Trento: in Consiglio provinciale scoppia la bagarre

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Lorenzo DellaiSu dichiarazioni a mezzo stampa del governatore trentino Lorenzo Dellai scintille tra maggioranza e opposizione

Tagli ai bilanci della Provincia, animi e nervi un po’ tesi, dichiarazioni sibilline a mezzo stampa: ingredienti che, messi tutti assieme, hanno fatto saltare le staffe al governatore della provincia di Trento, Lorenzo Dellai, che ha provocato la stizzita reazione delle minoranze del Consiglio provinciale di Trento durante la seduta odierna, tanto da costringere il presidente dell’Aula a sospendere la seduta per una buona mezz’ora in attesa di riportare la calma.

Tutto è nato l’altro giorno, quando il segretario nazionale della Lega Nord Trentino, il deputato Maurizio Fugatti, in un’intervista ad un quotidiano locale dichiarava come “è inutile che il governatore scenda scondinzolante come un cagnolino nella Capitale per i suoi colloqui con gli esponenti del Governo, salvo poi – tornato in Trentino – sparare a zero su quelle stesse persone e mi riferisco, in particolare, proprio alla Lega e ai suoi ministri. Anche a Roma leggono i giornali locali e i suoi continui attacchi al nostro partito in sede locale incidono sui rapporti Roma-Trento”, definendo Dellai una sorta di “Giano bifronte” e sottolineando come uno dei progetti più cari al governatore trentino (la trasformazione della società Autobrennero in “in-house” posseduta interamente dagli enti territoriali locali per evitare la gara europea per il rinnovo della concessione autostradale in scadenza) “fosse fallito proprio perché a Roma mal sopportano l’atteggiamento di Dellai”.
Apriti cielo! Dellai si è sentito pungere nel vivo del proprio orgoglio e nel suo operato politico, tanto da rispondere spiccatamente il giorno successivo sempre a mezzo stampa, dichiarandosi allibito (“non volevo credere ai miei occhi, l’ho letta bene non una ma due volte”), giungendo ad affermare come le dichiarazioni di Fugatti “contengano uno strisciante sapore mafioso”.

 

Nerio GiovanazziQuesta mattina, alla lettura dell’intervista del governatore, le proteste da parte delle minoranze durante la seduta del Consiglio provinciale non si sono fatte attendere. Subito dopo l’apertura dei lavori, ha dato il via alla seduta burrascosa Nerio Giovanazzi (Amministrare il Trentino) che, viste le allarmanti dichiarazioni rese ieri alla stampa dal presidente della Giunta Dellai in merito alla difficile situazione economica anche del Trentino (“qui si rischia grosso”), aveva chiesto al presidente Dorigatti (Pd) di convocare la conferenza dei capigruppo.
Secondo Giovanazzi se la situazione è davvero così grave il capo dell’esecutivo dovrebbe parlarne nelle sedi istituzionali, non ai giornali: “perché la questione è di merito, ma ancor più di metodo”. Dorigatti ha risposto che dell’argomento si sarebbe potuto discutere a breve, nella prossima riunione dei capigruppo. Dichiarazioni che hanno innescato l’intervento del capogruppo della Lega Nord Alessandro Savoi, che ha stigmatizzato la continua assenza dall’aula del presidente della Giunta e replicando duramente alle dichiarazioni da lui rese alla stampa e riferite al proprio gruppo (“si usano metodi mafiosi”): “se c’è un mafioso in Trentino, questo si chiama Lorenzo Dellai”, ha tuonato Savoi, subito redarguito dal presidente Dorigatti. Alludendo a Savoi, il capogruppo dell’Upt Giorgio Lunelli (partito fondato da Dellai) si è detto stupito per questa reazione alle dichiarazioni di Dellai riportate dagli organi di informazione, suggerendo di discutere della questione nella seduta del Consiglio convocata lunedì dove Dellai sarà presente.

Claudio CivettiniLa querelle ha ripreso vigore con Claudio Civettini (Ln): “il presidente della Giunta deve alla Lega delle scuse, altrimenti qui non si può andare avanti”. Ha poi iniziato a togliersi la giacca preannunciando un progressivo spogliarello completo “per mostrare – ha spiegato – che non abbiamo nulla da nascondere”. Mentre Civettini parlava, una battuta di Firmani dell’Idv (“portati qui la Minetti”), ha scatenato l’ira del consigliere leghista costringendo il presidente Dorigatti a sospendere la seduta, poi ripresa con l’intervento piccato di un altro consigliere leghista, Giuseppe Filippin. Una mattinata tutta pepe, che ha movimentato un pochino la politica trentina, troppo presa da sé e troppo impegnata per auto perpetrarsi per preoccuparsi delle cose veramente serie.