Il Papa a Venezia bella e fragile, per la prima volta alla Biennale

In visita al carcere femminile ha chiesto «dignità per detenuti». A giovani l’appello «via dal divano».

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Papa a Venezia

Non si sono lesinati mezzi e uomini per la visita di papa Francesco per la prima volta a Venezia in omaggio a San Marco e alla Biennale d’arte, che ha trascorso cinque intense ore nel cuore della Serenissima. Nessun incidente o contrattempo di alcun genere, grazie all’imponente sistema di presidio coordinato dalla Prefettura.

Venezia ha abbracciato il Papa per la sua visita breve ma densa, accolto da tutti i vescovi del Triveneto. Dalle detenute della Giudecca per le quali chiede «dignità», agli artisti della Biennale, dai giovani riuniti per lui alla Salute, fino al bagno di folla in piazza San Marco dove oltre 10.000 persone hanno partecipato alla messa.

Venezia ha un rapporto consolidato con i papi: in tanti l’hanno visitata e diversi sono stati i pontefici che hanno governato la diocesi lagunare (che per tradizione si chiama Patriarcato), prima di arrivare al soglio di Pietro, come Giovanni XXIII e il fugace Giovanni Paolo I. La visita di papa Francesco, attesa da anni, è accolta con un grande entusiasmo proprio a ridosso del patrono della Serenissima, San Marco. E lui ricambia l’affetto parlando delle bellezze di questa città unica al mondo, «splendida ma fragile», bisognosa di cure, perché «senza la cura e la salvaguardia di questo scenario naturale potrebbe perfino cessare di esistere».

«Se oggi guardiamo a questa città di Venezia, ammiriamo la sua incantevole bellezza, ma siamo anche preoccupati per le tante problematiche che la minacciano: i cambiamenti climatici, che hanno un impatto sulle acque della Laguna e sul territorio; la fragilità delle costruzioni, dei beni culturali, ma anche quella delle persone; la difficoltà di creare un ambiente che sia a misura d’uomo attraverso un’adeguata gestione del turismo; e inoltre tutto ciò che queste realtà rischiano di generare in termini di relazioni sociali sfilacciate, di individualismo e solitudine», ha detto il Papa nell’omelia della messa a Piazza San Marco.Papa a Venezia

E «Venezia, che da sempre è luogo di incontro e di scambio culturale, è chiamata ad essere segno di bellezza accessibile a tutti, a partire dagli ultimi, segno di fraternità e di cura per la nostra casa comune. Venezia che fa fratelli». Facendo forse fischiare le orecchie al sindaco Brugnaro e al suo contestato biglietto d’ingresso di 5 euro per la città.

Papa Bergoglio ha cominciato al mattino presto con la visita alla Giudecca dove è stato allestito il padiglione della Santa Sede della Biennale. Ma qui soprattutto ci sono le ospiti del carcere femminile. E Francesco, alla presenza del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, elenca le criticità del vivere in carcere: «è una realtà dura, e problemi come il sovraffollamento, la carenza di strutture e di risorse, gli episodi di violenza, vi generano tanta sofferenza». L’appello alle istituzioni è a «non togliere la dignità a nessuno. Oggi tutti usciremo più ricchi da questo cortile. Forse quello che uscirà più ricco sarò io», ha detto alle detenute.

Poi l’incontro con gli artisti nel quale ha evocato l’immagine biblica della “città rifugio” che «disobbedisce al regime di violenza e discriminazione». L’arte può «liberare il mondo da antinomie insensate e ormai svuotate, ma che cercano di prendere il sopravvento nel razzismo, nella xenofobia, nella disuguaglianza, nello squilibrio ecologico e dell’aporofobia, questo terribile neologismo che significa “fobia dei poveri”». A seguire l’omaggio alle donne artiste, tra le quali cita Frida Khalo.

Infine i ragazzi, che alla Salute lo accolgono tra cori e canti. Li mette in guardia dai social e lancia un invito: «alzati e vai. Avete pensato che cosa è un giovane tutta la vita seduto su un divano? Ci sono divani che ci prendono e non ci lasciano alzare». Lo sguardo dunque a Dio che ama e non ci considera «un profilo digitale». Il cellulare? Può anche essere «utile per comunicare, ma state attenti quando il cellulare impedisce di incontrare le persone». «Un abbraccio, un bacio, una stretta di mano, le persone» è quello che alla fine davvero conta. Infine l’invito ai giovani ad essere «rivoluzionari» e andare «controcorrente», facendo le cose con gratuità e non rincorrendo sempre l’utile come insegna il mondo. «Remate con costanza per andare lontani». Proprio come si fa a Venezia con la sua voga.

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