Economia europea, forte taglio della crescita continentale

La Commissione Ue rivede al ribasso crescita Eurozona allo 0,8% nel 2024 rispetto al precedente 1,2%. Primo trimestre debole, poi graduale accelerazione. Aumenta la recessione nel mondo: dopo la Germania entra anche il Giappone e la Cina rallenta fortemente.

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Economia europea

La Commissione Ue ha rivisto al ribasso le stime sulla crescita dell’economia europea, con il Pil dell’Eurozona in rialzo dello 0,8% nel 2024 (dal +1,2% indicato a novembre) e dell’1,2% nel 2025 (dal +1,6%). Nell’Ue il Pil è atteso in crescita dello 0,9% nel 2024 (da +1,3%) e confermato al +1,7% nel 2025.

L’ampia stagnazione nel 2023 si è trasferita in un debole slancio a inizio anno e l’attesa è di una graduale accelerazione nel corso del 2024. Quanto all’Italia, la Commissione europea ha limato le previsioni di crescita del Pil nazionale nel 2024 atteso ora allo 0,7%, rispetto allo 0,9% indicato nelle stime di novembre e all’1,2% indicato nella Nadef approvata a dicembre 2023. Confermata l’attesa di un Pil in crescita dell’1,2% nel 2025.

Un bicchiere mezzo pieno quello dell‘economa europea visto che in agguato c’era lo spetto della recessione evocato dalla chiusura in leggera contrazione (-0,1%) del terzo trimestre 2023 e il sostanziale pareggio del quarto. Ma c’è poco da consolarsi, anche perché il rallentamento dell’economia è generalizzato e dopo la recessione in cui è già impantanata la Germania con effetti frenanti anche sulle economie manifatturiere di Italia e Francia ad essa legate, ora s’aggiunge anche il Giappone con un calo leggero (-0,1%) che pure perde il suo podio sulle maggiori economie mondiali cedendo il terzo posto alla Germania.

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A pesare sull’economia europea le scelte strategiche in fatto di abbattimento dell’impatto ambientale che hanno finito con il penalizzare fortemente interi settori dell’economia europea, dall’automotive all’agricoltura, mentre le scelte della Banca centrale europea che ha aumentato da 0 al 4,5% i tassi d’interesse in circa 13 mesi ha contribuito a rallentare ulteriormente l’economia di imprese e famiglie.

Le previsioni sull’andamento dell’economia europea sono vincolate anche alle condizioni geopolitiche del Medio Oriente, per via dei maggiori costi legati alle importazioni ed esportazioni delle merci causa il sostanziale blocco dei passaggi attraverso il Mar Rosso.

Molto dipende anche dalla volontà della Bce e del suo presidente Christine Lagarde di rilasciare la briglia dei tassi, oggi troppo elevati rispetto all’andamento dell’economia e dell’inflazione – che in Europa a differenza degli Usa è stata quasi interamente originata dal caro energia -: se la Bce non abbassa rapidamente i tassi, il rischio fondato è che l’economia europea rallenti ancora di più fino a grippare.

C’è anche uno scenario di carattere politico che si staglia in vista delle elezioni europee del giugno 2024. Ursula von der Leyen vuole candidarsi a succedere a sé stessa, nonostante possa vantare una serie di risultati politici, economici e strategici tutt’altro che positivi, anzi, decisamente fallimentari. Così come fallimentari sono stati i consultivi della sua esperienza di ministro del governo tedesco sotto l’ala protettiva di Angela Merkel, sua principale supporter alla guida dell’Europa. E se per Christine Lagarde non si può parlare di rimozione anticipata dal suo incarico che durerà fino al 2028, per von der Leyen la nomina della nuova Commissione da parte dei singoli governi dell’Unione dovrà vedere un profondo cambio di personaggi, a favore di commissari decisamente di maggior spessore pragmatico e meno inzuppati di fallimentare ideologia ambientalista.

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