Salvini e Zaia rilanciano sull’Autonomia: bravo chi ci crede

Il 22 ottobre 2022 saranno trascorsi 5 anni dal referendum popolare di Veneto e Lombardia. Zaia: «se il prossimo governo non fa l’autonomia non si presenti in Veneto». Martella: «Lega non credibile, solo promesse». 

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autonomia differenziata

In vista delle elezioni politiche del 25 settembre prossimo, il leader dimezzato della Lega Salvini premier, Matteo Salvini, torna a cavalcare nella visita al Veneto l’autonomia per le regioni che l’hanno richiesta dopo anni di dimenticanza e sottovalutazione, tanto che sono passati quasi cinque anni dal referendum del 2017. Tanto da sollecitare la reazione di Luca Zaia.

«Il 22 ottobre sono cinque anni dal referendum, il governo ha già in mano il progetto concluso, quindi è bene che si celebri questo anniversario. Io non so quali saranno le tempistiche, ma il governo che arriverà e non rappresenterà questa istanza è meglio che in Veneto non si presenti – tuona il governatore del Veneto Zaia -. Ma comunque poi arriverà qualcuno che farà l’autonomia e farà fare una figuraccia a tutti quelli che questa pagina di storia non l’hanno voluta scrivere. L’autonomia leggetela come federalismo, è un percorso di modernità».

Zaia ricorda che l’autonomia «è solo un fatto di coerenza: Fdi e Fi, che oggi si presentano uniti con la Lega qui in Veneto e in Lombardia, devono sostenere. Veneto e Lombardia l’autonomia l’hanno difesa a spada tratta. Questo progetto quindi non è un tema di ricatti ma di coerenza e di rispetto dei cittadini».

«La visita di Salvini in Veneto ha certificato una realtà di cui da tempo sospettavamo: sull’autonomia, la Lega in Veneto ha le mani legate» commenta il segretario regionale del Pd Veneto, Andrea Martella, all’indomani del tour del leader leghista.

Per Martella «ci sono due pesantissime contraddizioni che rendono non credibili le eterne promesse, rinnovate puntualmente anche in questa tornata del 25 settembre. La prima è direttamente insita nell’accordo con Fratelli d’Italia. Prospettare uno scambio tra presidenzialismo e autonomia significa disegnare un percorso impraticabile, avulso dalla concretezza».

Secondo il segretario Dem Veneto «la matrice di FdI, la cui forza è di gran lunga maggioritaria nel fronte del centrodestra, è inequivocabilmente centralista e statalista. Sarà questa la linea dominante. E’ davvero improbabile pensare a modelli di autonomia come quello predicato dalla Lega in Veneto».

«C’è poi il secondo nodo contraddittorio che non può essere messo nel dimenticatoio – prosegue Martella -. Dopo almeno cinque anni di promesse leghiste, ma soprattutto di stallo senza risultati, si era giunti alla definizione di uno schema al quale come PD Veneto abbiamo dato un forte contributo, definendo linee guida snelle, che potevano portare al traguardo dell’autonomia. Lo stesso Zaia, nelle settimane precedenti alla caduta del Governo Draghi, si era prodigato nell’annunciare l’ultimo miglio – ricorda -. Ma è stata proprio la Lega, con Salvini, a dare la spallata decisiva che ha posto fine alla legislatura, mandando gambe all’aria ogni obiettivo. Segno di un’impotenza di Zaia e dei leghisti veneti che, facendo il paio con la subalternità al partito della Meloni, rende del tutto inaffidabile ogni nuova, ennesima promessa di autonomia per la nostra regione».

«Mentre il Pd veneto ha chiaramente indicato ciò che serve per lo sviluppo dell’economia regionale, per la crescita delle famiglie e dei nostri giovani, Zaia continua a indicare obiettivi generici quanto onnicomprensivi, trasformando l’autonomia nella più sterile delle rivendicazioni. Cinque anni di chiacchiere sembrano non aver insegnato proprio nulla. Da parte nostra – sottolinea in conclusione Martella – siamo dunque pronti a ribadire il percorso già delineato da mesi, puntando su un’autonomia possibile, cooperativa che sia davvero utile ai cittadini, incardinata attorno a sette materie, funzionali alle esigenze di crescita e rafforzamento della struttura produttiva, della formazione e del lavoro in Veneto».

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