A gennaio inattesa frenata (-1,9%) della produzione industriale. Frena pure l’import e l’export

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Allarme di Federconsumatori e dei consumatori. Unimpresa, ennesimo segnale di una ripresa a singhiozzo

A gennaio, secondo i dati Istat, l’indice destagionalizzato della produzione industriale diminuisce, rispetto a dicembre 2017, dell’1,9%. Nella media del trimestre novembre-gennaio l’indice aumenta dell’1% rispetto al trimestre immediatamente precedente. Corretto per gli effetti di calendario, a gennaio l’indice aumenta in termini tendenziali del 4% (i giorni lavorativi sono stati 22 contro i 21 di gennaio 2017).

In termini tendenziali gli indici corretti per gli effetti di calendario registrano a gennaio aumenti significativi nei raggruppamenti dei beni di consumo (+8,6%), dei beni strumentali (+7,6%) e dei beni intermedi (+6,2%); una diminuzione marcata segna invece il comparto dell’energia (-15,1%). Per quanto riguarda i settori di attività economica, a gennaio 2018 i comparti che registrano la maggiore crescita tendenziale sono quelli della metallurgia e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (+14,1%), delle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (+11,1%) e delle altre industrie manifatturiere, riparazione e installazione di macchine e apparecchiature (+8,4%). Le diminuzioni maggiori si registrano nei comparti della fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria (-17,1%), della fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati e dell’attività estrattiva (entrambi -3,5%). A gennaio cresce anche la produzione italiana di autoveicoli aumenta dello 0,3% (nei dati corretti per gli effetti di calendario) e del 3,1% (nei dati grezzi) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Non solo: secondo l’Istat a gennaio frena anche l’import e l’export italiano. Su base mensile, l’import ha segnato un calo del 4,4%, mentre l’export è sceso del 2,5%. Il saldo commerciale è negativo per 87 milioni (-575 milioni a gennaio 2017). Al netto dell’energia, si registra invece un avanzo di 3 miliardi di euro. In termini tendenziali, a gennaio si rileva un aumento significativo sia dell’export (+9,5%) sia dell’import (+7,8%), entrambi determinati principalmente dalla sostenuta crescita dell’interscambio con l’area Ue. Al netto delle differenze nei giorni lavorativi (22 a gennaio 2018 contro 21 di gennaio 2017), l’aumento risulta piu’ contenuto: +2,7% per l’export e +3,1% per l’import. Negli ultimi tre mesi l’export cresce congiunturalmente dell’1,7%, con un incremento più ampio per i paesi extra Ue (+3,0%) rispetto a quelli Ue (+0,7%).

La diminuzione congiunturale dell’export, dopo tre mesi consecutivi di crescita, sottolinea l’istituto di statistica, è determinata dal calo delle vendite sia verso i mercati extra Ue (-3,8%) sia verso i mercati Ue (-1,5%). Anche la flessione degli acquisti è da ascrivere ad una riduzione in entrambe le aree: -4,6% per i paesi Ue e -4,1% per quelli extra Ue. Tra i settori che contribuiscono in misura più rilevante alla crescita tendenziale dell’export, si segnalano articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+25,9%), metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (+17,1%), sostanze e prodotti chimici (+14,4%), prodotti delle altre attività manifatturiere (+13,4%) e prodotti alimentari, bevande e tabacco (+12,8%).

Rispetto ai principali mercati di sbocco, Spagna (+10,7%) e Germania (+9,8%) sono i più dinamici all’export. Si segnala inoltre la marcata crescita tendenziale delle esportazioni verso Svizzera (+22,0%), Regno Unito (+8,6%) e Francia (+8,4%). L’indice dei prezzi all’importazione dei prodotti industriali aumenta dello 0,4% rispetto al mese precedente e dell’1,5% nei confronti di gennaio 2017. Al netto della componente energetica, l’indice registra una diminuzione dello 0,7% in termini congiunturali e dello 0,2% in termini tendenziali.

Secondo Federconsumatori, i dati diffusi dall’Istat «dimostrano tutta la fragilità di un andamento che stenta a stabilizzarsi, riflettendo così il clima generale che caratterizza l’intero sistema economico del Paese. Anche nel corso dello scorso anno non sono state rare le battute di arresto segnate sul fronte della produzione, nonché le dichiarazioni dell’Istat circa la perdita di intensità della crescita economica. Non va meglio – prosegue il presidente, Emilio Viafora – sul fronte del commercio: le vendite a gennaio segnano, secondo l’istituto di statistica, una diminuzione del -0,5% sul mese e -0,8% sull’anno. In termini annui la diminuzione in volume segna addirittura quota -1,9%». Per l’associazione è un «segno, questo, che la domanda interna si trova ancora in una situazione di vero e proprio stallo, a cui solo un intervento determinato del governo può dare una svolta».

Per Paolo Mameli, senior economist della Direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo, «la correzione di gennaio è stata più pronunciata delle attese ma non sorprende più di tanto, dopo che il balzo di dicembre era dovuto principalmente ad effetti di calendario. In effetti il bimestre dicembre-gennaio è spesso caratterizzato da una accentuata volatilità su base congiunturale dell’output. A nostro avviso, sulla base dei dati recenti sulla fiducia delle imprese manifatturiere e su ordini e fatturato nell’industria, la produzione può tornare ad espandersi già dal mese di febbraio. Il dato di gennaio implica che, in caso di stagnazione a febbraio e marzo, la produzione industriale sarebbe in rotta per una flessione nel 1° trimestre dell’anno, pari a tre decimi dopo l’incremento di quasi un punto percentuale visto nella parte finale del 2017. Tuttavia – aggiunge Mameli -, come detto ci aspettiamo un rimbalzo in febbraio-marzo, che riporterebbe in positivo la variazione nel trimestre. In altri termini, pensiamo che, nonostante l’inizio d’anno negativo, l’industria possa continuare a contribuire positivamente al valore aggiunto nel 1° trimestre 2018».

Secondo la presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara, «quello di oggi relativo all’industria è l’ennesimo segnale della ripesa a singhiozzo, di una congiuntura ancora poco favorevole e di una situazione che dovrebbe imporre alle forze politiche un momento di responsabilità. Il nostro Paese ha bisogno al più presto di un governo, capace di dare certezza alle imprese e in grado, soprattutto, di mettere sul tavolo un pacchetto di interventi in campo economico, quelli necessari a dare alla ripresa, ancora incerta e timida, l’impulso necessario per agganciare il ritmo degli altri paesi europei».