La Finanziaria 2024 porta nuove tasse e tagli alle pensioni

5,7 miliardi di nuove entrate e 26,9 di uscite, di cui 15 miliardi a debito. Mannaia sui pensionamenti anticipati, nonostante Salvini, e su quelle dei pubblici dipendenti.

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Finanziaria 2024

Dopo quasi due settimane di discussioni a vuoto, su proposte scritte sull’acqua lanciate per essere subito dopo ritirate, ecco che arriva finalmente il testo ufficiale della Finanziaria 2024, che porta in dote, oltre ad un nuovo indebitamento netto per 15 miliardi di euro, anche 5,7 miliardi di nuove entrate da tasse e 26,9 di uscite, oltre alla mannaia sui pensionamenti anticipati e su quelle del pubblico impiego.

Su tutta la Finanziaria 2024 pesano gli oneri per il Superbonus 110% di origine grillopiddina e il maggiore fabbisogno per il pagamento degli interessi sul debito pubblico a causa della manovra sui tassi condotta dalla Banca centrale europea, cui fa da contraltare il pesante rallentamento dell’economia italiana, che riduce di molto le capacità di crescita e di creazione di gettito tributario.

Il governo Meloni ha grattato il fondo del barile, talvolta andando anche oltre, aumentando tasse e tassettine – fa specie il bailamme innescato sull’incremento della tassazione secca sulle locazioni brevi il cui gettito atteso èdi soli 8 milioni -, mentre pare evitare provvedimenti di sistema, utili a rilanciare interi comparti, come l’automotive tramite il sempre promesso ma finora mai attuato provvedimento di equiparazione della tassazionesull’auto aziendale italiana a quelle europea, che potrebbe dare un beneficio ben maggiore rispetto al regime fiscale vigente che strozza il settore, oltre che le imprese.

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Nonostante le battaglie d’immagine condotte dal leader della Lega, Matteo Salvini, che festeggia il mantenimento di “Quota 103”, si può affermare che con la Finanziaria 2024 non solo c’è una “Quota 104” in incognito, ma pure si va oltre la tanto bistrattata riforma Fornero, prevedendo una forte stretta sui pensionamenti anticipati e penalizzazioni per quelle del pubblico impiego, specie per i redditi più elevati.

Ammonta ad una differenza mensile di pensione di 180 euro mensili, pari al 10,2% dell’assegno complessivo, la “perdita” per una lavoratrice che perfezionerà “Quota 103” con 41 anni di contribuzione e 62 anni di età nel prossimo anno. Con la prossima legge di Bilancio già in vigore e con decorrenza dell’assegno di pensione trascorsi 7 mesi dal perfezionamento del requisito al primo ottobre 2024 e considerando che il requisito di età contributi è raggiunto a febbraio 2024, il mancato guadagno lordo su una attesa di vita media delle donne di 84,8 anni ammonta a 51.480 euro secondo i calcoli della Cgil considerando una retribuzione lorda di 25.000 euro.

Nel caso di pensioneQuota 103computata con ricalcolo interamente contributivo come previsto dalle nuove regole della Finanziaria 2024 è di 1.570 euro lordi, mentre la “Quota 103” con calcolo misto sarebbe di 1.750 euro lordi. Se si ipotizza una carriera con progressioni stipendiale, e come ultime retribuzioni 50.000 euro per un lavoratore, la pensione “Quota 103” calcolata con il ricalcolo contributivo sarà di 2.273,77 euro lordi, mentre con calcolo misto sarebbe stata di 2.749,12 euro lordi, con una differenza mensile quantificata dalla Cgil in 475,35 euro (con un calo del 17,2% rispetto alla attuale “Quota 103” con sistema misto).

Il lavoratore che perfezionerà quota 103 con 41 anni di contribuzione e 62 anni di età nel 2024 sempre con decorrenza dell’assegno trascorsi 7 mesi dal perfezionamento del requisito al 01 ottobre 2024, considerando che il requisito è perfezionato a febbraio 2024 e figurano circa 13 anni nel sistema retributivo il calcolo del mancato guadagno lordo su un’attesa di vita media degli uomini di 80,5 anni (calcolando quindi 475,35 per 13 per 18anni) è di 111.231 euro.

Di certo è sulle pensioni dei dipendenti pubblici si rischia di consumare la battaglia più dura con il Governo che spiega che con l’adeguamento delle aliquote si è sanata una stortura che avvantaggiava alcune casse dei dipendenti pubblici rispetto alle altre. In pratica i dipendenti di queste casse avevano fino al 2023 un’aliquotamaggiorata per il primo anno di calcolo retributivo con aliquote poi man mano decrescenti mentre con la nuova norma l’aliquota è la stessa per tutti gli anni. Ci perderanno dal 2024 fino al 33% della pensione i lavoratori che vanno in pensione con pochi anni di anzianità retributiva, mentre lo svantaggio diminuirà man mano che si si avvicina ai 15 anni di contribuzione calcolata con il retributivo. Il minor esborso dello Stato sarà di 11,5 milionial netto del fisco nel 2024 e poi salirà velocemente per essere pari a oltre 2,27 miliardi, sempre al netto del fisco, nel 2043. Un provvedimento che potrebbe innescare una diaspora specie tra i dirigenti e i medici del servizio pubblico che già nel 2024 soffriranno un taglio dell’adeguamento all’inflazione di 11 punti, passando dal 33 al 22%.

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