La montagna bellunese protesta contro le chiusure

Flash mob con le auto a comporre slogan “lavoro e ristori”. Bond «il 2021 sia “tax free”. Solo così si potrà dare una mano alle “terre alte”».

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montagna bellunese
Uno dei flash mob di protesta sulla montagna bellunese per e chiusure alle attività economiche.

Continuano le proteste degli operatori economici contro le chiusure imposte dall’emergenza politica più che da quella da Covid-19.

Nel Bellunese, da Malga Ciapela, sulle pendici della Marmolada, al lago di Alleghe, da Falcade a Zoldo e Selva di Cadore, le località turistiche e sciistiche dell’Agordino e dello Zoldano hanno promosso in contemporanea un falsh mob di operatori turistici e negozianti per chiedere certezze sui ristori del Governo, dato il prolungamento della crisi pandemica. 

«Tutti uniti per dare voce al grave disagio che sta vivendo la montagna – dichiara una delle organizzatrici – e per sensibilizzare di fronte al disastro economico in cui versa la montagna con i suoi abitanti». Con le loro automobili hanno riempito i parcheggi destinati ad accogliere i turisti alla base degli impianti da sci, altrimenti vuoti a causa delle disposizioni dei vari Dpcm componendo gli sloganlavoro” e “ristori”.

«Non possono arrivare i turisti pur con gli alberghi aperti, non arrivano ristori, ritardo nella cassa integrazione e la disoccupazione per molti è finita – fanno sapere – l’importanza dell’argomento filiera del turismo non va sottovalutata dietro ci sono intere famiglie».

In tema della crisi dell’economia di montagna per via del blocco del turismo ha portato il deputato del bellunese di Forza Italia, Dario Bond ad avanzare la proposta di azzerare le tasse per il 2021 alle imprese e famiglie del territorio. 

«Prima di tutto, servono gli indennizzi per il settore del turismo invernale, alberghi, ristoranti e ski area. Poi il governo studi misure concrete per aiutare la montagna, i suoi cittadini e le medie piccole imprese che vi operano. Se il 2021 fossetax free” sarebbe una misura in grado di agevolare la sopravvivenza delle attività economiche e produttive – afferma Bond -. C’è da considerare una cosa ben precisa: che le aree del Paese non sono tutte uguali. E quindi servono misure differenziate a seconda delle diverse zone. La montagna, penso a quella Bellunese ma non solo, vive quasi esclusivamente di indotto turistico, per cui aver perso la stagione invernale significa fare la fame. E le conseguenze si misureranno da qui ai prossimi anni, con chiusure e perdita di posti di lavoro, oltre che di servizi».

Per ovviare a questa situazione secondo Bond «servono tre azioni immediate. La prima è che il governo definisca una volta per tutte la data di apertura degli impianti di risalita, in modo che gli operatori possano programmare eventuali scampoli di stagione. La seconda è che arrivino gli indennizzi: i ristori arrivati finora sono assolutamente insufficienti per sfamare le famiglie, figuriamoci per consentire la sopravvivenza delle attività. E poi venga presa in considerazione una manovra per fare del 2021 un annotax free” per le aree di montagna».

«In questo senso, accolgo e condivido – sottolinea Bond – l’appello dei sei sindaci agordini, che hanno chiesto un intervento dei deputati e del ministro bellunese per aiutare la montagna. Un appello sensato e centrato sia nei contenuti che nel momento. Siamo di fronte allo spettro di una grande recessione. E quindi bisogna intervenire subito».

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