Economia trentina imballata, con le imprese che non investono

Indagine della Cciaa di Trento che fotografa una situazione preoccupante, che ha conseguenze anche sul bilancio provinciale, con disponibilità in calo.

Economia trentina imballata bilancio 2023

A differenza delle attese di una ripresa, nel 2022 gli investimenti delle imprese trentine sono stati stabili, contraddicendo le aspettative di un loro recupero dopo la contrazione del biennio 2019-2020: un dato che, secondo il presidente della Camera di commercio di Trento e di Confcommercio Trentino, Gianni Bort, preoccupa per la stagnazione dell’economia trentina imballata.

Nel corso del 2022, in base all’indagine condotta dall’Ufficio studi e ricerche della Camera di commercio, gli investimenti delle imprese trentine evidenziano una sostanziale stabilità rispetto all’anno precedente (+0,5%).

I settori che si connotano per una crescita degli investimenti sono i trasporti (+35,9%), il commercio all’ingrosso (+21,7%) e le costruzioni (+6,2%). Variazioni negative caratterizzano invece i servizi alle imprese (-8,5%), il commercio al dettaglio (-6,8%) e il manifatturiero (-3,7%).

Con riguardo alla dimensione d’impresa, crescono gli investimenti tra le realtà con oltre 50 addetti (+14,3%). Di più difficile lettura la dinamica tra le unità piccole e medie: le imprese con 1-10 addetti evidenziano una sostanziale stabilità (-0,8%), mentre quelle con 11-50 addetti si caratterizzano per una sensibile contrazione degli investimenti rispetto al 2021 (-13,7%). Preoccupa il fatto che nel 2022 il 18,1% delle imprese del campioneindagato non abbia effettuato alcun investimento (erano il 16,7% nel 2021). Si tratta generalmente di imprese piccole o medio-piccole con un fatturato medio pari a circa 150.000 euro.

Tra gli investimenti fissi, crescono in particolare quelli in mezzi di trasporto (+17,6%) e in mobili-computer-macchine per ufficio (+15,5%), mentre tra gli investimenti immateriali si segnala un aumento nella formazione del personale (+13,3%), nel marketing (+12,3%) e nella ricerca e sviluppo (+8,1%).

Considerando le principali finalità degli investimenti, dall’indagine emerge che le imprese trentine hanno provveduto soprattutto alla sostituzione di impianti usurati, guasti e obsoleti (57,8%). Seguono, per frequenza, l’ampliamento della capacità produttiva (28,4%), il miglioramento di qualità rilevanti dei prodotti esistenti (27,9%) e il risparmio di energia (23,5%).

Per quanto riguarda invece i fattori che hanno contribuito alle decisioni di investimento, risulta che le aziende sono state influenzate soprattutto dall’andamento della domanda per l’impresa (28,8%), ma anche da condizioni monetarie e finanziarie favorevoli (28,0%) e dall’andamento del mercato di riferimento (26,2%). Altri fattori, via via meno influenti, sono rappresentati dalle agevolazioni e dagli incentivi introdotti a livello provinciale (21,6%) e dal credito d’imposta per le spese in ricerca e sviluppo (10,3%).

«La sostanziale stabilità degli investimenti, invece dell’atteso aumento, da parte dell’imprenditoria trentina – commenta Bortsorprende e preoccupa. È evidente che l’escalation della guerra tra Russia e Ucraina, con la conseguente impennata straordinaria dei prezzi dei beni energetici e di alcune materie prime essenziali, aggravata dall’accendersi delle terribili tensioni in Medioriente, può aver determinato un ripensamento nelle strategie di investimento delle imprese. La crescita dell’incertezza e l’impennata di alcune voci di costo possono, infatti, aver agito come deterrente rispetto a programmi di investimento prestabiliti, suggerendo di procedere con maggiore prudenza».

Il dato sull’economia trentina imballata dovrebbe preoccupare anche il vertice dell’Autonomia trentina, che già sconta un bilancio provinciale che marcia a velocità ridotta rispetto all’Alto Adige, con una differenza che ormai ammonta a 3 miliardi di euro, rendendo sempre più difficili gli investimenti e la copertura di tutte le maggiori spese di funzionamento che l’Autonomia speciale comporta.

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