Le opposizioni criticano l’azione di governo della Giunta provinciale. La commissione paritetica Stato-Regione approva la norma di attuazione sulla competenza degli orsi
Il nuovo attacco di un orso ad un escursionista (rimasto ferito gravemente) a passeggio su una stradina di campagna in uno dei quartieri collinari della città di Trento, ha scatenato nuovamente le polemiche tra i detrattori del progetto “Life Ursus” che ha reintrodotto i plantigradi sul territorio provinciale e gli ambientalisti, schierati a difesa degli orsi.
Sulla gestione degli orsi e dei lupi si è mossa anche la politica, con la commissione paritetica Stato-Regione ha discusso e approvato una nuova norma di attuazione per trasferire la competenza sulla gestione degli orsi dallo Stato alle due province autonome, sulla base di un principio di equilibrio e di tollerabilità, limitando situazioni di pericolosità pubblica.
Dal fronte ambientalista, si leva il parere di Roberto Marchesini, etologo, filosofo, scrittore, fondatore e direttore di Siua, Istituto di Formazione Zooantropologica, secondo cui «chi oggi afferma di voler abbattere l’orso, come a suo tempo è stato per Daniza, sta facendo un’operazione capziosa, furbesca, un’operazione che non è in linea con il progetto stesso. A questo punto, l’amministrazione dovrebbe avere il buon gusto di restituire i fondi europei considerato il fatto che il progetto è stato un fallimento. Mi urge rilevare alcuni aspetti – prosegue l’etologo – fondamentali nell’analisi dell’episodio: non si può pensare di andare a passeggiare in un bosco con un cane senza guinzaglio. Il cane fiuterà le tracce dell’animale selvatico, una volta trovato e resosi conto delle dimensioni impari, tornerà dal proprietario assieme all’orso. Anche in questo caso, l’orso che comportamento ha attuato? Ha difeso la propria incolumità e il proprio territorio. Non si tratta di un orso impazzito o sociopatico, ma di un orso».
Secondo Marchesini «esiste un presupposto scientifico che va preso in seria considerazione nel momento in cui una Provincia, come quella del Trentino, decide di mettere a punto un “Piano Orso”, prendendo i fondi europei del progetto Life Ursus. Si tratta della convivenza. Non si può, infatti, pensare all’orso nei termini di un’oleografia, una cartolina o un documentario che gli abitanti e i turisti possono ammirare da lontano. La popolazione, in questo caso del Trentino, deve essere informata su come ci si debba comportare». «Prendiamo ad esempio – sostiene Marchesini – il caso emblematico dell’orsa Daniza uccisa nel settembre del 2014. In quell’episodio vi è stata chiaramente una costellazione di comportamenti sbagliati: la persona che non si fa sentire, che si muove di soppiatto, che si avvicina a un’orsa che ha con sé i propri cuccioli. Sia chiaro – conclude – se si prendono dei fondi per attuare progetti come quello “Life Ursus”, ci sono anche responsabilità e doveri. Quello che sta succedendo in Trentino, purtroppo, ha tutte le sembianze di una logica furbesca, di rapina, d’improvvisazione da parte di chi ha intascato dei soldi ma non si è mai assunto le adeguate responsabilità».
Intanto, l’ultimo attacco dell’orso ad una persona è finita all’interno di un’interrogazione al ministro dell’ambiente, Gian Luca Galletti da parte del senatore trentino Sergio Divina, a proposito del ferimento di un uomo che passeggiava col cane in un bosco in Trentino. Divina domanda «se il ministro sia a conoscenza dell’episodio, se intenda sospendere il progetto “Life Ursus”, di reintroduzione dei plantigradi, se intenda autorizzare la Provincia autonoma di Trento a fissare un numero massimo di orsi e se il ministero, per quanto di sua competenza, intenda indennizzare i feriti di queste aggressioni». Il senatore chiede infine «di conoscere il numero esatto degli orsi attualmente in Trentino e per quale motivo non tutti siano muniti di radiocollare, in modo da renderli localizzabili». Divina ripercorre infine gli incontri uomo-orso in Trentino degli ultimi anni concludendo che «appare chiaro che il progetto è sfuggito di mano».