Turismo invernale italiano, flussi turistici previsti in calo a 23 milioni di arrivi

Secondo Demoskopika, a pesare sul calo del 6,1% degli arrivi è il ribasso della componente italiana, mentre cresce quella straniera.

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turismo invernale italiano blocco della stagione sciistica

Contrazione dei flussi il turismo invernale italiano nella stagione entrante. Secondo le stime dell’istituto Demoskopika sono previsti poco più di 23,2 milioni di arrivi e quasi 72 milioni di presenze, con una flessione rispettivamente pari al 6,1% e allo 0,4% rispetto allo stesso periodo del 2022, segnato da quasi 25 milioni di arrivi e poco meno di 72,2 milioni di pernottamenti. A pesare sull’andamento al ribasso degli arrivi è la componente italiana: 13,5 milioni di arrivi (-10,4% rispetto allo stesso periodo del 2022-23), frenata dalla minore disponibilità economica, a fronte di una crescita dello 0,5% degli stranieri.

Se a livello complessivo, l’Italia presenta un equilibrio tra quota italiana (51,4%) e quota estera (48,6%) degli arrivi turistici, oltre il 60% di turisti provenienti dall’estero è mediamente concentrato prevalentemente in sole 6 regioni su 20, con in vetta Veneto e Lazio. In particolare, a presentare un livello di internazionalizzazione sopra la media italiana sono Veneto (64,3%), Lazio (62,1%), Trentino Alto Adige (55,7%), Toscana (54,2%), Lombardia (54%) e Friuli Venezia Giulia (52,5%). Al contrario a presentare livelli molto più bassi di turisti stranieri con una componente di arrivi sotto al 30% sono Umbria (29,0%), Emilia Romagna (26,7%), Puglia(25,1%), Calabria (17,4%), Marche (16,5%), Basilicata (16,2%), Abruzzo (12,0%) e Molise (8,9%). (

Per il turismo invernale italiano della stagione 2023-24 l’istituto Demoskopika stima che la dinamica dei prezzi nel turismo invernale registri una variazione tendenziale in aumento pari all’1,8% rispetto allo stesso arco temporale precedente (dicembre 2022-marzo 2023) con un differenziale inflazionistico pari a un più 1% rispetto alla variazione dell’indice generale calcolato dall’Istat allo 0,8%, nonostante la riduzione congiunturale dell’indice dei prezzi al consumo turistico (da 123,7 di agosto 2023 a 118,3 di marzo 2024). Un andamento che non può che ripercuotersi anche sulla spesa turistica con una contrazione di 7,8 punti percentuali, pari a oltre 1,3 miliardi di euro.

A novembre 2023, l’andamento in crescita su base tendenziale dell’indice generale dei prezzi al consumo Nic (per l’intera collettività nazionale) per il settore turistico italiano si deve prevalentemente all’incremento dei prezzi dei voli nazionali (+29%), dei pacchetti vacanza (19,9%), dei servizi di alloggio (+8,7%) con in testa gli alberghi (+9,3%) e del trasporto ferroviario (+8%). A seguire altre voci di peso del paniere turistico individuato dai ricercatori di Demoskopika, tra cui spiccano per rilevanza il trasporto multimodale dei passeggeri (+5,7%), i servizi di ristorazione (+4,2%) e il trasporto di passeggeri su autobus e pullman (+4,2%). Spicca il forte aumentodelle tariffe dei voli nazionali (+29%) a fronte di una contrazione dei voli internazionali (-11,9%).

Per il presidente di Demoskopika, Raffaele Rio, «c’è un problema prioritario di pianificazione delle decisioni da cui consegue anche la misura dell’efficacia dei fondi messi a disposizione per una piena ripresa del sistema turistico italiano. Tra i numerosi interventi da mettere in campo per evitare l’effetto gambero, risulta quanto mai necessaria, in primo luogo, una distribuzione dei flussi più adeguata e strategica sull’intero territorio nazionalead oggi concentrati per oltre il 60%, anche in termini di spesa turistica, in sole 5 o 6 destinazioni regionali ,con il conseguenziale beneficio di un incremento complessivo del livello di internazionalizzazione, una distribuzioneallargata” del turismo autoctono e di una riduzione del fenomeno dell’”overtourism”. In secondo luogo, – continua Rio – non si può più prorogare la scelta di mettere mano alla frammentazione delle competenze in materia turistica, anche facendo eventualmente ricorso ad interventi di natura costituzionale». Cosa che ha portato a promuovere specie all’estero non tanto il marchio Italia, ma le 21 diverse regioni e province autonome in cui è oggi spezzettata la competenza turistica, spesso con cattivi risultati a fronte di una spesa pubblica ingente. E lo stesso vale per il turismo invernale italiano.

Intanto, per capire l’andamento e il comportamento del turismo straniero, il ministero del Turismo ha sottoscritto l’accordo con Nexi (società attiva nei pagamenti elettronici) e Nomisma per creare l’osservatorio Nexi Tourism & Incoming Watch” per fotografare il contributo che il turismo e la cultura possono apportare al sistema Paese attraverso una dettagliata analisi dei comportamenti di pagamento con carta dei turisti stranieri.

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