Formaggi Trentini nell’occhio del ciclone per un prodotto a latte crudo contaminato

La denuncia del genitore di un bambino in coma da 7 anni per i mancati controlli sulla presenza di batteri fecali in un formaggio di un caseificio della Val di Non.

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Formaggi Trentini
I festeggiamenti per il nuovo formaggio "Val di Non" del Caseificio sociale di Coredo. Nell'angolo a sx Giovanni Battista Maestri.

I Formaggi Trentini del consorzio Concast sono finiti nell’occhio del ciclone per via di un formaggio a latte crudo prodotto dal Caseificio sociale di Coredo contaminato dal batterio fecale di Escherichia coli consumato inconsapevolmente da un bambino di 4 anni finito poi in coma e da 7 anni in stato vegetativo.

Il padre del bimbo, Giovanni Battista Maestri, chiede giustizia da sette anni dall’evento e, soprattutto, si domanda perché solo poche settimane fa ad un prodotto del Caseificio sociale di Coredo sia stato concesso il marchio di qualità territorialeVal di Non”, chiamando in causa il mondo della Cooperazione trentina e i vertici dell’assessorato all’agricoltura del Trentino.

«Perché Concast, Apt Val di Non e assessorato provinciale all’Agricoltura, fra tanti altri caseifici della zona, hanno scelto proprio il Caseificio sociale di Coredo – nei confronti del quale è passata in giudicato una sentenza che ha accertato le gravissime violazioni in materia di igiene e sicurezza alimentare – per creare quello che hanno definito “un prodotto di eccellenza”?» è la prima delle dieci domande presentate in un evento-denuncia da Giovanni Battista Maestri.

«Il marchio – ha precisato Maestri – lo devono ritirare solo ed esclusivamente al Caseificio di Coredo, non agli altri caseifici che si sono comportati bene». Il papà di Mattia ha ribadito che la sua non è «una battaglia solo per il logo». «Stiamo aiutando altri bambini. Non ho potuto salvare il mio Mattia, non ce l’ho fatta, però vi garantisco che il mio Mattia ha salvato altri bambini. E finché non verrà tolto il marchioVal di Nonio continuerò. Perché si è mancato di rispetto alla vita di un bambino», ha detto, specificando che altri due formaggi prodotti dallo stesso caseificio e contaminati da Escherichia coli sono stati ritirati dalla vendita nel 2017 e nel 2022.

«In Francia, i formaggi a latte crudo vengono chiaramente etichettati e non possono essere dati ai bambini», ha aggiunto Maestri, che nelle dieci domande chiede anche se Concast sia «favorevole ad una etichettatura idonea ad informare il consumatore di tali rischi, sconsigliando esplicitamente l’impiego degli stessi prodotti per l’alimentazione dei bambini e degli altri soggetti deboli».

Maestri ha annunciato anche che i suoi avvocati «stanno già lavorando per procedere a livello penale e civile sia per il marchio sia per la pubblicità». L’immagine promozionale in questione era stata diffusa il primo ottobre 2021 da Trentingrana. Solo pochi giorni prima, il 28 settembre 2021, il Gip, su richiesta del pubblico ministero, aveva accolto l’opposizione di Maestri alla richiesta di archiviazione del processo contro il Caseificio sociale di Coredo.

Da parte sua, il consorzio Concast Formaggi Trentini cerca di difendersi pur senza negare le responsabilità del Caseificio sociale di Coredo, evidenziando che dalla denuncia del caso sono stati potenziati i controlli su tutti i prodotti caseari dei caseifici associati.

«Più che chiudere un caseificio o lasciarlo fuori dalla produzione di territorio ci siamo concentrati sulla salubrità generalizzata dei formaggi e sulla qualità complessiva, richiedendo a tutti i caseifici i medesimi standard affinché sia tutelata sempre meglio la salute pubblica» dichiara il presidente del Concast, Stefano Albasini, aggiungendo che «occorre chiedersi anche se la Val di Non abbia o meno il diritto di identificare la propria produzione casearia all’interno di un territorio, e farne anche uno strumento comunicativo in chiave turistica. Concast crede di sì».

«Il formaggio che ne è scaturito – continua il Concast – è innanzitutto a latte pastorizzato e non crudo, e soprattutto è espressione di un lavoro corale, strettamente organizzato e controllato dal ConcastFormaggi trentini. È stato sbagliato iniziare la produzione proprio dal caseificio di Coredo (ancorché nello stabilimento di Tuenno)? Dal punto di vista tecnico no, perché Coredo – come tutti gli altri caseifici – garantisce le migliori condizioni di produzione. Dal punto di vista della sensibilità e dell’opportunità sicuramente sì, e di questo Concast ha già avuto modo di scusarsi».

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