Distretti industriali da record: fatturato a +16,7%

Investimenti per ridurre costi energetici e le emissioni Ets.

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Distretti industriali

I distretti industriali archiviano un 2022 da record per la miglior dinamica del fatturato (+16,7%) rispetto al complesso del manifatturiero e per le esportazioni da record con investimenti in innovazione e sostenibilità.

Sono i dati sui distretti industriali contenuti nel rapporto annuale di Intesa Sanpaolo. Il rapporto illustra la velocità del recupero dei distretti dopo il crollo del 2020, descrive poi le azioni adottate per contrastare i rincaridell’energia e quantifica gli effetti della crisi energetica sulla marginalità delle imprese. Il rapporto si sofferma infine sulle priorità: un mix combinato di tecnologia, innovazione e capitale umano, che sono tra gli elementi chiave per ritornare a crescere nel 2024, quando la domanda si riprenderà.

L’analisi dei bilanci di più di 90.000 imprese evidenzia il recupero post-pandemico di 22.302 impreseappartenenti a 159 distretti industriali, nel confronto con 68.377 imprese non distrettuali specializzate nelle produzioni distrettuali. Nel 2022, la crescita dei distretti industriali è proseguita con l’export che ha toccato la cifra record di 153 miliardi di euro, 25 miliardi in più rispetto al 2019 (+19,9% a prezzi correnti), mentre il fatturato, secondo le stime, ha registrato un aumento del 16,7% in termini mediani, mostrando una dinamicamigliore rispetto al complesso manifatturiero (+15,2%). Una tendenza confermata anche per il 2023-24 (+3,3% rispetto allo +0,9%), in un contesto di prezzi alla produzione pressoché invariati.

La lettura delle risposte delle imprese all’aumento dei costi dell’energia «offre conferme sulla reattività del tessuto produttivo italiano: soprattutto nelle aree ad alta intensità distrettuale prevalgono, infatti, le azioni dirette a rivedere l’offerta per ridurre i consumi di energia, ad avviare oppure potenziare l’autoproduzione di energia, a rimodulare i turni. Molte imprese hanno già apportato soluzioni che riducono l’impatto dei costi energetici».

Nel dettaglio, emerge tra il 2019 e il 2022 un aumento del 57% degli importi pagati da imprese distrettuali a favore di utilities energetiche. Per il primo quartile della distribuzione si rileva tuttavia un lieve calo degli importi pagati (-3%), mentre i pagamenti risultano più che raddoppiati per il quartile maggiormente impattato (+118%). Inoltre, le imprese distrettuali che hanno installato almeno un impianto per la produzione di energia rinnovabile hanno una marginalità più elevata (9,8% vs 8,1%).

«Le imprese piccole e micro sono quelle che traggono i maggiori vantaggi», si legge nel rapporto. Inoltre, le imprese con almeno un giovane fino a 40 anni nel vertice dell’azienda sono cresciute di più in termini di fatturato nell’ultimo triennio e risultano più innovative e attente agli aspetti ambientali (il 25,1% ha certificati ambientali vs il 9,7% delle imprese con il board composto solo da over sessantacinquenni).

Secondo Intesa Sanpaolo «la capacità delle imprese di rinnovare e potenziare le proprie competenze e aprirsicon più facilità alla transizione tecnologica e green può anche passare attraverso il passaggio generazionale». Allo stesso tempo le imprese distrettuali continuano a mostrare un forte impegno sul fronte dell’innovazione(circa 75 brevetti ogni 100 imprese vs. 51 nelle aree non distrettuali), che ne rafforza strutturalmente la competitività, così come nell’adozione di tecnologie 4.0.

L’analisi dell’evoluzione dei vertici societari per classe d’età evidenzia che nell’ultimo quadriennio si è verificatoun invecchiamento degli amministratori: «nel 2022 nei distretti è salita al 12,6% la quota di imprese guidata solo da persone con almeno 65 anni, quasi due punti percentuali in più rispetto al 2019. Al contempo, è scesa al 19,9% l’incidenza delle imprese distrettuali con almeno un under quarantenne nel board; questa percentuale si collocava al 23,4% solo tre anni prima. La situazione nelle aree non distrettuali è addirittura lievemente peggiore». Nel rapporto si evidenzia dunque la necessità di «accelerare i processi di ringiovanimento del vertici, visti anche i ritorni positivi ottenuti dalle imprese che sono riuscite a intraprendere virtuosi processi di accompagnamento generazionale».

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