Trentino, garantire la sostenibilità ambientale e sociale

Tonina: «rivedere le modalità della mobilità, sostenendo quella personale a ridotto impatto ambientale». 

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Mario Tonina, assessore all'ambiente ed energia della provincia di Trento

«In tema di ambiente anche il Trentino è ad un bivio, con la necessità di garantire ad un territorio di montagna la sostenibilità ambientale e sociale» esordisce l’assessore all’ambiente e energia della provincia di Trento, Mario Tonina, che ribadisce come in campo energetico «è necessario garantire azioni locali che possano stimolare ulteriormente l’efficientamento energetico e la riduzione complessiva dell’utilizzo di fonti energetiche fossili».

Tonina, in quest’intervista, fa il punto sulle politiche sulla sostenibilità che il Trentino intende attuare nel prossimo futuro, al fine di ridurre l’impatto ambientale. Sul tavolo una serie di proposte che vanno dall’efficientamento energetico del patrimonio immobiliare, ad iniziare da quello pubblico, alla mobilità personale anche al fine di decongestionare le aree urbane.

In vista di “Trentino Clima 2019” come intende agire la Provincia?

E’ necessario attivare una regia che faccia sintesi di una serie di esigenze e di problematiche che si devono affrontare e risolvere al più presto, ad iniziare da quella della mobilità quotidiana legata al pendolarismo tra il capoluogo e le valli. Personalmente, in 35 anni di vita da pendolare, constato ogni giorno come la situazione stia peggiorando, con una sempre più marcata congestione del traffico attorno alle due principali realtà della Provincia, Trento e Rovereto. Oltre a ripensare la mobilità privata, è necessario sfruttare maggiormente le nuove tecnologie per fare lavorare le persone sul loro luogo di residenza, riducendo il pendolarismo, spingendo sul telelavoro per tutte le mansioni dove questo sia possibile, oltre a favorire un trasporto pubblico migliore sia sull’asta dell’Adige che tra Trento e Rovereto e le vallate.

In tema di sostenibilità della mobilità par di capire che la Provincia intenda favorire una mobilità personale meno impattante.

Sulla linea tracciata dal Governo nazionale, la Provincia ha stanziato consistenti benefici per chi acquista un’auto elettrica, ma i risultati sono ben al di sotto delle aspettative e il contributo pubblico è spesso utilizzato da chi non ne avrebbe bisogno per acquistare la seconda o terza auto. Credo sia necessario un aggiustamento delle politiche incentivanti, portando il contributo pubblico dall’auto all’acquisto di scooter elettrici e biciclette a pedalata assistita, con particolare attenzione verso quest’ultime che, oltre a decongestionare il traffico, hanno anche effetti positivi sulla salute delle persone perché favoriscono l’attività fisica in una società sempre più sedentaria. Una bicicletta elettrica può essere una valida alternativa all’auto anche nella mobilità di 20-30 chilometri di raggio, sfruttando la capillare rete delle piste ciclabili che la Provincia ha realizzato negli ultimi anni.

Biciclette elettriche per tutti, quindi…

No, non per tutti. Gran parte delle aree urbane del Trentino sono pianeggianti, per cui basta anche solo la bicicletta tradizionale a spinta umana. La bicicletta in tutte le sue declinazioni è un mezzo di mobilità eccezionale, specie nell’ottica della sostenibilità, e voglio agire anche sulla sensibilità dei datori di lavoro per attuare politiche congiunte per attivare una mobilità più sostenibile alternativa all’auto privata, magari erogando congiuntamente un sostegno economico a quei lavoratori che scelgono la bicicletta per i loro spostamenti casa-lavoro.

Dagli Stati generali della montagna è venuto l’appello ad incentivare la creazione di posti di lavoro nelle valli per evitare lo spopolamento e migliorare la sostenibilità del territorio. Cosa intende fare la Provincia?

