Sostegno alla montagna con i canoni idrici e il rilancio delle zone franche

Bond: «per il rilancio di territori pesantemente colpiti dalla crisi economica e sanitaria serve utilizzare tutte le leve disponibili, per evitare il definitivo spopolamento».

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sostegno alla montagna

La montagna è stato il territorio indiscutibilmente più penalizzato dalla crisi sanitaria ed economica innescata dalla pandemia, con il crollo delle attività turistiche e le storiche carenze infrastrutturali, ad iniziare da quelle digitali, che in epoca di confinamento sono diventate una questione vitale per potere lavorare ed essere collegati con il resto del mondo: di qui la proposta del deputato Belluense di Forza Italia, Dario Bond per dare un effettivo sostegno alla montagna e alla sua popolazione.

«Il Covid-19 e la chiusura prolungata degli impianti di risalita stanno mettendo in risalto tutte le criticità delle “Terre alte”. Siamo di fronte ad una crisi senza eguali, economica ma anche sociale – afferma Bond -. Servono quindi misure straordinarie, come l’allargamento dei campi di utilizzo dei canoni idrici derivanti dall’utilizzo dell’“oro bianco”, dei proventi dello sfruttamento idroelettrico, oltre all’istituzione di risorse speciali dedicate ai territori delle tre province interamente montane».

«In questi anni abbiamo visto una galoppante crisi demografica in montagna. I dati relativi al Bellunese sono drammaticievidenzia il deputato del territorio -. Ma anche Sondrio e Verbania soffrono le stesse difficoltà, la mancanza di servizi, la scarsa cura delle strade, problemi di frane e dissesti… Non è una questione di sola montagna, perché altre zone di montagna come Trentino e Alto Adige stanno crescendo sia a livello di popolazione sia a livello economico. È ancora una volta una questione di risorse, di cui la montagna a statuto ordinario è priva».

Bond avanza alcune proposte per assicurare sostegno alla montagna: «le uniche risorse che rimangono sono quelle dei canoni idrici, che la provincia di Belluno ha a disposizione dal 2006 e che dal 2012 possono essere utilizzati in minima parte anche per interventi che escono dalla diretta funzione della difesa del suolo. Questi fondi – che a Sondrio da anni hanno una funzione di sviluppo complessivo del territorio e che recentemente hanno salvato Verbania dal dissestodevono essere il vero volano della provincia di Belluno: è necessario che vengano gestiti sul territorio, che rimangano in capo alle province perché rappresentano la prima vera forma di autonomia, e che possano essere allargati nel loro utilizzo. E poi è necessario che vengano rinforzati con un capitolo aggiuntivo e strutturale da parte dello Stato. Penso ad esempio a fondi dedicati alla viabilità provinciale e di montagna. È importante garantire forme di sviluppo per i territori oggi svantaggiati, almeno nelle possibilità concesse dalla legge Delrio che stabilisce forme particolari di differenziazione per le tre province interamente montane».

Non solo: per sostenere una ripresa che non sia stentata, per i territori montani particolarmente svantaggiati per carenza di comunicazione e di servizi, Bond rilancia il tema delle zone franche: «per evitare il definitivo spopolamento di ampie zone della montagna, sia delle Alpi che degli Appennini, serve l’istituzione di zone franche – anche temporanee – che consentano di lavorare a “tasse zero” e richiamare investimenti per il rilancio sociale ed economico delle zone. Si tratta di un investimento che allo Stato costerebbe complessivamente meno rispetto ai costi sociali ed ambientali che dovrebbe sopportare con lo spopolamento di queste zone del territorio nazionale. Mi auguro che il neo premier Draghi, nello stilare il programma degli investimenti per il piano nazionale di rinascita, per il sostegno alla montagna prenda seriamente in considerazione quest’aspetto».

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