Orsi in Trentino, tutto torna in alto mare

Jj4 non sarebbe la responsabile dell’aggressione mortale all’escursionista. L’autopsia sulla carcassa dell’orso M62 non ha permesso di determinare le cause di decesso e la Procura apre un’indagine.

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uccisione orso m90 Orsi in Trentino Orso M49 Maurizio Papillon

I recenti casi di cronaca che hanno visto protagonisti gli orsi in Trentino, con Jj4 ritenuta colpevoledell’aggressione mortale ai danni di un escursionista, catturata e su cui pende la voglia matta di soppressionepiù volte ribadita da parte del presidente del Trentino, il leghista Maurizio Fugatti, e il rinvenimento della carcassa in avanzato stato di decomposizione di M62 la cui autopsia non ha permesso di risalire alle cause della morte, riportano la gestione degli orsi in Trentino nuovamente in alto mare.

Da parte sua, la Procura della Repubblica di Trento ha aperto un fascicolo a carico di ignoti, con l’ipotesi di reato di uccisione di animale protetto, sulla morte dell’orso M62, trovato da alcuni escursionisti in una zona impervia, tra il lago di Molveno e San Lorenzo Dorsino.

L’autopsia, svolta alla sola presenza di professionisti (senza rappresentanti delle associazioni animaliste), è stata chiesta dalla Provincia di Trento per determinare le cause di morte dell’orso. La prima ipotesi formulata dagli esperti del Corpo forestale provinciale dopo il ritrovamento della carcassa è che l’esemplare sia stato ucciso da un altro orso. M62 era considerato un orso confidente e figurava, assieme a Jj4 e Mj5, nella lista dei tre orsi che Fugatti intende abbattere.

Intanto, la Lega antivivisezionista (Leal) comunica che Jj4 sarebbe stata ingiustamente accusata di un danno che non avrebbe causato, chiedendo la liberazione immediata dell’orsa detenuta nella riserva faunistica del Casteller di Trento e le dimissioni del presidente Maurizio Fugatti.

Dalla relazione tratta dalla perizia veterinaria forense che perviene dal rappresentante legale di Leal, Aurora Loprete, si apprende che non è stata l’orsa JJ4 ad aggredire mortalmente Andrea Papi. La perizia mostra che «la dentatura di un animale, per la medicina veterinaria forense, ha lo stesso valore delle impronte digitali umane e quindi la scienza in questa perizia smentisce le menzogne raccontate da Fugatti: nelle relazioni si legge infatti che: “Sono state rilevate lesioni identificabili come da penetrazione di coppia di canini caratterizzate da una distanza tipica dei canini di un orso maschio adulto”». E Jj4 è una femmina, fino a prova contraria, catturata in compagnia dei suoi tre cuccioli, poi abbandonati a loro stessi.

Secondo la Leal «le femmine di orso presentano misure inferiori rispetto ai maschi sia come massa corporea sia come misure dentali e la relazione forense continua ancora aggiungendo altri dettagli: “come correttamente riferito dal dottor Barbareschi, le ferite riscontrate non sono riconducibili ad una attività predatoria, il corpo, infatti, non presenta segni di consumo. La descrizione delle lesioni non corrisponde nemmeno alle ferite che si riscontrano in caso di attacco finalizzato alla eliminazione dell’avversario”».

Infine, facendo riferimento alle indagini molecolari, «è d’obbligo una precisazione: “essendo quella trentina una popolazione derivante da pochi soggetti capostipiti, sappiamo che essa è caratterizzata da una limitata variabilità genetica. Se, da un lato, varie fonti non ufficiali si esprimono con avverbi di non certezza (esempio: presumibilmente), dall’altro lato, al contrario, i provvedimenti prospettati sul destino dell’orso lasciano dedurre che l’identificazione sia avvenuta con elevato grado di certezza”».

La perizia forense termina con un «relativamente alla natura dell’attacco, esso è riconducibile a un tentativo protratto di allontanamento e dissuasione da parte dell’orso sulla vittima. Anche relativamente a questo aspetto, le evidenze riscontrate non consentono di classificare l’azione lesiva né come un attacco deliberato, né comeuna predazione».

La Leal preannuncia battaglia campale contro Fugatti e le sue ordinanze di abbattimento, più volte stoppate dalTar: «con il deposito presso il Tar delle perizie forensi a firma del dottor Roberto Scarcella e dottoressa Cristina Marchetti, ci batteremo con ancor più forza in tutte le sedi opportune affinché le illegittime ed illogicheordinanze di abbattimento non possano mietere vittime innocenti. E chiediamo sin da ora l’immediataliberazione dell’orsa», commenta Gian Marco Prampolini, presidente Leal, secondo cui «al momento non è dato sapere cosa possa aver spaventato l’orso, ma la scienza scagiona le orse trentine; e la tipologia di attacco scagiona definitivamente tutti gli orsi».

Sulla vicenda degli orsi in Trentino interviene anche l’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega italiana per la Difesa deglianimali e dell’Ambiente, secondo cui «se avessero ragione i periti veterinari che mettono in discussione l’identificazione con JJ4 dell’orso coinvolto nell’incidente mortale nei boschi di Caldes il 5 aprile scorso, ulteriori dubbi calerebbero su una vicenda che appare ben lontana dall’essere ancora chiarita in tutti i suoi aspetti. Inoltre, resta in campo l’ipotesi del bracconaggio per M62 – altro orso di 4 anni condannato dalla Provincia autonoma di Trento e trovato morto sopra il lago di Molveno – in quanto l’esame autoptico non ha individuato le cause del decesso. Non dimentichiamo che nel 2015-16 ben tre orsi – F5, M6 e M21 – furono uccisi col velenoin Trentino, in una fase di tensione determinata dal caso dell’uomo ferito a Cadine nel giugno del 2015».

Brambilla conferma di avere «piena fiducia nella magistratura, perciò abbiamo presentato una denuncia contro ignoti proprio per la morte di M62, sulla quale devono essere dissipati i dubbi, in un senso o nell’altro. L’aperturadi un fascicolo da parte della Procura è un passo essenziale. Nel complesso, ci sono troppe perplessità su fattiche devono essere definitivamente accertati. La mancanza di trasparenza, la fretta e l’arroganzadell’amministrazione Fugatti non fanno che accrescere il clima di odio e di paura nei confronti dei plantigradi, potenzialmente con gravi conseguenze».

Se così fosse, per il leghista Fugatti sarebbe l’ennesimo scivolone, forse politicamente fatale per una ricandidatura a presidente del Trentino che pare allontanarsi sempre di più, vuoi per le pressioni di Fratelli d’Italia a mettere in campo un candidato effettivamente capace di vincere le elezioni del 22 ottobre prossimo, vuoi anche per i malumori sempre più evidenti pure all’interno della Lega, con un Matteo Salvini solitamente querulo stranamente troppo silenzioso sulla difesa del suo sodale di partito, che solo pochi mesi fa aveva ufficialmente investito per un nuovo mandato. Forse, anche Salvini si è tardivamente accorto di avere puntatosul cavallo, anzi, il brocco sbagliato.

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