Credo che le nuove tecnologie informatiche e di comunicazione possano fare molto in quest’ambito. Il Trentino si è già dotato di una capillare rete in fibra ottica che raggiunge tutti i comuni attraverso cui il telelavoro è una realtà possibile. Serve un cambio di mentalità e uno sforzo organizzativo per passare da una struttura accentratrice ad una decentrata, soprattutto per quei servizi e mansioni che non prevedono il contatto con il pubblico. Se guardo tra quanto accade nella “macchina” organizzativa provinciale, con molti dipendenti pendolari, credo che tanti dei loro incarichi potrebbero essere svolti tranquillamente da casa loro, visto che ormai tutte le pratiche sono gestite elettronicamente. Anche qui, si tratta di passare da un concetto di prestazione di lavoro basata sulle ore trascorse in ufficio ad una focalizzata sulle prestazioni da effettuare nell’arco di un determinato lasso temporale, anche per venire in contro alle esigenze personali dei lavoratori e delle loro famiglie.

Tra le azioni di sostenibilità ambientale che intende intraprendere nel 2020 c’è l’efficientamento energetico degli edifici pubblici.

Mentre i privati si sono già mossi con successo per ridurre i consumi energetici degli edifici ricorrendo a cappotti termici, finestre ad alto isolamento e a nuovi impianti di generazione del calore, la proprietà pubblica è ancora in gran parte ferma, con tanti, troppi edifici di sua proprietà non ancora adeguati ai nuovi standard energetici. Vogliamo attivare un piano che consenta la riqualificazione di questi edifici, dalla stessa sede della Provincia ai tanti municipi, scuole, case di riposo, attivando tutte le vie possibili. Riqualificazione energetica che non riguarda solo gli edifici, ma anche altre strutture, ad iniziare dalla gallerie sulla viabilità provinciale, che sono ancora quasi tutte con un’illuminazione con lampade al sodio per portarle ai più moderni ed efficienti (anche sotto il profilo della qualità dell’illuminazione) impianti a Led.

Sempre in ambito immobiliare, c’è un forte impulso al recupero del patrimonio esistente piuttosto che andare verso nuove aree edificabili.

In quasi tutti i comuni ci sono realtà del centro storico o delle frazioni che sono abbandonate e che costituiscono fonte di una pluralità di problemi: da quelli meramente estetici di un edificio trascurato ed abbandonato che non giova alla bellezza paesaggistica, alla sicurezza per la pubblica incolumità per pericoli di crolli o di incendio. L’obiettivo è favorire il più possibile il recupero degli edifici esistenti nei centri storici e nelle frazioni non più utilizzati, prevedendo forme di intervento a favore dei privati, se ancora esistono, o dei comuni per destinarli ad alloggi popolari o a canone calmierato, oppure per favorire la nascita di nuove forme di accoglienza turistica diffusa o per necessità sociali. Per edifici privati di grandi dimensioni, vogliamo prevedere la possibilità di far intervenire cooperative per aiutare i proprietari nella loro ristrutturazione e trasformazione in più appartamenti da cedere ad altre famiglie interessate.

Potrebbe essere un’azione per risollevare il settore dell’edilizia dalla grande stagnazione.

Sicuramente, anche perché è possibile cumulare diversi tipi di sostegni: dal recupero fiscale del 50% o del 65% per la riqualificazione energetica che nel caso dei condomini la Provincia sconta in anticipo agli aventi diritto riducendo subito l’ammontare del costo sostenuto, provvedimento che sarà confermato anche negli anni a venire. Ai sostegni che lo stesso Governo ha in via di approvazione, come la defiscalizzazione al 90% dei costi per il rifacimento delle facciate degli edifici. C’è pure la possibilità che sia la stessa Itea (l’Istituto trentino per l’edilizia abitativa, ndr) ad intervenire affiancandosi ai privati o sostituendoli in toto. Si tratta di interventi che hanno una notevole forza di volano dell’economia, che con contenuti interventi finanziari pubblici mettono in moto una superiore massa di investimenti dei privati, che generano lavoro locale e gettito tributario per le casse dell’Autonomia trentina. Un volano virtuoso sia per la collettività che per l’ambiente.

Guardando al futuro, cosa intende fare la Provincia per l’economia dell’idrogeno?

Siamo ancora in una fase iniziale di sperimentazione in collaborazione con la Fondazione Kessler, ma è ancora prematuro, anche se potrebbe essere una leva strategica per supportare la maggiore diffusione delle energie rinnovabili, dal solare all’eolico, come fattore di accumulazione dell’energia in eccesso da utilizzare nelle fasi di mancata produzione delle rinnovabili.

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