Il settore della componentistica automotive in Veneto

Trend positivo, con punte di eccellenza grazie all’innovazione, ma ancora poco espresse le potenzialità di crescita. Ridotta la propensione a investire per innovare processi e prodotti, e a farlo in alleanza con altri. 

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componentistica automotive in Veneto

Secondo l’ultimo rapporto dell’Osservatorio sulla componentistica automotive, che vede coordinatore scientifico il CAMI (Center for Automotive and Mobility Innovation) del Dipartimento di management dell’Università Ca’ Foscari Venezia, realizzato in collaborazionecon ANFIA (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica) e Camera di commercio di Torino, cresce anche in Veneto il settore della componentistica dell’automobile.

Il comparto della componentistica automotive si attesta per il 2017 sui valori positivi della media nazionale con un +7% di fatturato e un +1,5% di addetti, ed evidenziando buone performance e capacità di penetrazione in nuovi mercati. Un settore dell’economia veneta che, al contempo, rivela però potenzialità ancora inespresse, e una propensione a investire in innovazione a tutt’oggi piuttosto frenata, pur mostrandosi attenta alle sue dinamiche: poche figure interne ad alta formazione impiegate in ricerca e sviluppo e contenute risorse investite negli indispensabili cambiamenti tecnologici che stanno disegnando l’orizzonte del futuro per il settore, come pure ridotta predisposizione a cercare partnership esterne.

«L’analisi, che è la prima a presentare un focus regionale – spiega Francesco Zirpoli, direttore scientifico del CAMI –, evidenzia un panorama complessivo di buona tenuta e di crescita globale, con punte di eccellenza concentrate su alcune aziende che perseguono con determinazione qualità e innovazione, premiate da questo in termini di competitività e di traguardi economici. Ma nonostante i notevoli punti di forza – prosegue Zirpoli –, il comparto presenta in Veneto alcune criticità sul fronte dell’innovazione, che non consentono alla filiera regionale di distinguersi e di emergere come potrebbe».

E di potenzialità del settore componentistica automotive ce ne sono davvero. Sebbene la compagine delle aziende venete costituisca solo l’8% (176) del complessivo nazionale, con 2,8 miliardi di fatturato nel 2017 e oltre 9.000 addetti, di fatto «il settore della componentistica trova nel nostro territorio molteplici specializzazioni – evidenzia Anna Moretti, coordinatrice scientifica dell’Osservatorio nazionale insieme a Zirpoli –, che ci caratterizzano proprio per la particolare ampia rappresentatività delle diverse categorie di attività connesse all’industria automotive»: si va dalla produzione degli interni in pelle, soprattutto per auto di lusso, a quella di batterie di avviamento, o ancora la produzione di vetri e parabrezza, la diagnostica, la componentistica meccanica e di precisione, gli impianti di verniciatura. E ancora, la filiera veneta vede una presenza significativa sia nei primi livelli, ossia imprese che si occupano della progettazione e della realizzazione di parti e componenti ad alto valore aggiunto, che nei livelli successivi, cioè la produzione più standard.

«Per una nicchia delle nostre imprese – sottolinea sempre Moretti – la crisi globale ha posto sfide nuove affrontabili solo attraverso l’innovazione e l’internazionalizzazione, due dimensioni strettamente connesse perché è solo con la prima che si rendono i prodotti competitivi sui mercati internazionali: pensiamo al fronte dell’alimentazione ibrida ed elettrica, dei veicoli autonomi, delle auto connesse. Alcune aziende hanno saputo attrezzarsi bene, ma mediamente gli investimenti per l’acquisizione di risorse umane formate, da un lato, e la scarsa numerosità di relazioni di collaborazione orientate allo sviluppo di progetti di innovazione congiunta dall’altro, sembrano limitare ancora il pieno dispiegarsi delle potenzialità delle imprese del territorio regionale».

L’Osservatorio restituisce anche altri dati aggiornati, utili ad avere una fotografia di questo particolare settore del manifatturiero veneto e a conoscerne più nel dettaglio trend e tratti distintivi.

Per quanto concerne la distribuzione provinciale delle realtà, oltre il 50% trova sede a Vicenza (30%) e a Padova (24%); seguono Treviso (17%), Verona (14%), Venezia (9%) e, ultime, Rovigo (4%) e Belluno (2%). Si tratta, come già noto, per lo più di aziende di piccole dimensioni, in grande maggioranza subfornitori e specialisti: il 46% di loro impiega tra i 10 e i 50 addetti, il 23% da 100 a 250, il 10% oltre 250, infine il 21% si compone di microimprese (meno di 10 addetti).

Rispetto alle categorie di attività, la più rappresentata (48%) è senz’altro quella degli specialisti (imprese che, grazie alla loro elevata specializzazione, sono in grado di produrre parti e componenti ad alto contenuto tecnologico con specificità che costituiscono un vantaggio competitivo), che vede anche una percentuale maggiore di imprese medio-grandi, mentre conta una minore rappresentatività quella delle attività di Engineering&Design (3% sul totale regionale, rispetto alla percentuale nazionale del 7%), costituita soprattutto da aziende di piccole dimensioni.

La ricerca sulla componentistica automotive del Veneto si è poi concentrata ad indagare per circa 30 imprese (pari al 16% del complessivo regionale censito) le attività di innovazione messe in campo: un campione significativo anche se esiguo, perché comprendente le maggiori imprese della componentistica automotive veneta, sia in termini di addetti (85% del totale) che di fatturato (74%, anno 2016).

Sul fronte degli investimenti, il 17% delle imprese rispondenti dice di non investire alcuna quota del proprio fatturato in attività di ricerca e sviluppo, il 47% vi destina dall’1% al 3%, il 23% una quota pari al 4-5%.

Guardando poi alle risorse umane, l’87% delle imprese venete intervistate (media nazionale: 84%) ha almeno un addetto laureato in azienda, e precisamente il 50% impiega tra l’1% e il 9% di laureati (in linea con la media nazionale), il 17% tra il 10% e il 24%, il 20% tra il 25% e il 49%. Nessuna impresa veneta, invece, supera il 50% di impiegati laureati in azienda, contro una media nazionale che tocca invece il 7%.

Nello specifico del personale impegnato sul fronte della ricerca e sviluppo poi, il 23% delle imprese rispondenti dichiara di non aver alcun addetto alla R&S, per il 40% si tocca la percentuale minima dell’1-4%, mentre il 27% impiega dal 5% al 20% di addetti.

Sul versante invece dei risultati delle attività d’innovazione, il 52% del campione indagato dichiara di aver realizzato almeno una innovazione di prodotto nel triennio precedente, contro il 56% della media nazionale; dello stesso campione, il 58% dice di aver introdotto invece almeno una innovazione di processo, rispetto a una media nazionale che arriva al 78%. Mediamente in Veneto l’innovazione, anche per le grandi imprese, è realizzata internamente nel 56% dei casi, e solo nel 26% dei casi in collaborazione con altre imprese e/o istituzioni: bassa è la predisposizione allo sviluppo di progetti innovativi congiunti.

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