Una preziosa iniziativa, promossa e organizzata dall’Associazione Universalia, presieduta da Giuseppina Ranzenigo e dal Centro Studi e Documentazione della Cultura Armena, diretto da Minas Laurian, con la collaborazione del Circolo Caligola, ha permesso di portare per la prima volta a Venezia e in un luogo dove forse mai è stata prodotta musica in pubblico, il Collegium Vocale Gent, fondato e diretto da Philippe Herreweghe.
L’idea di fondo è «offrire a Venezia occasioni rare di ascolto di un repertorio profondamente legato a questo prestigioso centro, che in periodo rinascimentale e barocco fu all’avanguardia per tutta la musica occidentale coeva».
Dopo aver portato il noto ensemble britannico “Tallis Scholars” nell’estate 2017 nella Basilica di San Marco, per celebrare il 300° anniversario dell’abbazia di San Lazzaro degli Armeni e il 450° dalla nascita di Claudio Monteverdi (1567-1643), Universalia e Centro Studihanno voluto dare il giusto riconoscimento ad un compositore, Johann Hermann Schein (Grunhain, Annaberg, Sassonia, 20/01/1586 – Lipsia, 19/11/1630), considerato uno dei grandi geni della tradizione luterana.
L’ensemble strumentale Collegium Vocale Gent – Ageet Zweistra, violoncello; Joe Carver, violone, il progenitore del contrabbasso; Thomas Boysen, tiorba, strumento a corde pizzicate della famiglia del liuto: François Guerrier, organo – ha splendidamente interpretato, in perfetto affiatamento con un quintetto di eccellenti solisti vocali – le soprano Hana Blazikova e Barbora Kabatkova; il contralto Robert Getschell; il tenore Thomas Hobbs: il basso Wolf Matthias Friedrich – buona parte, 20 su 26, della raccolta “Israelis Brunnein”(1623), “fontane di Israele”, costituita da 26 madrigali spirituali a 5 voci e Basso continuo (per l’esattezza, 25 a 5 voci e uno a 6 voci).
Rimasta a lungo nell’oblio, la raccolta è considerata uno dei monumenti del primo Barocco tedesco, nella tradizione sia dello stile madrigalistico italiano, sia dei cosiddetti “Kasualmotetten”, destinati a matrimoni, funerali, lauree e a momenti solenni della vita sociale ed istituzionale dell’epoca. Da una parte i brani sono sentiti come totalmente vocali, dall’altra ad essi è affiancato il continuo.
Per un repertorio così poco eseguito, richiedente un’acustica particolare, è stata selezionata la spoglia, seppur spaziosa, sala rinascimentale delle colonne, ovvero il portego della Scuola Grande di San Marco dell’ex complesso monastico domenicano che costituisce l’entrata monumentale dell’attuale complesso ospedaliero (O.C.R., Ospedali Civili Riuniti) veneziano. La scelta del luogo è stata motivata anche per celebrare il 580° anniversario dalla fondazione della Scuola Grande (1438 – 2018).
Conosciuto in Italia perché dal 2001 è direttore artistico delle Crete Senesi e dal 2017 del festival toscano “Collegium Vocale Crete Senesi”, Herreweghe ha tenuto concentrati sia i solisti, vocali e strumentali, mentre il pubblico seguiva col fiato sospeso il programma in religioso silenzio fino ad esplodere con un calorosissimo applauso dopo l’esecuzione dell’ultimo madrigale, tratto dal salmo biblico n. 90, “Lehre uns bedenken…”, “insegnaci a riflettere, che dobbiamo morire”’. I madrigali si sono succeduti in tre sezioni. Alla fine della prima e della seconda Thomas Boysen ha eseguito la “Toccata II Arpeggiata” e la “Toccata IX & Passacaglia”, tratte rispettivamente dal “Libro primo d’intavolatura di chitarrone”, Venezia, 1604 e dal “Libro quarto d’intavolatura di chitarrone”, Roma, 1640, di Johannes Hieronymus Kapsberger, compositore, tiorbista e liutista tedesco (ca 1575 – Roma 1651), dai natali nobili, trasferitosi in Italia in giovane età, dov’era conosciuto come ‘Giovanni Geronimo tedesco della tiorba’.
Le due Toccate, fungendo da Interludio, hanno da una parte consentito ai solisti di rifiatare e di ritornare in pedana con una nuova concentrazione, dall’altra hanno ammaliato la platea, grazie alla sonorità delicata e deliziosa dello strumento multicorde (normalmente 14 o 16, alcune delle quali doppie).
Secondo le intenzioni degli organizzatori, il concerto ha voluto «riqualificare l’immagine culturale di Venezia, grazie ad un’offerta di respiro diverso rispetto ad eventi di qualità massiva e turistica. Un tentativo di restituire alla città un ruolo di riferimento tra le realtà che cercano di perpetuare questo lungo e tradizionale legame del ricco mondo musicale d’epoca e non solo».
Sia dunque reso il dovuto merito a due entità attente a portare la buona musica in una città troppo spesso conosciuta musicalmente per le “Quattro stagioni” di Antonio Vivaldi, un’opera riproposta in tutte le salse, rivolta ad un pubblico di turisti occasionali, o per le canzoni “pop” che si odono risuonare nei canali, durante i quotidiani giri in gondola, simbolo di un turismo “tutto organizzato”.
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