I forestali del Trentino sono costituiti, in proporzione, più da graduati che da truppa semplice stando ad un’interrogazione formulata dal capogruppo del Pd in Consiglio provinciale di Trento, Alessio Manica, che denuncia come «si rischia di avere in servizio più generali che soldati di truppa, in un moltiplicarsi di ruoli e incarichi che rende farraginosa la macchina pubblica e che moltiplica i costi». E che pone il Trentino in similitudine con un’altra regione autonoma e ancora più speciale, la Sicilia, dove i forestali costituiscono da sempre un caso nel caso, essendo nel numero ben 16.000, anche se in maggioranza precari, oppure i 5.887 della regione ordinaria Calabria.
Tornando al caso denunciato da Manica, «il Corpo forestale provinciale, pur essendo un “corpo civile” a tutti gli effetti e quindi non assimilabile a un qualsiasi “corpo militare”, risulta composto da 248 unità, delle quali 1 generale di divisione con funzioni di capo del corpo; 1 generale di brigata; 14 tenenti colonnelli; 10 maggiori; 7 capitani e 16 sottotenenti: quindi ben 49 ufficiali posti alla guida di 199 soldati». Con un rapporto di un graduato ogni 4 “militari” semplici: davvero non male.
Non ci vuole molto a capire come quella dei forestali del Trentino possa assomigliare ad una specie di Sturmtruppen, «una sarabanda gerarchica e di ruoli, compiti e atteggiamenti istituzionali militari» chiosa l’esponente del Pd che chiede al presidente della giunta provinciale, il leghista Maurizio Fugatti, «come mai il Corpo forestale si basi sul modello gerarchico dell’Arma dei Carabinieri e se questo è alla base della volontà di creare un “Corpo di polizia provinciale”. A quanto ammontano i costi di gestione del corpo forestale? La sua assegnazione al Dipartimento della Protezione civile è conforme alla legge provinciale?»
Non solo: il Trentino è ancora reduce dagli effetti post tempesta di Vaia di sei anni fa, quando intere foreste furono abbattute dai fortissimi venti, lasciando centinaia di ettari di altopiani e di pendii montagnosi inesorabilmente denudati dalla coltre arborea, con molti problemi di sicurezza idrogeologica. Proprio per quest’aspetto, Manica chiede al vertice dell’Autonomia speciale «se non sia il caso di riaffidare ai Forestali compiti specifici d’istituto, con meno “soldati da parata” e più tecnici forestali per non sprecare risorse e professionalità».
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