Olimpiadi Invernali 2026: Cortina rilancia sul bob

Simico rilancia una nuova gara alleggerita per l’impianto dolomitico. Abodi: «vogliamo il bob in Italia». Il problema è la partecipazione delle imprese alla gara e il tempo.

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pista da bob Olimpiadi Invernali 2026
Il progetto semplificato della nuova pista da bob a Cortina.

Le Olimpiadi Invernali 2026 Milano-Cortina rilanciano sull’impianto di bob a Cortina con l’avvio in corner di una nuova gara con un progetto semplificato e meno complicato del precedente, complice la fortissima pressione della politica e dell’economia veneta che non si piegano a subire un pesante smacco d’immagine ed economico.

Simico, la società che funge da general contractor per tutte le opere infrastrutturali connesse con le Olimpiadi Invernali 2026 ha pubblicato un nuovo bando di gara semplificato per 81.610.000 euro per realizzare l’impianto destinato ad ospitare le gare di bob, slittino e skeleton. Si è provveduto a semplificare notevolmente il progetto originario, alleggerendolo di tutti gli orpelli, riducendone l’impatto ambientale e i costi di circa 20 milioni di euro.

Il problema è ora connesso alla partecipazione delle imprese al bando – nelle due gare precedenti nessuna aveva partecipato – e i tempi per partecipare – le offerte vanno presentate entro il 18 gennaio prossimo – e per realizzare l’impianto607 giorni rispetto agli iniziali 807.

Non solo: oltre a vedere se e quante imprese parteciperanno alla gara, i tempi sono stretti anche per aggiudicare l’appalto, circa una settimana, perché il 31 gennaio è prevista una riunione del Cio e il presidente del Coni, Giovanni Malagò, deve presentarsi con le carte già definite per evitare che a prevalere per ospitare le gare inizialmente assegnate a Cortina sia la svizzera St. Moritz, dove un impianto esiste già ed è pienamente funzionante e funzionale anche per le esigenze delle Olimpiadi Invernali 2026, con una spesa decisamente minore.

Quello della funzionalità dell’impianto potrebbe essere un ulteriore vincolo, perché anche a fronte della riduzione dei tempi di realizzazione, c’è la necessità di assicurare le tempistiche del Cio rispetto alla pre omologazione dell’impianto entro marzo 2025 – a soli 13 mesi dall’assegnazione dei lavori alla ditta vincitrice – con l’omologazione definitiva entro settembre 2025, con l’impianto già pronto.

Per cercare di centrare l’obiettivo, il progetto iniziale è stato rivisto, riducendo anche gli spazi di parcheggio del 30%, semplificando le finiture dell’impianto, prevedendo una struttura provvisoria all’arrivo, con molte tribune temporanee da rimuovere a fine evento.

Da parte del governo Meloni, complici le pressioni della Lega, si vuole fortissimamente fare le gare a Cortina: «l’auspicio è di mantenere l’italianità delle gare è confermato. Qualunque soluzione, partendo da Cortina, che risponda a questa precondizione, è di nostra soddisfazione – ha detto il ministro dello Sport, Andrea Abodi -. Il tempo non è molto ed è evidente che questo è un problema ma chi si avventura con consapevolezza in imprese come questa sa che ci sono anche difficoltà: sicuramente è l’elemento più esposto del programma olimpico e paralimpico, ma sono convinto che con collaborazione e rispetto reciproco raggiungeremo anche l’obiettivo della pista di bob, skeleton e slittino e anche quella verrà messo in sicurezza. Poi vedremo se ci saranno altre criticità».

Se dal governo si professa sicurezza nel centrare l’obiettivo, da parte delle opposizioni si rilancia la protesta, specie dal fronte ambientalista che lamenta l’ingente spesa per un impianto impattante, il cui ulteriore utilizzo post evento Olimpiadi Invernali 2026 è tutt’altro che certo, anche alla luce dell’esperienza con l’impianto tornese di Cesana delle Olimpiadi del 2006 finito come quello di Cortina in abbandono.

Semmai il problema più generale è una valutazione generale di convenienza rispetto ad una ingente spesa, seppur ridotta rispetto alle previsioni iniziali, per realizzare un impianto utilizzato solo da una cinquantina di atleti a livello nazionale, tanto che dagli stessi interessati si giudica la realizzazione dell’impianto a Cortina più un capriccio politico e d’immagine che di reale necessità sportiva. Se così effettivamente fosse – ed è probabile che lo sia –, sulle spalle di Salvini e di Zaia – i due principali promoter politici dell’investimento a perdere cortinese – peserebbe un nuovo, colossale spreco di denaro pubblico.

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