Accise sui carburanti, l’Italia è tornata alla “normalità”

Meloni, dall’opposizione, tuonava contro l’elevato peso delle accise. Una volta al govero, ha cancellato lo sconto di 30 centesimi deciso dal governo Draghi.

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Accise sui carburanti

L’Italia nel 2023 torna alla “normalità” in fatto di accise sui carburanti, con il venire meno anche della seconda parte dello sconto di 30 centesimi al litro deciso dal governo Draghi per arginare la crescita abnorme del prezzo di benzina e gasolio registrato ad inizio 2022 a seguito dello scoppio della guerra in Ucraina: dal 1° gennaio 2022, i carburanti sono conseguentemente aumentati di 20 centesimi al litro.

Un vero peccato che il governo Meloni non abbia prorogato il taglio delle accise, anche in considerazione che Fratelli d’Italia e la stessa Meloni, dall’opposizone, tuonava continuamente contro il peso delle accise sui carburanti, tanto che l’Italia ha un record europeo in fatto di caro carburanti dovuto all’eccessivo peso del fisco.

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Una volta al governo, pure Meloni ha seguito la “tradizione” dei governi di centro sinistra che hanno sempre visto nelle accise sui carburanti la via più semplice ed immediata per incassare gettito, anche se ciò non è esente da conseguenze, forse peggiori del rimedio delle facili entrate.

Il problema è che il prezzo dei carburanti ha un effetto diretto sull’andamento dell’inflazione, non fosse che oltre l’80% dei trasporti merci in Italia avviene su strada tramite camion alimentati a gasolio, carburante che dopo l’embargo delle importazioni dalla Russi che fornivano oltre il 40% dei consumi di prodotti grezzi in Italia, segna stabilmente un pezzo maggiore di 10-15 centesimi al litro rispetto alla benzina, invertendo la situazione ante crisi.

Poi c’è il fatto che se l’Italia vuole effettivamente puntare sul turismo per rilanciare la propria economia, si dovrebbe avere chiaro che la quasi totalità degli ingressi esteri avviene a bordo di automobili e il costo dei carburanti è spesso un fattore discriminante sulla destinazione da scegliere, specie ora che anche la Croazia è entrata nello spazio Scenghen e dell’Euro, potendo vantare costi minori di quelli italiani.

Fa specie rivedere accese invettive di Giorgia Meloni dall’opposizione contro il caro carburanti determinato dal fisco e vedere ora che aveva l’occasione di passare dalle parole ai fatti comportarsi secondo la tradizione dei governi italici, spremendo nuovamente gli automobilisti e gli autotrasportatori, che devono fare i conti anche con i rincari dei pedaggi autostradali e delle assicurazioni.

Il presidente della Federazione europea operatori della logistica integrata (Feoli) Enrico Folgori chiede al governo «di valutare il rinnovo dello sconto per i carburanti perché c’è il serio rischio che la crisi economica causata dalla guerra in Ucraina possa provocare nuovi shock al prezzo dei carburanti, facendo nuovamente impennare i costi di benzina e diesel. Anche una sola settimana di aumento dei costi di benzina e diesel potrebbe comportare perdite importanti per le imprese del trasporto e della logistica. Un rischio – aggiunge Folgori – che non possiamo permetterci, anche in considerazione dell’aumento di tutti i pedaggi autostradali che comporteranno un aggravio di spese per le aziende di trasporto che rischiano di ricadere sui prezzi al consumo e sui cittadini, facendo aumentare ulteriormente l’inflazione».

Insomma, Meloni è avvertita ed è ancora in tempo a correggere la rotta e a non perdere di credibilità e di consenso.

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