Autonomia Emilia Romagna: discussione in Consiglio regionale della proposta Bonaccini

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Votato il mandato al presidente della Regione di avviare la trattativa con Roma. Astenuto il M5S.

consiglio regione emilia romagna aulaIn Consiglio regionale dell’Emilia Romagna si è aperto il dibattito sulla richiesta di maggiore autonomia per la Regione ricorrendo alle procedure previste dall’articolo 116, comma III, della Costituzione che consente l’attribuzione alle regioni a statuto ordinario di ulteriori “forme e condizioni particolari di autonomia” attraverso una legge dello Stato approvata a maggioranza assoluta, sulla base di un’intesa fra il Governo e la Regione interessata.

L’apertura dei lavori è stata fatta dal presidente della Regione, Stefano Bonaccini: «attraverso la Costituzione, intendiamo fare ciò che in Italia non è mai stato fatto: chiedere e ottenere maggiore autonomia per l’Emilia-Romagna, per poter gestire direttamente competenze in materie cruciali come lavoro e formazione; imprese, ricerca e sviluppo; sanità e tutela della salute; territorio, riqualificazione e rigenerazione urbana, ambiente. Senza chiedere più soldi allo Stato centrale, bensì trattenendo alla fonte, qui, una parte delle risorse generate nel nostro territorio, risorse, lo abbiamo dimostrato diventando la regione che cresce di più nel Paese e aprendo la strada a più di un provvedimento nazionale, che siamo certi sapremo utilizzare al meglio per migliorare ulteriormente i servizi forniti ai cittadini, continuare a crescere e creare occupazione. Una proposta – ha detto Bonaccini – che vede due punti fermi: l’unità nazionale, per noi sacra e intoccabile, e il fatto che non chiediamo di diventare una nuova Regione a Statuto speciale. E a chi chiede addirittura di dividere la nostra regione, creandone due separate, dico che noi oggi non diciamo no alla Romagna, ma diciamo sì all’Emilia-Romagna, perché insieme, in una regione unita e fatta di valori e saperi unici, non temiamo nessuno fra la aree più avanzate in Europa e nel Mondo».

«Attraverso l’articolo 116 – sottolinea Bonaccini – la Costituzione offre una opportunità alle Regioni virtuose, e l’Emilia-Romagna, ribadisco, lo è: abbiamo i conti in ordine e numeri che sotto il profilo economico e sociale ci pongono ai vertici nazionali ed europei. Rispettiamo la decisione di Veneto e Lombardia, fare un referendum è pienamente legittimo, ma il giorno dopo dovranno avviare l’identico nostro percorso, quello previsto dalla Costituzione. Viceversa, noi vogliamo creare le condizioni che portino alla crescita del territorio, contribuendo così in modo diretto anche alla crescita dell’Italia, del sistema Paese, chiudendo una proposta seria e concreta, fatta di contenuti e non di promesse irrealizzabili. Mi auguro che il Governo ci ascolti, così come siamo consapevoli che sia necessario arrivare a una legge approvata dalle Camere a maggioranza assoluta, ma quella che abbiamo intrapreso è una strada che vogliamo percorrere fino in fondo».

Dopo la relazione del presidente della Giunta regionale, si è aperto il dibattito che si è concluso con il voto a favore di Pd, Si e Mdp, astenuti Fi e AltraER, contrari Ln e Fdi mentre il M5s ha deciso di non partecipare al voto.

Il documento approvato dall’Aula afferma che con una maggiore autonomia per l’Emilia-Romagna si intende migliorare i già alti standard di rendimento delle istituzioni regionali e locali a beneficio dell’intera comunità – cittadini, imprese, enti territoriali, associazioni, agenzie formative -, attuare modelli organizzativi sempre più innovativi e portare sempre più vicino ai territori funzioni rilevanti. Mettere quindi ancor di più l’Emilia-Romagna nelle condizioni di competere con le aree più avanzate in Europa e nel Mondo, attraendo investimenti, saperi e competenze, allo stesso tempo potenziando e innovando il sistema sanitario e quello di welfare, semplificando le procedure amministrative e i meccanismi decisionali.

Restano fermi i capisaldi dell’ordinamento costituzionale: l’unità giuridica, economica e finanziaria della Nazione; il principio perequativo e i valori solidaristici e cooperativi sui quali è fondata la fiscalità nazionale, cioè il meccanismo di finanziamento delle funzioni pubbliche territoriali. E proprio nel contesto nazionale, la Regione Emilia-Romagna può mettere in campo un modello di autonomia rafforzata col quale contribuire alla crescita del Paese, incrementando gli standard di rendimento delle istituzioni, concorrendo alla riorganizzazione concreta delle politiche territoriali e, più in generale, all’ammodernamento dello Stato e alla razionalizzazione della spesa pubblica.

Nell’ambito del negoziato con il Governo verranno definite le risorse necessarie alla copertura delle funzioni richieste. Nel documento, la Regione propone la propria compartecipazione al gettito dei tributi erariali riferibili al suo territorio. Non intende quindi chiedere nuove risorse allo Stato, puntando a massimizzare le opportunità di investimento sul territorio regionale rispetto a risorse già presenti, senza oneri aggiuntivi sul bilancio regionale e riducendo l’overshooting, ovvero il non utilizzo di risorse destinate agli investimenti stessi. Disporre di maggiore autonomia e di risorse per poterla esercitare avrà poi ricadute positive sulla crescita, con l’aumento del PIL negli anni futuri e ulteriori effetti positivi sulla fiscalità generale.

Vengono indicati gli ambiti di intervento, con alcune indicazioni specifiche che potrebbero concretizzarsi in un contesto di maggiore autonomia regionale. Per creare nuova occupazione è prevista la presa in carico di migliaia di persone l’anno per ricerca del lavoro, orientamento di base e specialistico, supporto all’autoimpiego, qualificazione e formazione professionale, attivazione di tirocini e strumenti di conciliazione, con anche la possibilità di arrivare a una struttura regionale che formi migliaia di diplomati l’anno che abbiano un profilo professionale in linea con le esigenze del sistema produttivo delle aziende dell’Emilia-Romagna.

In ambito sanitario, la possibilità di definire misure volte a garantire una più equa accessibilità ai servizi da parte dei cittadini anche rideterminando importi e regole di compartecipazione alla spesa diverse da quelle previste a livello nazionale, prevedendo la possibilità di rimodulare le esenzioni per reddito in relazione alle fasce di età, alla composizione del nucleo familiare e a particolari necessità di tutela. Ci sono poi misure di sostegno al reddito per chi ha perso il lavoro e non è coperto da ammortizzatori sociali oggi di competenza dell’Inps, oltre a piani pluriennali di intervento in materia di edilizia sanitaria, sicurezza del territorio, tutela dell’ambiente e rigenerazione degli spazi urbani.