Rifiuti: dal 2015 l’Italia ha pagato 620 milioni di euro di multe su norme Ue

Dalla gesstione dei rifiuti in Campania alle discariche illegali in tutt’Italia e alla gestione delle acque reflue urbane. Eppure dai rifiuti gestiti meglio si potrebbe produrre energia e ricchezza. 

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Dal 2015 in poi, l’Italia ha pagato all’Ue multe per oltre 620 milioni di euro per aver violato le norme Ue in materia di ambiente, in particolare rifiuti (Campania e discariche illegali) e scarico acque urbane in aree sensibili. Il dato emerge dal rapporto della Commissione europea sull’attuazione delle regole Ue sull’ambiente.

Per il caso Campania, nel 2015 la Corte di giustizia Ue ha inflitto all’Italia una multa da 20 milioni una tantum e 120.000 euro per ogni giorno di ritardo nell’attuazione delle misure richieste dalla sentenza. Nonostante i progressi, commenta la Commissione, «servono interventi supplementari per garantire che lo smaltimento dei rifiuti in Italia avvenga nel rispetto del diritto dell’Unione».

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Sempre in tema di gestione dei rifiuti solidi, nel dicembre 2014 la Corte ha condannato l’Italia a pagare, per oltre 218 discariche illegali censite, un forfait di 40 milioni di euro oltre ad un importo iniziale fissato in 42,8 milioni a titolo di garanzia, dal quale sono detratte somme per ciascuna discarica messa a norma. «Nell’aprile 2022 l’Italia stava ancora pagando ammende per 29 discariche irregolari, il 75% delle quali nel Meridione», scrive la Commissione. Le speranze sono nel Pnrr, che – ricorda la Commissione – prevede «una strategia nazionale per l’economia circolare e un programma nazionale di gestione dei rifiuti, oltre a investimenti faro a sostegno del riciclaggio che dovrebbero migliorare l’attuazione sul campo delle norme ambientali».

Dai rifiuti alle fognature: nel 2018 l’Italia è stata condannata a versare 25 milioni una tantum e oltre 30 milioni ogni semestre per la mancata conformità alle norme Ue sul trattamento e scarico delle acque reflue urbane in aree sensibili. Per l’immediato futuro, si legge nel documento della Commissione, «occorre altresì risanare i punti critici nell’Italia settentrionale caratterizzati dall’alta concentrazione di nitrati, mentre nel Lazio bisogna migliorare la qualità dell’acqua potabile».

Ancora una volta dall’incapacità della gestione dei servizi pubblici di base – come lo sono i rifiuti urbani e il ciclo dell’acqua – da parte di regioni e comuni vari, alla fine chi paga sono sempre i contribuenti nella loro generalità. Il peccato è che oltre alle multe, si sprecano ingenti risorse che potrebbero essere adeguatamente valorizzate.

Si pensi all’utilizzo della parte finale del ciclo di riciclaggio e riuso dei rifiuti che potrebbe fornire energia elettrica e termica con ridotto inquinamento e taglio della bolletta energetica per gli utilizzatori finali, invece di finire in discariche che inquinano. O ai fanghi di depurazione delle fognature che potrebbero produrre biometano che, dopo opportuno trattamento, è in tutto simile al metano fossile, con il vantaggio di essere sostenibile e ad impatto ambientale zero. Tutte potenzialità che una politica inetta, arruffona e incapace – e che continuerà ad essere tale anche dopo il 25 settembre, soprattutto a livello localesemplicemente spreca.

Ma, allargando la visione, c’è anche l’incapacità di una gestione complessiva dei problemi. Si pensi alla questione della diversificazione degli approvvigionamenti energetici e alla spinta alla realizzazione dei rigassificatori che, se tutto va bene, saranno funzionanti tra due anni. Nessuno che pensi alla possibilità di utilizzare il gas liquefatto tal quale, specie presso gli stabilimenti industriali. Per fortuna, qualcuno ci ha pensato, come Smart Gas del Vescovini Group di Monfalcone, che ha allestito un sistema logistico per utilizzare il GNL tal quale che, da una nave gasiera ancorata al largo che funge da serbatoio di stoccaggio, preleva con navi più piccole il GNL portandolo a terra, da dove, tramite container isotermici (praticamente dei grandi termos per tenere il gas in forma liquida a -164°C a pressione ambientale) trasportati su ferro o su gomma, giungono agli utenti finali, dove, con il calore di risulta degli impianti industriali, il gas liquido diventa nuovamente aeriforme senza alcun spreco. Il tutto con rilevanti vantaggi economici e di immediata disponibilità.

Quanto ci vuole a declinare su scala più grande nazionale quello che nel suo piccolo – relativamente piccolo visto che l’azienda ha varato un piano da ben 400 contenitori isotermici per servire altrettanti clienti – l’azienda friulana ha ideato, risolvendo nell’arco di qualche mese – non di anni – il problema del caro energia che assilla famiglie ed aziende?

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