Jan Garbarek & The Hilliard Ensemble: ‘Officium Novum’(ECM New Series)

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The Hilliard Ensemble: David James, controtenore; Roger Covey-Crump, tenore; Steve Harrold, tenore; Gordon James, baritono
di Giovanni Greto

A 17 anni dalla prima incisione, si ripete il miracolo di ‘Officium’ (1994). Il termine ‘miracolo’ è la definizione giusta per spiegare la perfetta interazione esecutiva di ogni brano: per quanto bravi siano i 5 musicisti, ci si chiede come riescano a far sì che tutto suoni così bene, senza nulla da limare, paragonando la registrazione ad una ripresa cinematografica, nella quale è sempre buona la prima. Rispetto al disco d’esordio del progetto – un quartetto di voci si incontra con un sassofonista che diventa, grazie ad un lavoro improvvisativo di contrappunto e/o di discanto, una affiatata, amalgamata quinta voce – ‘Officium Novum’ presenta un repertorio non limitato dal Medioevo al Rinascimento.

Gli artisti questa volta riscoprono la musica liturgica dell’Europa dell’Est, con un’attenzione particolare a quella della chiesa Apostolica Armena. Ben 4 su 11 sono infatti i canti composti da Komitas Vardapest (1869-1935), il quale fu un poeta e musicologo che valorizzò la musica liturgica della chiesa armena, dando voce ad una cultura fino ad oggi raramente udita, collegandola alla musica moderna dell’Europa occidentale, che nel primo Novecento iniziò a riconoscere le sue radici nella musica rituale e nelle forme popolari.

Il CD non lascia indifferente l’ascoltatore, anzi lo induce ad inserire un ‘repeat’ ad libitum nel lettore del disco, poiché ogni ripetizione rivela per il singolo brano dolcezze, piccole sfumature da assaporare e riscoprire. Sentirsi immersi in paesaggi nevosi dell’Europa del Nord, in una natura, se possibile, ancora incontaminata, è da ascrivere al lirismo dei sassofoni tenore e sopranino del norvegese Garbarek: un nitore, una pulizia, uno sviluppo melismatico, che non hanno eguali. Le 4 voci, sempre le stesse, tranne quella del tenore John Potter, sostituito dal più giovane Steve Harrold, si innescano una nell’altra a formare un continuum armonico e melodico impareggiabile.

Il disco si accomiata con un brevissimo fuori programma, ‘Nur ein weniges noch’, venti secondi di lettura da parte dell’attore Bruno Ganz di un estratto da un poema del 1935 di Giorgos Seferis (1900-1971):

“Ancora un poco

e scorgeremo i mandorli fiorire

brillare i marmi al sole

e fluttuare il mare

Ancora un poco

Solleviamoci ancora un po’ più su”

Ebbene, riallacciandosi ai versi finali, la musica dell’Hilliard Ensemble e di Jan Garbarek, ascolto dopo ascolto, ha il pregio di indirizzare l’ascoltatore verso pensieri un poco più elevati, in grado forse di togliere di dosso la negatività che ogni giorno contamina alla base il nostro equilibrio psichico.