 nel 2016 e 81,7 nel 2017. 302,5 milioni di euro già ripartiti tra i soci pubblici che li hanno anche spesi che ora il governo vuole indietro. Ma a pesare sono anche i previsti 800 milioni di investimenti in opere pubbliche sul territorio che il Cipe ha cassato in quanto non finanziabili dalla tariffa di pedaggio approvata dall’Art, più bassa rispetto a quanto previsto dal piano finanziario proposto dai soci di BrennerCorridor.

Tra i 302,5 milioni da restituire allo Stato e gli 800 milioni di minori investimenti sul territorio, oltre alla questione della gestione della nuova concessionaria, si fa sempre più strada l’ipotesi di buttare all’aria quattro anni di estenuanti trattative con Roma e Bruxelles per dribblare la gara pubblica europea per il rinnovo della concessione A22 e tornare all’ipotesi di partenza, decisamente più lineare. Puntare alla gara pubblica avrebbe alcuni ineludibili vantaggi: ricacciare dalla finestra l’intromissione dello Stato nella gestione dell’A22, cancellare la necessità di mettere in pista un nuovo veicolo societario (si mette in pista il concessionario attuale Autobrennero) con tutte le necessità di pagare subentri e liquidazioni varie, si liberano le risorse fin qui accantonate per il fondo pro ferrovia (circa 400 milioni di euro dopo il passaggio della falce fiscale sul “tesoretto” di circa 700 milioni di euro) e mano libera sul piano degli investimenti a favore dei territori.

L’impugnativa nei confronti della delibera del Cipe serve soprattutto ad evitare l’esproprio degli utili maturati e distribuiti ai soci negli ultimi 4 anni, mentre sulla questione della gestione potrebbe esserci un’apertura da parte dell’Unione Europa, dove la DG Grow della Commissione pare avere ammorbidito la sua posizione sulla necessità di avere una posizione di primazia dello Stato sulla gestione della società “in house” BrennerCorridor. Mentre pare di difficile superamento lo scoglio del taglio degli investimenti a favore del territorio.

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