“Fase 2”: sollevazione unanime delle categorie economiche contro il rinvio delle aperture

Confartigianato, Confcommercio, Cna, Confapi, Federcuochi protestano con il governo BisConte: «piano timido e confuso da cambiare subito, pena la chiusura definitiva di migliaia di aziende».

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decreto agosto
Il decreto "Agosto" e il presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte.

La sceneggiata serale messa in atto a reti quasi unificate dal premier Giuseppe Conte è riuscita nel mettere assieme tutte le categorie dell’artigianato, dell’impresa e del commercio verso la decisione contenuta nel Dpcm (decreto presidente del Consiglio dei ministri) che rinvia la riapertura al 18 maggio o, peggio, al 1 giugno prossimo, esponendo così centinaia di migliaia di piccole e medie aziende al rischio di chiusura definitiva per carenza di liquidità.

L’appello delle categorie produttive è unanime: «si modifichi subito il calendario proposto, facendo aprire subito le attività che possono garantire la sicurezza».

«Siamo esterrefatti. La modalità della conferenza stampa notturna, quasi indecifrabile, un Dpcm che rimandal’apertura dell’acconciatura estetica di altri 35 giorni in modo incomprensibile ed inaccettabile di fronte a serie proposte sulla sicurezza avanzate dalla nostra organizzazione, una mancanza di coraggionell’autorizzare la ripartenza del manifatturiero (moda, mobili e metalmeccanica) di un’altra settimana anche di fronte ad un documento INAIL che ne certifica il basso rischio. Il passaggio di ieri sera del Governo ci ha profondamente delusi e preoccupati anche per le crescenti tensioni sociali!” afferma il presidente di Confartigianato Imprese Veneto, Agostino Bonomo.

«Pavido, illiberale e potenzialmente suicida». Il presidente di Confapi Padova, Carlo Valerio, bolla così quanto emerso dall’ultima conferenza stampa del premier Conte e dal susseguente Dpcm del 26 aprile. «È l’ennesimopasticcio normativo, con cui si è perso ulteriore tempo. Ma il problema è che le Pmi, di tempo non ne hanno più. Da settimane Confapi è all’opera su tutti i piani – nazionale e locale – per attuare al meglio la “Fase 2”. Il Governo doveva essere più coraggioso. Ne va della stessa sopravvivenza della nostra economia, della nostra società. Il punto è proprio questo: alle aziende in sicurezza doveva essere data la possibilità di riaprire prima, senza badare ai codici Ateco, ma alle loro effettive condizioni. Chiunque creda di poter distinguere il lavoro con i soli codici Ateco non ha evidentemente alcuna cognizione del mondo produttivo delle Pmi, vera spina dorsaledell’economia Italiana. Il tutto mentre i nostri competitors europei si sono rimessi in moto, guardando, appunto, all’effettiva capacità delle imprese di mettersi in sicurezza. Ed è o non è illiberale penalizzare le nostre aziende rispetto a quelle tedesche e francesi?»

«Incomprensibile ed inaccettabile»: è con queste parole che i presidenti degli Acconciatori  e degli Estetisti di Confartigianato Alto Adige lvh.apa, rispettivamente Sigrid Terleth e Karin Ploner, hanno accolto la decisioneresa nota nottetempo dal premier Conte che rinvia la riapertura dei saloni di acconciatori ed estetisti fino al prossimo 1° giugno. «Nessun altro settore opera con lo stesso livello di igiene e sicurezza utilizzato, da sempre, nel nostro comparto –affermano le due artigiane altoatesine -. È fuori discussione che la salute e la necessità di evitare un’ulteriore diffusione del virus abbiano priorità assoluta. Proprio per questo ci siamo impegnati ad elaborare una serie di ulteriori proposte concrete, studiate per garantire un lavoro sicuro a contatto con i clienti. Ora invece riceviamo questo vero e proprio schiaffo al volto». Un settore, quello della cura del corpo, che a livello nazionale calcola perdite per la chiusura obbligata da Coronavirus per almeno 1,1 miliardi di euro.

