Indennizzi da Coronavirus: il governo BisConte riporta alla lotta di classe

I professionisti iscritti agli enti previdenziali privatizzati, a differenza di quelli Inps, devono attendere un nuovo decreto per avere accesso all’elemosina da 600 euro per i mesi di aprile e maggio, oltre ad essere al momento esclusi dall’erogazione dei risarcimenti a fondo perduto. Proteste delle associazioni di categoria e della politica. De Bertoldi: «attacco ingiustificato alle libere professioni italiane».

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cida questione del lavoro autonomo sottopagato

Il decretoRilancio” si conferma un provvedimento monstre, un’accozzaglia di provvedimenti disparati, spesso privi di sincronizzazione tra loro (una elementare norma da buon legislatore avrebbe dovuto consigliare di suddividere il decreto “Rilancio” in almeno di una decina di sincoli provvedimenti di argomento omogeneo), con il risultato che le prime letture anche degli operatori professionali emerge un intrico inestricabile di norme tra loro contrastanti, con un provvedimento su tutti che sta riportando l’Italia del governo BisConte (e della maggioranza delle quattro sinistre, il governo più a sinistra della storia repubblicana) alla lotta di classe, alla contrapposizione tra Cipputi e i colletti bianchi dei professionisti.

Nei vari provvedimenti presidenziali, una cosa è emersa in tutta chiarezza: il governo BisConte ama poco o nulla quei circa 2 milioni di lavoratori autonomi, professionisti che hanno l’unica colpa di essere iscritti a ordini e a casse previdenziali privatizzate. A differenza dei lavoratori autonomi iscritti all’Inps, i professionistiordinisticisono esclusi dall’erogazione immediata (che Inps sta già lodevolmente erogando agli aventi diritto) dell’elemosina di 600 euro per i mesi di aprile e maggio (dovranno attendere l’emanazione di un ulteriore decreto interministeriale da emanare entro 60 giorni dall’emanazione del decreto “Rilancio”) e dall’erogazione degli indennizzi a fondo perduto. Cose che hanno fatto scattare la reazione indignata da parte delle categorie professionali interessate coinvolte loro malgrado in una moderna lotta di classe.

Secondo quanto denuncia il presidente dell’Adepp (associazione delle casse di previdenza dei professionisti), Alberto Oliveti, «una disattenzione nel decretoRilancio” rischia di penalizzare i professionistiordinistici” che hanno ricevuto il bonus di 600 euro a marzo in quanto l’art. 78 del Dl 34/2020, parla dei 600 euro per il Fondo per il reddito di ultima istanza portato a 1,150 miliardi per erogare anche per i mesi di aprile e maggio l’indennità ai professionisti iscritti alle Casse. Il successivo articolo 86, però, esclude la possibilità di cumulare l’indennità dell’articolo 78 con quella dell’articolo 44 del Dl 18/2020 (i 600 euro di marzo). Confidiamo che si tratti di un errore materiale che venga corretto al più presto». 

Ma questo non è che l’inizio: se l’errore sull’erogazione dei 600 euro può essere dovuto ad un errore nella compilazione del decreto monstre, non può essere stata che intenzionale l’esclusione delle professioniordinistiche” dagli indennizzi a fondo perduto. Esclusione ha spinto i presidenti dei commercialisti e dei consulenti del lavoro a decidere di disertare l’incontro sul contributo a fondo perduto organizzato dall’Agenzia delle Entrate. «Nulla contro l’iniziativa delle Entrate – spiega il presidente della categoria, Miani – ma vogliamo dare un segnale politico perché è grave questa esclusione dei professionisti senza giustificazione; le professioniordinistichestanno soffrendo come le altre realtà economiche».

Drastico anche il giudizio del senatore di Fratelli d’Italia, Andrea de Bertoldi, coordinatore della Consulta parlamentari commercialisti: «con questo governo è saltato ogni limite e rispetto istituzionale: da quando il presidente Conte ha deciso di governare attraverso il ricorso agli atti amministrativi, emanando decreti ripetitivi senza attendere le conversioni in legge dei precedenti ed ignorando quindi il Parlamento e la Costituzione, anche gli organi ed enti dell’amministrazione invadono le prerogative della politica e debordano dalle loro competenze». 

De Bertoldi critica anche l’atteggiamento supponente da parte dell’Agenzia delle entrate: «dopo aver incredibilmente minacciato milioni di atti ed accertamenti in piena emergenza Covid-19, ha pure deciso di attaccare gli organi istituzionali delle libere professioni italiane. A fronte della decisione dei Consigli nazionali dei commercialisti e dei consulenti del lavoro di disertare l’incontro tecnico organizzato dall’Agenzia sulle procedure telematiche per il contributo a fondo perduto quale civile forma di protesta per l’esclusione dei professionisti da quel medesimo contributo, l’Agenzia si è permessa di giudicare e dichiarare che sarebbe “una scelta che rischia di danneggiare i loro clienti e le piccole, imprese, artigiani e commercianti”, che invece in questo particolare momento avrebbero bisogno soltanto di ricevere prima possibile i soldi del contributo». 

Sulla possibilità che la norma possa essere riveduta e che anche i professionisti iscritti alle Casse private possano accedere ai finanziamenti a fondo perduto si è espressa positivamente, intervenendo ad un’iniziativa promossa dagli Enti degli esperti contabili e dei ragionieri, la sottosegretaria al ministero del Lavoro, Francesca Puglisi: «abbiamo fatto uno sforzo enorme per dare risposte concrete all’emergenza causata dal nuovo coronavirus approvando di fatto due decreti equiparabili a vere e proprie manovre di bilancio in pochissimo tempo. Ovviamente ci sono diversi punti che possono essere integrati o migliorati e in questo l’aiuto e il confronto con i professionisti è fondamentale. Come ad esempio il tema dell’esclusione dei professionisti stessi da misure a fondo perduto che auspico possa essere corretto dal Parlamento in sede di conversione del decreto in legge».

Un’apertura che però che il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, intervenendo alla trasmissione televisiva, ha invece escluso perché «i professionisti sono persone e beneficiano delle indennità di 600 euro, quindi non hanno diritto ai contributi a fondo perduto delle imprese». 

Dichiarazioni che il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, ha definito «inaccettabili e superficiali. Le dichiarazioni di Gualtieri denotano una preoccupante e pericolosa approssimazione su un settore economico, quello degli studi professionali, che occupa 900.000 lavoratori tra dipendenti e collaboratori e muove un volume d’affari di circa 210 miliardi di euro all’anno». 

Non solo: «ci troviamo di fronte a una visione ottocentesca dell’economia che inquadra ancora il lavoro professionale con la lente delle corporazioni – rimarca Stella -. Evidentemente, al ministro Gualtieri sfugge la nozione di impresa, così come formulata nelle raccomandazioni della Commissione europea, che considera impresaogni entità”, a prescindere dalla forma giuridica rivestita, che eserciti un’attività economica. Il decretoRilanciosegna un punto di non ritorno e faremo valere in tutte le sedi i diritti di 2 milioni di professionisti contro una norma discriminatoria e palesemente incostituzionale», tanto da valutare attentamente «la possibilità di impugnare i contenuti del decretoRilanciodinanzi alla Corte costituzionale se il Parlamento, nel corso della discussione e approvazione finale, non porrà rimedio ad un inutile trattamento iniquo».

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