Reddito di cittadinanza, il bilancio Inps certifica il fallimento grillino

Secondo la relazione della Corte dei conti, a fronte di quasi 20 miliardi di spesa nel triennio creati solo 536 posti di lavoro tra i percettori. 

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Reddito di cittadinanza

Il fallimento del reddito di cittadinanza è contenuto nella relazione della Corte dei conti relativo alla gestione del provvedimento da parte dell’Inps, con dati che gridano vendetta nell’ambito dei risultati nel triennio di validità del provvedimento con cui i capibastone del M5s, dal trombato Luigi Di Maio ad un redivivo Giuseppi Conte, ne hanno fatto un voto di scambio durante la campagna elettorale delle Politiche 2022, specie nelle regioni del Sud Italia, dove si sono concentrati i percettori del reddito grillino e i consensi incassati dal partito di Conte – quello creato dal transfuga trombato Di Maio non pervenuto.

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Di fatto, secondo la Corte dei conti, a fronte di quasi 20 miliardi di euro (precisamente 19,83 miliardi di euro) erogati nel triennio a 4,65 milioni di persone e quasi 2 milioni di famiglie (perché il reddito poteva essere assegnato a più componenti di un nucleo familiare, minorenni compresi), con un importo medio erogato di 546 euro al mese, il reddito di cittadinanza ha creato poche decine di posti di lavoro effettivi tra i percettori. Il dato lo si ricostruisce indirettamente calcolando il numero dei crediti d’imposta chiesti dalle imprese relativamente alla quota non goduta dai percettori del reddito.

Il meccanismo è presto spiegato: il reddito di cittadinanza diritto ad un’erogazione per 18 mesi di tempo, eventualmente rinnovabile. Se un percettore del reddito fortunatamente avesse trovato un’assunzione, all’azienda che lo assumeva scattava il diritto di incassare sotto forma di credito d’imposta la quota non goduta di reddito da parte dell’avente diritto. Nel solo 2020, secondo la Corte dei conti, a fronte di 3.693.000 percettori della mancetta grillina, le istanze accolte per il credito d’imposta presentate dalle aziende sono state ben 254, pari allo 0,0068% della platea dei percettori. Non è andata meglio negli altri anni, tanto che in tutto il triennio 2019-2021 il numero totale delle richieste di credito d’imposta delle aziende sono state “ben” 536.

Di qui la necessità di mettere mano in profondità al reddito di cittadinanza, lasciandolo solo a coloro che sono inabili al lavoro, mentre a tutti gli altri dopo la prima offerta di lavoro rifiutata, qualsiasi sia, la mancetta grillina deve saltare automaticamente, liberando risorse pubbliche per obiettivi socialmente ed economicamente di maggior valore che quello che assicurare consensi al M5s di Giuseppi Conte.

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