Sempre dall’Alto Adige protesta Confcommercio: «è ora di finirla. La nostra pazienza è al limite! Il presidente Conte ha preso una decisione catastrofica per le nostre 3.700 aziende del commercio al dettaglio attualmente chiuse, con migliaia di dipendenti: esse, infatti, dopo 53 giorni di chiusura obbligata, non potranno, come annunciato, riaprire il 4 maggio, ma ben due settimane dopo, il 18 maggio – afferma critico il presidentedell’Unione, Philipp Moser -. Io personalmente e migliaia di altri imprenditori siamo davvero stufi, e ciopporremo con decisione. Abbiamo bisogno di una soluzione autonoma per l’Alto Adige, perché il 4 maggiovogliamo tornare a lavorare! Le nostre aziende associate faranno fronte comune, e noi le sosterremo con tutti i mezzi a nostra disposizione. Non possiamo subire questa nuova proroga, che riteniamo assolutamente inaccettabile».

«Ieri sera ho appreso la decisione del Governo di rinviare al 1° giugno la riapertura di acconciatori e centri estetici. Sono sconcertato e incredulo per una situazione assolutamente inaccettabile: acconciatori ed estetisti non possono pagare un prezzo più alto rispetto ad altri – dice il presidente dell’Associazione artigianidel Trentino, Marco Segatta -. Le imprese del benessere sono arrivate ad un punto di non ritorno: se non si permette loro di ripartire subito si rischia il tracollo del settore».

«Non accettiamo questa impostazione – spiega il vicepresidente vicario di Confcommercio Trentino, MassimoPiffer. Non è questo il modo di garantire la ripresa al sistema Paese: così il terziario viene pesantementedanneggiato e rischia di subire un tracollo irreversibile. Si è deciso per la riapertura di alcune tipologie di esercizi commerciali, lasciandone fuori molti altri».

Grido di allarme contro la “Fase 2” anche dal settore della ristorazione: «Rinviare la riapertura al 1° giugno significa far morire la ristorazione già agonizzante dopo mesi di mancati incassilamenta Federcuochi -. La decisione del governoConte è il colpo di grazia ad un comparto che produce un indotto miliardario per tutto il Paese e che non riesce più a sostenere questo fermo. Ogni giorno riceviamo il grido d’aiuto dei nostri associati – denuncia Federcuochi – dalle famiglie impegnate nei ristoranti o nei catering rimaste senza lavoro e senza soldi, ai 400.000 lavoratoristagionali rimasti a casa senza prospettive di guadagno».

«Un’agenda folle sulla “Fase 2”. Il ritardo con cui si intende far riaprire negozi, pubblici esercizi e professionidel terziario è inaccettabile – afferma il presidente di Confcommercio Friuli Venezia Giulia, Giovanni Da Pozzo-. Trovo incomprensibile una previsione di riapertura il 18 maggio per le attività commerciali e il 1° giugno per bar e ristoranti».

«Sconcerto per il cronoprogramma della “Fase 2anticipato dal premier Conte. I servizi alla persona, un settore già molto attrezzato per le misure igieniche e di sicurezza, non può aspettare il 1° giugno per riaprire.Non concepibile neppure la data del 18 maggio per il riavvio di negozi. E’ un calendario che affossa le imprese» afferma il presidente di Confartigianato Imprese Friuli Venezia Giulia, Graziano Tilatti.

«Desta sconcerto e rabbia il fatto che nel Dpcm del 26 aprile non si faccia alcuna menzione a una possibile data di riapertura delle imprese di acconciatura ed esteticaafferma Cna -. L’ennesima dichiarazione in conferenza stampa del presidente del Consiglio, che lascia intendere uno slittamento del riavvio di tali attività a giugno, è intollerabile. Rappresenta una condanna a morte per l’intero settore che rappresenta 135.000 imprese e oltre 260.000 addetti».

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