Italietta repubblica dell’abusivismo e dei condoni

Secondo la Cgia, in 50 anni si sanatorie incassati solo 148 miliardi. E Salvini rilancia per vellicare il consenso al Sud in vista delle Europee di giugno 2024.

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L’Italietta si conferma sempre più essere una repubblica dell’abusivismo – specie al Mezzogiorno – e dei condoni, con la politica che continua ad imbracciare la leva del perdono di Stato ben sapendo che questo arreca più danni che benefici.

Secondo l’Ufficio studi della Cgia, negli ultimi 50 anni la politica dei condoni ha consentito all’erario di incassare complessivamente solo 148,1 miliardi di euro (importo rivalutato al 2022).

In termini economici, la sanatoria fiscale del 2003 è stata quella più “redditizia” per le casse dello Stato: in 6 anni (2003-2008) tra concordato fiscale, chiusura liti pendenti, definizione ritardi od omessi versamenti, regolarizzazione delle scritture contabili, etc., sono stati “recuperati” 28 miliardi di euro. Seguono il condono tombale introdotto nel 1991 che fino al 1994 ha garantito 10,4 miliardi e il concordato/sanatoria delle scritture contabili istituito nel 1995 che fino al 2000 ha assicurato 8,4 miliardi di euro di gettito.

Sebbene siano molto discutibili da un punto di vista etico, anche dal lato economico l’applicazione dei condoni non ha garantito grossi risultati economici alle casse dello Stato. Anzi.

L’evasione fiscale rimane elevata

Alla luce degli incassi ottenuti a partire dal 1973, si può affermare che gli scudi, i concordati, le rottamazioni, i condoni, le sanatorie e le pacificazioni fiscali hanno contribuito in misura molto modesta a contrastare l’evasione fiscale che in Italia rimane ancora molto elevata e pari a quasi 90 miliardi di euro all’anno. Nel 2020, ultimo dato disponibile, il peso dell’economia non osservata sul valore aggiunto nazionale era all’11,6%, pari a 174,6 miliardi di euro. Di quest’ultimo importo, l’economia sommersa era pari a 157,4 miliardi e le attività illegali 17,3 miliardi. L’evasione fiscale e contributiva, invece, si aggirava attorno ai 90 miliardi di euro (78,9 miliardi imputabili all’evasione tributaria e 10,8 miliardi all’evasione contributiva).

Applicando al valore aggiunto sommerso un coefficiente determinato dal rapporto del gettito fiscale e il valore aggiunto desumibile dalla contabilità nazionale al netto dell’economia non osservata, l’Ufficio studi della CGIA è riuscito a calcolare anche l’evasione a livello regionale. In buona sostanza, a fronte di 90 miliardi di evasione fiscale all’anno, è come se a ogni 100 euro di gettito incassato dal fisco, comunque gli italiani ne evadessero mediamente 13,2. Se la stessa simulazione la si riproduce a livello regionale, la situazione più critica la si scorge nel Mezzogiorno: nella classifica di euro evasi ogni 100 euro incassati, in Puglia gli evasori se ne trattengono 19,2 euro, in Campania 20 e in Calabria, maglia nera d’Italia, 21,3. Si tratta di cifre doppie rispetto ai 10,6 euro che si registrano in Friuli Venezia Giulia, ai 10,2 euro in Trentino e ai 9,5 euro in Lombardia. Il territorio nazionale più fedele al fisco è l’Alto Adige che presenta un’evasione di soli 9,3 euro ogni 100 incassati.

L’abusivismo edilizio dilaga, soprattutto nel Mezzogiorno

Dai condoni edilizi introdotti dal legislatore nel 1985, nel 1994 e nel 2003 si stima che i comuni abbiano incassato poco più di 15 miliardi di euro (importo non attualizzato al 2022).  Nel primo il gettito è stato pari a 3,1 miliardi, nel secondo a 5,2 miliardi e nel terzo a poco più di 7 miliardi. Anche in questo caso, così come per le sanatorie di natura fiscale, gli incassi sono stati decisamente più contenuti delle aspettative. Nel condonointrodotto dal governo Craxi I fu incassato solo il 58% del gettito previsto, quello approvato dal governo Berlusconi I il 71% e quello istituito dal governo Berlusconi II solo il 34,5%. E nonostante queste misure fossero state approvate anche con l’obiettivo di porre fine al fenomeno dell’abusivismo edilizio, i risultati ottenuti sono stati insignificanti. Gli ultimi dati del Cresme riportati dall’Istat ne “Il benessere equo e sostenibile in Italia” fotografano una situazione ancora molto preoccupante.

Sebbene negli ultimi in anni sia in leggero calo, nel 2022 l’abusivismo edilizio ha registrato il suo picco massimoin Basilicata e in Calabria, entrambe con una percentuale del 54,1%. Seguono la Campania con il 50,4%, la Sicilia con il 48,2% e la Puglia con il 34,8%. Le regioni, infine, meno interessate dalla “piaga” dell’abusivismoedilizio sono state il Piemonte e la Valle d’Aosta, tutte e due con il 4,2%, e, in particolar modo, il Trentino Alto Adige e il Friuli Venezia Giulia, ambedue con un livello del 3,3%. Il dato medio nazionale si è attestato al 15,1%.

Politici come il leghista Matteo Salvini che ha rilanciato un nuovo condono sulle piccole difformità edilizie dovrebbe esserne informato e astenersi dal vellicare quei facili consensi al Mezzogiorno in vista dell’appuntamento elettorale delle Europee, nel tentativo di recuperare qualche posizione su Fratelli d’Italia, ormai stabilmente attestata a valori di tre volte quello di Salvini.

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