Motore 1.2 PureTech: Stellantis rischia grosso per la debolezza della cinghia di distribuzione

Il propulsore equipaggia una vasta gamma di modelli. In Europa a rischio 500.000 clienti. Potrebbe scattare una class action continentale.

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Motore 1.2 PureTech

Il motore a 3 cilindri 1.2 PureTech di Stellantis declinato in diverse varianti aspirate e turbocompresse nei cofani di diversi marchi del gruppo è risultato cagionevole alla cinghia di distribuzione a bagno d’olio che si sfalda con l’andare del tempo, esponendo ad ingenti danni il motore in caso di rotture improvvise se non viene sostituita tempestivamente.

Non solo: il progressivo sfarinamento della cinghia finisce con l’intasare il sistema di lubrificazione del motore con le particelle di gomma, con il risultato di dovere sottoporre il propulsore ad un lungo e oneroso lavoro di smontaggio e di pulizia delle parti soggette a lubrificazione, tanto che la pulizia della presa di aspirazione dell’olio nella coppa è diventata un’operazione standard di manutenzione in occasione di ogni tagliando.

Un problema noto e riconosciuto da Stellantis che dopo una serie di battaglie in tribunale con consumatori insoddisfatti ha concesso in molti paesi europei l’estensione della garanzia a 10 anni o 175.000 km sul motore solo in caso di avvenuta corretta manutenzione presso le officine autorizzate dal gruppo italo francese.

Intanto, Stellantis è corsa ai ripari avviando in catena di montaggio la sostituzione della distribuzione a cinghia con una più robusta ed affidabile catena a partire dalle versioni ibride del motore 1.2 PureTech, che probabilmente sarà progressivamente esteso a tutta la gamma. Ma i problemi potrebbero proseguire per molti anni a venire, specie in tema di affidabilità dell’immagine del prodotto, perché le quotazioni sull’usato dei modelli equipaggiati con tali propulsori potrebbero subire delle penalizzazioni.

Intanto, i clienti coinvolti nella vicenda si stanno organizzando. In Francia 5.000 clienti si sono rivolti ad uno studio legale per organizzare un’azione collettiva che potrebbe estendersi anche al di fuori dei confini francesi, abbracciando tutt’Europa perché il problema potrebbe interessare circa 500.000 clienti.

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