Olimpiadi invernali 2026 Milano-Cortina: Giorgetti cazzia tutti per i ritardi nei cantieri

«Dobbiamo correre con i lavori». A rischio il completamento di molti cantieri.

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Il ministro all'Economia e finanze, Giancarlo Giorgetti.

«Il tempo corre e noi dobbiamo correre con i lavori più veloci del tempo, poi gli atleti faranno la loro parte nel 2026» ha detto, in vista delle Olimpiadi invernali 2026 MilanoCortina, il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, a Predazzo, in occasione della premiazione degli atleti delle Fiamme gialle che si sono distinti nella stagione invernale appena conclusa.

«E’ un appello – ha proseguito Giorgetti – che rivolgerò in ogni sede pubblica. Finora siamo andati lenti, ora dobbiamo correre più veloci del tempo». Parole condivise dal presidente del Coni e della Fondazione Milano Cortina, Giovanni Malagò: «parole più che sante, sacrosante del ministro, da quasi cinque anni a questa parte, 24 giugno 2019-aprile 2024, è quello che io sostengo da sempre, noi siamo spettatori interessati, noi siamo i primi coprotagonisti perché siamo gli organizzatori dell’evento, peccato che non costruiamo nulla. Noi possiamo dare il nostro supporto, ho molto apprezzato le parole che credo siano indirizzate a chi di competenza».

Il problema è che burocrazia e lungaggini varie hanno fatto scorrere quasi cinque anni dalla conquista delle Olimpiadi invernali 2026 senza chiudere ancora alcun cantiere, con il rischio di arrivare sotto data con le ultime finiture ancora da completare. Un rischio più forte specie per l’impianto di slittamento di Cortina, un autentico capriccio di Regione Veneto, Confindustria Belluno e di pochi altri, che rischia di essere un colossale spreco di denaro pubblico per una struttura destinata alla rapida obsolescenza così come era l’impianto preesistente e quello realizzato a Cesana a Torino per le Olimpiadi invernali del 2006.

Più che impuntarsi per avere l’impianto a Cortina costi quel che costi, sarebbe stato meglio accogliere l’invito del Cio di utilizzare gli impianti già esistenti di Innsbruck e di Sankt Moritz, che avrebbero assicurato il successo dell’evento a costi decisamente minori e senza alcun rischio di spreco. E pazienza per l’immagine, l’ego e il campanilismo dei soliti noti.

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