A “manovra” approvata, il Governo inizi a preparare i tagli

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A “manovra” fresca di approvazione, il Governo inizi a preparare una seria politica di tagli e di razionalizzazione della spesa pubblica

La seconda parte della “manovra” finanziaria 2011 da oltre 54 miliardi di euro è ormai legge e, unitamente alla prima parte approvata a luglio, graverà sulle tasche di famiglie e imprese per oltre 100 miliardi di euro, pari a circa 5.700 euro per ciascuna famiglia residente nel Belpaese. Come ha evidenziato uno studio condotto dalla Cgia di Mestre, la “manovra” apporterà alle tasche delle famiglie italiane un vero salasso “che rischia di mettere in difficoltà la capacità di tenuta delle finanze delle famiglie italiane, con riflessi molto negativi sui consumi interni e sull’occupazione”. Secondo il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi, “l’importo complessivo degli aggiustamenti fiscali nel periodo 2011-2014 sarà complessivamente di 145,17 miliardi di euro, con una pesante ricaduta per i bilanci familiari soprattutto nel 2013 e nel 2014”. Secondo Bortolussi “il raggiungimento del pareggio di bilancio dello Stato nel 2013 sarà ottenuto grazie ad un fortissimo aumento delle entrate che rischia di deprimere l’economia del Paese, perché l’aggiustamento dei conti si basa in gran parte su nuove entrate tributarie per oltre 95 miliardi di euro e di minori spese per 47 miliardi”. Quello che “rode” milioni di contribuenti italiani è il fatto che, sotto la pressione degli eventi, il Governo abbia scelto la via più facile e scontata di incrementare la pressione fiscale gravante sulle persone e sulle imprese, accrescendo la già insostenibile pressione fiscale per chi è in regola con gli obblighi verso il fisco. Complice i veti incrociati e la tutela dei vari gruppi di pressione che albergano e prosperano indisturbati in Parlamento tra le file di maggioranza ed opposizione, il Governo ha evitato di mettere mano in modo strutturale alla struttura della spesa pubblica, il vero “male” della crescita del debito pubblico che in questi giorni ha tagliato l’astronomica soglia di 1.900 miliardi di euro, attestandosi a 1.911 miliardi, pari a 31,867 euro a testa per ogni italiano, dal neonato al vegliardo. Una zavorra davvero troppo pesante per consentire al Paese di ripartire nella crescita economica che deve essere alimentata da esportazioni e da consumi interni.

Indispensabile, pertanto, partire subito con una seria politica di riduzione della spesa pubblica e del debito pubblico consolidato, che passa attraverso la riduzione del personale della pubblica amministrazione (agendo sul blocco del “turn-over” e con la chiusura di enti inutili con il licenziamento del personale), l’allungamento immediato dell’età minima per ottenere la pensione ad almeno 65 anni (ogni anno l’onere per lo Stato per tutte le pensioni integrate è di oltre 90 miliardi di euro), il taglio deciso di tutto l’apparato politico (taglio del 50% di tutti i parlamentari, consiglieri regionali e comunali, con l’abolizione di tutte le province) e la rideterminazione dei trattamenti economici di favore di tutti gli organi costituzionali (non è più tollerabile che chi lavora in Parlamento o alla Corte costituzionale, per non dire della Presidenza della Repubblica o della Banca d’Italia goda di stipendi 4-5 volte superiori a quelli medi di altri comparti comparabili per responsabilità e funzioni che finiscono solo per gravare sui contribuenti!), la vendita del patrimonio pubblico. Per fare ripartire il Paese è necessario tagliare il debito pubblico di almeno 400-500 miliardi di euro, facendolo tornare ampiamente sotto la soglia del 100% del Pil. Inoltre, è necessario porre mano alla razionalizzazione del sistema fiscale, passando dalla tassazione delle persone (dove evadere o eludere è molto facile) a quella delle cose, senza dimenticare il vasto comparto delle società di capitali che dichiarano all’Erario redditi irrisori (grazie ad un legale e legittimo gioco di scatole societarie piazzate strategicamente nei paesi fiscalmente meno esosi del nostro) e dell’intestazione sempre in capo a società di beni di extra lusso (come ville, auto, barche, aerei, ecc.) che, seppur utilizzati a fini personali, vengono scaricati dai redditi d’impresa abbattendone l’imponibile, accompagnata da una tassazione semplificata sulle persone accompagnata dalla possibilità di detrarre dai redditi tutte le spese regolarmente fatturate per fare emergere il “nero”.